Bianca, nell’oscurità dello scavo. La fronte turrita, il bel marmo fantasmatico. Così si è rilevata questa testa splendida di tradizione ellenistica, trovata ora in quello che doveva essere un tempio romano, sul quale, poi sovrapposti, sono cresciuti altri edifici, pur nel rispetto di una destinazione d’uso collegata al sacro.
Una straordinaria testa marmorea raffigurante la dea greca Tyche è stata in questi giorni portata alla luce, durante gli scavi presso la Basilica del Vescovo nell’antica città di Philippopolis, oggi Plovdiv, in Bulgaria, sovrapposta – è evidente – a un precedente tempio romano – Questo reperto, databile tra la fine del I secolo e la metà del III secolo d.C., rappresenta un ritrovamento di eccezionale valore artistico e storico.
La scoperta, guidata dall’archeologo Lyubomir Merdzhanov, ha portato alla luce un’opera che riflette la maestria scultorea dell’epoca ellenistica. Adornata con una corona muralis, simbolo della protezione della città, la testa faceva probabilmente parte di una statua alta circa 2,5 metri.
Tyche: la dea del destino e protettrice delle città
Chi è questa Dea? La sua identità certa può essere stabilita grazie alla corona di torri che porta sulla testa. Nella mitologia greca e poi romana Tyche – poi chiamata Fortuna – era la personificazione della fortuna stessa e del destino. Figlia di Zeus e di una divinità femminile come Nemesi o Oceanina, Tyche era venerata come dea protettrice delle città, spesso raffigurata con attributi che simboleggiavano la prosperità e la sicurezza del territorio.
Uno dei suoi segni distintivi era la corona muralis, una corona scolpita a forma di mura cittadine con torri e bastioni, che rappresentava il suo ruolo di custode delle polis. Nelle città greche e poi romane, il culto di Tyche era associato alla sicurezza militare e al benessere economico della comunità.
Nel caso di Philippopolis, la statua di Tyche simboleggiava probabilmente la prosperità della città, che sotto l’Impero Romano divenne un importante centro amministrativo e culturale della Tracia.
La scoperta: un’opera di straordinaria raffinatezza
La testa marmorea, ritrovata vicino al pulpito della Basilica del Vescovo, presenta caratteristiche artistiche che testimoniano l’influenza ellenistica nella cultura romana.
- Corona muralis: Raffigura mura cittadine con torri, un riferimento diretto alla funzione protettrice di Tyche.
- Iridi a forma di cuore: Un dettaglio che esalta l’espressività del volto, mostrando l’attenzione alla resa emotiva tipica della scultura ellenistica.
- Materiali di pregio: Il marmo utilizzato, di alta qualità, conferma la destinazione prestigiosa della statua.
Secondo Merdzhanov, la testa potrebbe essere stata riciclata come materiale edilizio durante la costruzione della basilica cristiana o collocata simbolicamente per rappresentare la coesistenza tra tradizioni pagane e cristiane.
Philippopolis: una città tra cultura e potere
Origini e sviluppo
Philippopolis, fondata nel IV secolo a.C. da Filippo II di Macedonia, fu una delle città più importanti della Tracia. La sua posizione strategica lungo il corso del fiume Maritza e il controllo delle rotte commerciali tra l’Egeo e l’Europa centrale ne fecero un crocevia culturale e politico.
Con l’arrivo dei Romani, la città fu ribattezzata Trimontium per i suoi tre colli e divenne il capoluogo della provincia della Tracia. Durante l’età imperiale, Philippopolis fu dotata di infrastrutture grandiose:
- Teatri e anfiteatri: Il teatro romano, ancora oggi ben conservato, è un simbolo della vitalità culturale della città.
- Basiliche e santuari: Il sito della Basilica del Vescovo, sotto il quale è stata trovata la testa di Tyche, testimonia la transizione dal paganesimo al cristianesimo.
- Foro e strade lastricate: Segni dell’integrazione della città nel sistema urbano romano.
Declino e rinascita
Con le invasioni barbariche e il declino dell’Impero Romano, Philippopolis subì saccheggi e distruzioni. Tuttavia, il suo ruolo centrale nella regione le permise di rimanere abitata e di evolversi attraverso il Medioevo fino all’epoca moderna, diventando l’attuale Plovdiv.
Un viaggio nella storia: la testa di Tyche e il suo contesto
La posizione della testa vicino al pulpito della basilica potrebbe non essere casuale. Gli archeologi ipotizzano che il sito della basilica cristiana si sovrapponga a un antico santuario pagano dedicato a Tyche o ad altre divinità protettrici della città.
“La posizione del reperto potrebbe riflettere una continuità simbolica tra le tradizioni pagane e cristiane”, ha spiegato Merdzhanov.
Questa interpretazione è supportata dal fatto che, durante la transizione al cristianesimo, molti luoghi di culto pagani furono convertiti in chiese. La pratica di incorporare elementi pagani nei contesti cristiani rappresentava una forma di appropriazione culturale, ma anche un modo per mantenere un legame con il passato.
Conservazione e prospettive future
La testa di Tyche sarà sottoposta a un processo di analisi, pulizia e restauro prima di essere esposta presso il Museo Archeologico di Plovdiv. Nel frattempo, il team di Merdzhanov spera di ottenere il permesso di rimuovere i mosaici della basilica per esplorare i livelli inferiori, dove si ipotizza che possano trovarsi altre parti della statua o reliquie del santuario pagano.
Questa scoperta offre non solo un capolavoro di arte antica, ma anche una chiave per comprendere le dinamiche culturali e religiose di una delle città più affascinanti dell’Impero Romano. La testa di Tyche, con la sua bellezza e il suo significato simbolico, continua a raccontare la storia di Philippopolis e del mondo antico, unendo passato e presente in un dialogo senza tempo.