All'inizio dei lavori, l'uomo riteneva di dover rimuovere un macigno, ma poi, scavando, ha visto che si trattava di una struttura semi-ovoidale, che ha spostato trascinandola fuori dal terreno, attraverso il mezzo meccanico
Certo non cambia nulla, a livello di importanza del dipinto. Anche perché bisogna capire che gli artisti rinascimentali non lavoravano isolatamente come gli artisti dell'Ottocento romantico e della modernità contemporanea.. Essi operavano in botteghe strutturate, nelle quali svolgevano il ruolo di ideatori, "registi", autori delle finiture, verificatori degli aspetti qualitativi delle opere
Da un fondale scuro - che caratterizza tutta la pittura seicentesca, dopo la rivoluzione caravaggesca - emerge la massa rossa e fragrante dell'anguria, che vibra come un paesaggio montano. La stesura mostra una notevole maestria dell'artista, che riesce a conferire al frutto una natura che varia con il mutare dello spessore della polpa e della sua esposizione alla luce
Viaggiare con lei, in questo universo è davvero delizioso. Vediamo, ne Il sangue del drago, la stessa acutezza che l'autrice mostra nei saggi. Il lettore è avviluppato da una scrittura ricca e puntuale. Vibra qui la medesima forza coraggiosa che Claudia Renzi dispiega per portare i propri autori - tra i quali l'amatissimo Caravaggio - al di fuori dei luoghi comuni che spesso caratterizzano i semplificati crocevia della storia dell'arte
Nella cavità sono stati trovati 26 spilloni di bronzo e oltre 70 vasi di argilla di alta qualità, tutti risalenti all'età del bronzo medio (circa 1800-1200 a.C.). Le ceramiche non sono semplici oggetti d'uso quotidiano, ma sono finemente lavorate e decorate. La squadra di scavo ha rinvenuto anche un braccialetto, due spirali metalliche, un dente di animale incastonato, quattro grani d'ambra, un recipiente di corteccia, una paletta di legno, possibili festoni di vegetali intrecciati e numerosi resti botanici, sul fondo.
La datazione dell'opera, l''identità del personaggio, il raccordo tra mitologia e religione, la funzione del gigante nel territorio. Due indagini convergenti consentono di inquadrare l'opera che non è preistorica, ma che fu realizzata durante il Medioevo
"Ego sonto un homo salvadego per natura, chi me ofende ge fo pagura " è scritto su un affresco quattrocentesco che lo raffigura e che è stato dipinto in casa di notai, in provincia di Sondrio. Albrecht Dürer rappresenta uomini selvatici come portelli laterali del ritratto dello scontroso e aggressivo mercante Krel
L'artigiano che ha creato l'oggetto sembra essere stato incredibilmente versatile, utilizzando una miscela di mercurio importato dalla Spagna e oro in polvere per mettere in risalto l'animale nel disegno
Le tavole da scrittura rappresentano probabilmente la scoperta più significativa a Vindolanda e sono state previamente riconosciute dagli esperti e dal pubblico come "il tesoro più prezioso della Gran Bretagna". Queste sottili e delicate lamelle di legno, coperte da una scrittura leggera con inchiostro, sono state rinvenute nei depositi privi di ossigeno situati sopra e intorno ai pavimenti dei primi forti di legno, profondamente sepolti a Vindolanda. Costituiscono i documenti scritti a mano più antichi sopravvissuti in Gran Bretagna. Grazie a un considerevole investimento finanziario, alcune di queste tavole sono ora esposte nel Museo del forte romano, conservate in una nuova custodia all'avanguardia, ermeticamente sigillata per preservarle dall'ossigeno, dall'umidità e dalla decadimento.Come vere e proprie "cartoline" dal passato, queste tavole offrono una rara visione della vita quotidiana delle persone che abitavano e lavoravano in questo luogo quasi 2000 anni fa. Rappresentano una prospettiva affascinante e coinvolgente sulla vita privata e militare di un periodo molto diverso, pur trattando argomenti sorprendentemente familiari. Dai festeggiamenti di compleanni agli aspetti più intimi della vita quotidiana, le tavole costituiscono un prezioso ritratto di un'epoca lontana.
Le tavole di Vindolanda costituiscono una vasta collezione di reperti archeologici rinvenuti nel sito dell'omonimo forte romano, situato nelle vicinanze del Vallo di Adriano nell'Inghilterra settentrionale. Questi reperti consistono in sottili tavolette di legno su cui venivano annotati con inchiostro testi di documenti ufficiali e privati durante il I e II secolo. Attualmente, sono in buona parte custodite presso il British Museum. Altre sono negli spazi espositivi del forte romano
Gli scavi, oltre al rinvenimento di alcune sepolture senza corredo e alcuni reperti di pietre e laterizi provenienti dalla scomparsa chiesa dei Santi Giustino e Martino, hanno restituito una statua in pietra bianca, alta circa 37 cm, rappresentante un guerriero armato. Potrebbe trattarsi della raffigurazione di un nobile o, più probabilmente, di San Cristoforo, caratterizzato - secondo la consuetudine iconografica - dalla folta barba e dai lineamenti del viso marcati. Inoltre, la figura indossa un gonnellino a pieghe con vistosa cintura, alla quale è appesa una spada