Madame Récamier di David e di Gerard è la bellezza eterna del Neoclassicismo. Una nuova Dea dalle carni incorruttibili. Ma 150 anni dopo René Magritte racchiuse la splendida modella in una bara surrealista. Come dire che l’eterno, anche per le divine, è solo un enunciato. O meglio: un errore di prospettiva.L’opera, alla quale Magritte pose il titolo Perspective de Madame Récamier - Prospettiva di Madame Récamier -, venne realizzata nel 1951, un anno dopo un analogo intervento condotto sul quadro Il Balcone di Édouard Manet, nel quale appariva, tra gli altri, la pittrice Berthe Morisot, musa e cognata dell’artista.
Di lui si sa pochissimo, nonostante sia stato un autore dotato di una carica onirica intensa, così da essere apprezzato, secoli dopo, da Breton e dai surrealisti. Il mistero è moltiplicato dal fatto che, dopo la sua morte, nella bottega napoletana l'opera fu continuata dal pittore connazionale Didier Barra, sicchè si era pensato che monsù Desiderio fosse lui, come risulta da antichi inventari
Dopo un breve periodo espressionista, nel 1934, anno della mostra “Minotaure”, la svolta: fu allora infatti che Delvaux venne folgorato dalle opere surrealiste di De Chirico, Magritte e Dalí, mutando significativamente il proprio stile. Nel 1938 compì il suo primo viaggio in Italia, alla scoperta di Pompei ed Ercolano, rimanendo colpito da una classicità che avrebbe inesorabilmente fatto rivivere nei quadri. Lo stesso anno partecipò all’Exposition Internationale du Surréalisme organizzata da André Breton e Paul Eluard a Parigi. La sua prima antologica ebbe luogo a Bruxelles nel 1944, contribuendo ad accrescerne la notorietà in tutta Europa e non solo.
L'amicizia con i poeti simbolisti e con il pittore Puvis de Chavannes, lo induce ad abbandonare il suo approccio naturalistico e dipingere visioni interne, sogni, idee eterne richiamate in simboli pittorici. Ispirato da Puvis, ha semplificato le forme del paesaggio, che servivano da sfondo per figure statiche e isolate dissolte in luce misteriosa. Grazie alla combinazione di stesure a piatto a una tecnica pointilliste, tratta da Seurat, - che era amico del suo vecchio insegnante, Lehmann - smaterializza le forme e aggiunge luminosità
I rapporti tra le correnti esoteriche in voga tra il 1860 e gli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, in particolare tra il pensiero magico-irrazionalista e la sua influenza sulle arti figurative europee.
Suddivisa per suggestive sezioni tematiche, la mostra ha dispiegato una vasta costellazione di espressioni artistiche che evidenzieranno quanto il pensiero esoterico abbia influenzato sia gli sviluppi del Simbolismo europeo sia, in molti casi, la nascita stessa delle avanguardie storiche. Il tutto confluito nella mostra e nel catalogo di Palazzo Roverella
Alicja Brodowicz, nata a Cracovia, in Polonia, opera sopratutto nella Repubblica ceca, portando con sé antiche suggestioni legate al Paese d'origine. La fotografa esplora qui, con particolare intensità e poesia, l'universo mentale di se stessa bambina, offrendo una serie di immagini che appartengono al vissuto psichico di tante ragazzine. Come spiegare questi terrori che Brodowicz rende così acutamente? E quanto questi incubi sono strutturalmente indispensabili alla creazione di un equilibrio, in direzione della vita? Le immagini della fotografa polacca sono da osservare con particolare attenzione: splendidi lacerti di coscienza e simboli da decodificare
Il suo primo approccio alla foto risale al 2009 e da allora è stata emotivamente coinvolta dal grande potere delle immagini nel comunicare e sorprendentemente evocare le parole, accanto alle più intime espressioni dell'anima. Solo le immagini possono trasformare la realtà oggettiva in una nuova creazione dando voce al singolo mondo segreto. Un interminabile dialogo tra apparire e essere, un affascinante viaggio nelle visioni delle donne, dove il corpo va oltre lo spazio e il tempo per immergersi in una dimensione onirica
Erano una coppia splendida. Lei giovane radiosa, sorridente, creativa; lui magro, con i capelli ormai bianchi, ma un vigore tutto giovanile. L'immagine di Max Ernst ha probabilmente schiacciato, in anni di maschilismo, quella della moglie, Dorothea Tanning (Galesburg, 25 agosto 1910 – New York, 31 gennaio 2012). Pittrice, poetessa e scrittrice statunitense, ha disegnato anche dei costumi per balletti e per il teatro e si è inoltre dedicata alla scultura. La qualità delle sue opere surrealiste è altissima, al punto che le sue quotazioni - come potremo vedere in fondo alla pagina - sono salite, superando il milione di dollari per un dipinto. Straordinaria pittrice, sotto il profilo della tecnica, Dorothea svolse un ottimo, inappuntabile lavoro sulla psiche femminile, e sulle sue ossessioni nascoste
Due donne nude nei pressi di una città in fiamme ci portano alla guerra che nasce dall’amore. L’incisione di Raimondi venne certamente tratta dall’Eneide e rappresenta una visione onirica nella quale il tempo si contrae e si concentra
C’è, in questo quadro del 1936 – appartenente alla serie dei Bagni misteriosi -, l’eco di tanta pittura antica, di un’iconografia che, tra Medioevo e Rinascimento, raccontava di fontane della giovinezza, di anguste vasche battesimali, di atroci supplizi per i condannati senz’appello all’eternità dell’inferno. C’è, poi, l’omaggio a maestri più recenti: Klinger, su tutti, in quel suo affiancare remote visioni e immagini di contemporaneità che aveva emozionato Giorgio de Chirico, il quale aveva analizzato con uno scritto "Accordo", un’incisione dell’artista tedesco