Galeazzo Sanvitale ritratto da Parmigianino regge nel guanto una medaglia sulla quale appare la cifra 72 che, secondo la Cabala, rappresenta il nome intero del Creatore. Un oggetto magico a cui chiedere protezione
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Hockney risponde alle domande di Stile: “Nella camera ottica non solo era possibile ricalcare le linee dei volti o degli oggetti, ma si poteva tranquillamente dipingere”. Ecco le prove a carico di un’utilizzazione diffusa delle lenti e degli specchi in pittura tra XV e XIX secolo. E Caravaggio?
Dalle norme di Vitruvio a una ricerca personale delle strutture sottese ai dipinti. Il fine di Leonardo era quello, sulla traccia degli antichi, di creare un'impaginazione e una posa dei suoi personaggi che fossero perfettamente armoniose. Solo attraverso l'uso di sottese figure geometriche, che egli aveva evidentemente intrioiettato in anni di esercizio, era possibile raggiungere il principio di una statuarietà divina
il mito preraffaellita era quello di recuperare la purezza della pittura antica, quella, appunto che aveva preceduto il riformatore Raffaello e tutto ciò che in arte, era avvenuto dopo di lui. Il movimento, sviluppatosi n Inghilterra grazie ala sensibilità italiana di Rossetti, in verità immaginò di recuperare volti e situazioni connotati da spiritualità e mistero. Occhi di donna persi nell'assoluto o sguardi che turbinano attorno all'osservatore trascinandolo magneticamente nel dipinto.
Lasciata la Francia urbana, dalla quale era stato tremendamente annoiato, Paul Gauguin, spirito ribelle alla ricerca di una nuova via coniugasse il rinnovamento dell'esistenza con quello della pittura, approdò a Pont Aven un meraviglioso villaggio a Nord ovest della Francia, in Bretagna. Per gli artisti e per la pubblicistica dell'epoca, Pont Aven era dotato di uno stato di grazia, quasi unico. Era rimasto incontaminato dagli elementi negativi della civiltà, ma era un luogo gentile, popolato da persone spiritualmente intense, semplici ma non volgari. Le donne vestivano ancora con i variopinti della tradizione e un sentire religioso profondo, una spiritualità legata alla natura dominava il paesaggio antropologico
Nel ritratto del cavaliere Secco Suardo, ambasciatore a Venezia dal 1545, il nobiluomo indica palesemente un elegante braciere, posto su una colonna. L’immagine-rebus è senza dubbio quella di “Su-ardo”, che viene rafforzata semanticamente dall’iscrizione, configurata come un’impresa araldica in caratteri latini: “Et quid volo / nisi ut ardeat?”. Il tema del fuoco (e del verbo ardere) riferisce l’impresa a un versetto evangelico (Luca, XII, 49) riguardante la missione di Cristo in terra: “Ignem vidi mittere in terram; et quid volo nisi ut accendatur” (Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!)
Sostenuto dal padre e dotato, come Raffaello, di un innato talento naturale, Albrecht è un vero prodigio, anche per quei tempi, in cui le carriere erano accelerate dalla necessità di combattere contro la tirannia del tempo
Freud dipinse spesso più che le celebrità (anche se ha fatto non poco parlare di sé il ritratto della modella Kate Moss nuda e gravida, aggiudicato all’asta per un valore di 5,8 milioni di euro), le persone che lo circondavano. A tal proposito sono numerosi i ritratti della madre dell'artista realizzati in seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1970. La donna, infatti, a causa del lutto aveva tentato il suicidio, ed il figlio aveva preso l’abitudine di portarla nel suo appartamento e di farla posare per i dipinti. Un appuntamento che si ripeté per una quindicina d’anni, colta mentre legge o giace sul letto abbandonata ad un lento declino
Duecento opere del grande maestro norvegese con stime, quotazioni, record d'asta. Un viaggio tra i dipinti di un pittore che seppe interpretare il senso di smarrimento, di panico e di orrore della società moderna, di fronte alla "perdita del senso" della vita