L’ipotesi è che questi ritrovamenti testimonino l’assedio finale subito da Ugento nel corso della guerra annibalica. Dal passaggio delle Alpi con gli elefanti alle straordinarie vittoria conseguite, in lungo e in largo della penisola italica, dal generale nord-africano che odiava Roma
"Questo impianto atipico, costituito da imponenti blocchi di granito - spiegano gli archeologi dell'Inrap - è organizzato ad arco attorno ad una sorgente sviluppata. Una sorta di “muro o cinta monumentale”, questo terrapieno potrebbe essere datato grazie alla presenza di frammenti ceramici del III e IV secolo . Ulteriori rilievi georadar hanno permesso di fornire una visione a larga scala di questa costruzione, che prosegue nel lotto annesso, non interessato dai lavori".
Nel corso degli scavi, gli archeologi hanno trovato una vasta gamma di reperti preziosi, dalle spille alle fibule, dalle perle di vetro ai diademi di bronzo. Un altro elmo è stato trovato durante le precedenti stagioni di scavo,. L'individuazione dello strumento bellico di protezione e i corredi indicherebbe l'individuazione di tombe di famiglie cospicue presso la società illirico-greca.
Un luogo metafisico. La struttura permetteva l'accesso all'interno tramite una, due o quattro entrate. I componenti interni possono potevano includere portali, cerchi di pietre, recinti fatti con blocchi eretti in lunghezza, disposizione di quattro pietre, monoliti, blocchi dritti, fosse, gruppo di pietre erette, allineamenti di pilastri, allineamenti di pietre, sepolture, cumuli centrali
Un bel suono, quello emesso dal metal detector, nei pressi di un campo agricolo. Ma come sempre la natura dell'oggetto è sconosciuta, prima che esso venga recuperato. Il cercatore fa oscillare il sensore, stabilisce il punto di massimo segnale e procede con paletta e rilevatore manuale. Un oggetto argenteo appare in un grumo di terra
Uno studio, pubblicato in questi giorni da Science advances, ha portato alla luce un fenomeno inquietante nell'Europa neolitica: più di una dozzina di omicidi rituali di donne, sacrificate secondo un rituale apparentemente legato alle pratiche agricole di quel tempo.
Un registro duplice in mostra e nel collezionismo dell'epoca: da un lato la verità - un po' calvinista, diremmo - che racconta, attraverso la pittura, l'umanità industriosa, in campagna, con ogni forma di allevamento e di pratica artigianale, che troviamo affollata nei quadri dei Bassano, famiglia di artisti veneti che realizzò - trasfigurando atmosfere fiamminghe - una serie di fortunati dipinti sulla fortuna prodotta dalle attività agricole, dall'altra la mitologia e il sogno agreste, tra arcadia e ironia grottesca, legata ai miti goderecci di Pan e Bacco, che si intersecano al vino e alle belle ninfe, come la mostra documenta.
Uno degli elementi più affascinanti di questa scoperta è il suo contesto temporale e geografico. I manufatti, prodotti intorno al 200 d.C., appartengono all'epoca romana, suggerendo un'intensa interazione tra le culture del nord Europa e l'impero romano.
Un effetto ottico raffinatissimo all'interno di un ambiente altrettanto raffinato nel quale intrattenersi in momenti conviviali, tra banchetti e conversazioni, in cui si respirava l’alto tenore di vita testimoniato dall’ampiezza dello spazio, dalla presenza di affreschi e mosaici databili al III stile, dalla qualità artistica delle pitture e dalla scelta dei soggetti
"Questo materiale è molto caratteristico, composto da calce con inclusioni rosse, tipico dei manufatti romani. Non ci sono dubbi", ha spiegato con sicurezza. Le foto che ha scattato sono state immediatamente inviate al suo insegnante, il quale ha prontamente avvisato il Dipartimento competente.