Roma. Brivido. Trovano parti di scheletro con un sacchetto di plastica nello scavo archeologico. Arriva la Polizia. Mistero risolto. Come?

ROMA – Tra i resti della maestosa Villa di Sette Bassi, a Roma, in uno degli scavi archeologici in corso, sono stati vissuti momenti di grande tensione, in un punto non distante dal luogo in cui, nei giorni scorsi, gli archeologi avevano trovato diverse monete romane e alcune armi antiche.

Gli archeologi del Parco Archeologico dell’Appia Antica, intenti a lavorare all’interno di uno dei vani rustici della villa, si sono imbattuti in qualcosa di inquietante: nel terreno sono stati trovate alcune parti di uno scheletro umano, tra le quali le tibie e le ossa dei piedi. In un sito romano frequentato, dopo la decadenza, nel periodo Tardo Antico, ciò non è raro. Ma ciò che è inquietante è quanto è stato trovato accanto ai resti ossei.

Nel procedere con lo scavo, mentre si continuava a mettere in luce lo scheletro, gli archeologi hanno infatti visto che, proprio attorno ai resti dei piedi dello scheletro stesso, erano presenti frammenti di un sacco nero di plastica e alcuni brandelli e lacerti di un nastro adesivo da pacchi.

Questi elementi hanno immediatamente allarmato il funzionario responsabile del sito. Per escludere che i resti potessero appartenere a un cadavere di epoca recente, il responsabile ha deciso di interrompere immediatamente lo scavo e di avvisare la polizia.

Ma come è possibile che in uno strato archeologico intatto ci fossero resti umani misti a brandelli di plastica?

Spesso le antiche ville romane, nell’epoca della decadenza e delle invasioni barbariche, venivano utilizzate in parte come rifugi nei quali gli invasori piantavano tende.

Qui si seppellivano anche i defunti, in posizioni riparate. Gli archeologi erano perfettamente al corrente di questa situazione, ma ciò che non tornava era il fatto che in uno strato antico fossero presenti pezzi di plastica.

In poco tempo, il sito si è riempito di agenti e di tecnici della squadra scientifica, chiamata per eseguire i rilievi e per indagare sull’origine del ritrovamento. La tensione era palpabile mentre si attendeva l’esito delle prime verifiche. Il timore di trovarsi di fronte a un crimine recente ha trasformato lo scavo archeologico in un’ area di indagine di polizia. La possibilità che un misterioso omicidio potesse essere scoperto all’interno di una villa romana ha destato non poco scalpore tra gli archeologi e i presenti.

Ma la notte movimentata si è risolta con un sospiro di sollievo. Dopo i primi controlli della scientifica, archeologi e antropologi sono tornati a scavare con cautela e, con il proseguire dei lavori, è diventato chiaro che si trattava di un cadavere molto più antico. Come hanno spiegato gli archeologi del Parco Archeologico dell’Appia Antica, “l’inquinamento di plastica era localizzato esclusivamente all’altezza dei piedi, mentre il resto dello scheletro non presentava alcuna caratteristica che potesse ricondursi a un’epoca moderna. Un morto sì, ma antico”.

Un inquinamento inusuale: la spiegazione

A questo punto, restava da capire come mai frammenti di plastica – anche piuttosto recenti, com’era evidente a livello di fattura – siano stati rinvenuti insieme a un individuo sepolto da secoli, forse millenni. L’ipotesi avanzata dagli archeologi è tanto semplice quanto sorprendente: potrebbe essere stato un roditore a portare quei frammenti di plastica all’interno della cavità. I piccoli animali, che vivono nel sottosuolo o in anditi riparati, spesso creano tane vicino a sepolture antiche e, scavando alla ricerca di materiale, possono raccogliere oggetti moderni dalla superficie e trascinarli nelle loro tane.

Questo sembra essere ciò che è accaduto anche in questo caso, con la plastica recuperata dal roditore e depositata accanto ai resti umani. I topi utilizzano la plastica dei sacchetti, nelle tane in cui svernano, creando letti sui quali si stendono, sprofondando. La plastica, infatti, isola dal freddo e dall’umidità.

La situazione si è risolta dunque in maniera rassicurante, ma la vicenda ha suscitato notevole interesse sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico.

La Villa di Sette Bassi: un sito che non smette di sorprendere

La Villa Romana di Sette Bassi, situata lungo l’antica via Latina e parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica, rappresenta uno dei complessi residenziali più grandi e affascinanti del suburbio romano. La villa, che copre una superficie di circa 13 ettari, era una lussuosa residenza nobiliare costruita tra il II e il III secolo d.C. con una serie di edifici adibiti a scopi abitativi e produttivi.

Ogni nuova scoperta effettuata all’interno della villa contribuisce ad arricchire il nostro quadro storico di come vivevano le élite romane nei loro sontuosi complessi extraurbani. L’incredibile stato di conservazione delle strutture e dei reperti permette agli archeologi di approfondire le dinamiche della vita quotidiana e delle attività produttive che si svolgevano all’interno di questi grandi complessi. La recente scoperta dello scheletro, al di là dell’iniziale malinteso, rappresenta un ulteriore tassello nella complessa storia della villa, che continua a rivelare nuovi segreti.

Una campagna di scavo aperta al pubblico

Il Parco Archeologico dell’Appia Antica invita tutti gli appassionati e curiosi a seguire da vicino gli sviluppi degli scavi attraverso visite guidate tematiche. Gli scavi in corso non solo permettono di recuperare e studiare materiali di inestimabile valore storico, ma offrono anche al pubblico la possibilità di partecipare attivamente alla scoperta del passato. Durante le visite, i partecipanti possono osservare da vicino il lavoro degli archeologi, scoprire i ritrovamenti più recenti e immergersi nella storia affascinante del complesso residenziale..

Come hanno dichiarato gli archeologi del sito, “questo scavo è un’occasione unica per comprendere meglio non solo la storia della villa, ma anche quella delle persone che vi abitavano, delle loro abitudini e della loro vita quotidiana”. E dopo l’episodio della plastica e dell’intervento della polizia, le visite non mancheranno certo di suscitare ancora più curiosità tra i visitatori.

Gli archeologi e il personale del Parco Archeologico dell’Appia Antica hanno voluto ringraziare la polizia per l’intervento tempestivo, che ha permesso di chiarire subito la situazione senza ulteriori complicazioni. “Ringraziamo la polizia per l’intervento immediato,” hanno scritto sui social, “e invitiamo tutti a continuare a seguirci e a partecipare alle visite tematiche agli scavi in corso per scoprire di più sulla campagna di scavo!”

Se siete appassionati di storia antica o semplicemente curiosi di vedere cosa ancora si cela sotto il terreno della Villa di Sette Bassi, non perdete l’occasione di partecipare alle visite guidate. Ogni scavo è una finestra sul passato, e chi lo sa? Forse la prossima scoperta potrebbe essere ancora più sorprendente.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa