Cosa c’è lì sotto? Gli archeologi svelano ora i segreti del tempio di 2000 anni fa sprofondato nel mare Tirreno

Strutture sommerse della ripa Puteolana @ Fotografia: M. Stefanile

IMPERO ROMANO – Un mondo cosmopolita, finito a biancheggiare sul fondo del mare di Pozzuoli, dopo essere stato coperto dagli antichi Romani e aver subito uno sprofondamento causato dai movimenti tellurici. Ma ora gli archeologi fanno luce sul tempio delle spezie e delle misteriose divinità.

Uno studio su “Il tempio sommerso nabateo di Puteoli a Pozzuoli, Italia: prima campagna di ricerche subacquee” è stato pubblicato in questi giorni da Cambridge University Press. La ricerca è firmata dagli archeologi Michele Stefanile, Michele Silani e Maria Luisa Tardugno. Si riferisce ai primi risultati di un’importante scoperta archeologica subacquea: un antico tempio nabateo sommerso, situato nei pressi del porto di Pozzuoli, a Puteoli, nell’area dei Campi Flegrei. Il sito è emerso durante una campagna di ricerche condotta nel 2023, con indagini parziali che hanno già rivelato significative informazioni sulla struttura e sull’importanza storica del tempio.

La scoperta del tempio

L’immagine aerea ortogonale del quartiere romano sprofondato @ Fotografia: M. Silani

Nel corso del 2023, durante una missione di documentazione archeologica subacquea nel porto di Puteoli, il team di archeologi ha scoperto e parzialmente esplorato un tempio nabateo sommerso, il primo di questo tipo mai rinvenuto al di fuori dei confini della Nabatea (un regno che si estendeva tra la penisola arabica e quella del Sinai). L’edificio era localizzato lungo la ripa Puteolana, una fascia costiera di circa 2 chilometri che si estende tra il porto di Puteoli e il Portus Julius, una vasta area di costruzioni romane ora sommerse a causa dell’attività sismica e vulcanica che caratterizza la regione flegrea.

Un contesto storico-geologico unico

La costa flegrea, nei pressi di Napoli, è il risultato di una continua attività geologica caratterizzata da sollevamenti e abbassamenti del terreno. Questo fenomeno, noto come bradisismo, è il responsabile del graduale sprofondamento della zona, permettendo la conservazione di strutture e testimonianze archeologiche oggi sommerse. In particolare, il porto di Puteoli era un importante centro commerciale durante l’epoca romana, con una serie di strutture urbane e magazzini destinati allo stoccaggio delle merci provenienti da ogni parte dell’impero.

Lo studio descrive Puteoli come un nodo fondamentale delle reti commerciali marittime dell’antica Roma, in particolare per il commercio del grano e altri beni di lusso. Le strutture di stoccaggio, che si svilupparono nel corso dei secoli dal II secolo a.C. all’età augustea, erano strategicamente collocate lungo la costa, confermando il ruolo centrale del porto nei traffici internazionali.

Il progetto tra terra e mare

La scoperta del tempio nabateo è parte del progetto “Tra Terra e Mare”, una collaborazione tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e l’Università della Campania, con il coinvolgimento della Scuola Superiore Meridionale per le ricerche sottomarine. Il progetto mira a esplorare e documentare l’area sommersa della ripa Puteolana attraverso tecnologie avanzate come la fotogrammetria aerea e i rilievi subacquei. È grazie a queste metodologie che, nel 2022, è stata individuata l’area dove sorgeva il tempio nabateo, successivamente esplorata nella campagna del 2023.

L’architettura del tempio

Le prime esplorazioni hanno permesso di identificare due ambienti principali, delimitati da muri in opus reticulatum. In uno di questi ambienti, denominato “Sala A”, sono stati rinvenuti due altari in marmo bianco di Luni, posizionati contro il muro perimetrale meridionale. L’altare più grande, A1, misura 1,6 x 0,38 x 0,65 m e presenta una mensa con otto nicchie rettangolari, presumibilmente utilizzate per accogliere betili aniconici, simili a quelli presenti nel grande altare del Museo di Baia. Su uno degli altari è stata trovata un’iscrizione latina che dedica l’altare al dio Dusares, divinità principale del pantheon nabateo.

Gli altari con gli scomparti offertoriali e, a destra, un misterioso plinto @ Fotografia: M. Stefanile

Un secondo ambiente, denominato “Sala B”, ha mostrato ulteriori dettagli architettonici, tra cui lastre di marmo bianco con iscrizioni dedicatorie simili a quelle trovate nella Sala A. Le iscrizioni confermano la devozione dei mercanti nabatei a Dusares, noto anche come Dushara, il dio delle montagne e della fertilità.

I Nabatei erano un antico popolo arabo che visse principalmente nella regione corrispondente all’attuale Giordania, ma anche in parti dell’Arabia Saudita, Israele, e Siria. La loro capitale era Petra, una città celebre per i suoi edifici scavati direttamente nella roccia, oggi uno dei siti archeologici più importanti e conosciuti al mondo. Il regno nabateo prosperò tra il IV secolo a.C. e il I secolo d.C., grazie soprattutto al controllo delle rotte commerciali carovaniere che collegavano l’Arabia e l’India al Mediterraneo.

Caratteristiche dei Nabatei

  • Commercio: I Nabatei erano noti per essere abili commercianti, particolarmente attivi nel commercio di spezie, incenso, mirra, e altri beni di lusso. Le loro rotte attraversavano il deserto arabico e collegavano la Penisola Arabica con il Mediterraneo, passando per il porto di Gaza e altre città portuali, come Puteoli in Italia.
  • Architettura: Petra è l’esempio più conosciuto della loro straordinaria abilità architettonica. La città era famosa per le sue tombe monumentali e i templi, scolpiti nelle scogliere di arenaria. I Nabatei svilupparono un’architettura raffinata, mescolando influenze ellenistiche e locali.
  • Religione: La loro religione era politeista, con divinità principali come Dushara, il dio delle montagne e della fertilità, e Al-‘Uzza, una dea della fertilità. I Nabatei adottarono anche elementi della cultura greco-romana, integrando aspetti delle religioni di queste civiltà nel loro pantheon.
  • Lingua e cultura: Parlavano una lingua semitica chiamata nabateo, scritta con un alfabeto che fu precursore dell’alfabeto arabo. Nonostante la loro origine araba, i Nabatei erano fortemente influenzati dalle culture greca e romana, come dimostrano i loro edifici e le iscrizioni.

La comunità nabatea a Puteoli

La presenza di un tempio nabateo in un’area così importante del porto di Puteoli testimonia l’influenza e l’integrazione della comunità nabatea nel commercio romano. Durante l’età augustea e traianea, i Nabatei accumularono enormi ricchezze grazie al controllo delle rotte carovaniere che collegavano l’India e il Mediterraneo, attraverso il porto di Gaza. Puteoli, situato al centro del Mediterraneo, era uno dei principali punti di scambio per le merci di lusso provenienti dall’Oriente.

Il tempio nabateo fungeva probabilmente da luogo di culto, ma anche da centro di incontro e commercio per i mercanti stranieri. L’integrazione della comunità nabatea è dimostrata dall’uso di materiali e tecniche locali nella costruzione del tempio, così come dalla scelta di utilizzare il latino per le iscrizioni dedicatorie. Sebbene il culto fosse dedicato a Dusares, gli altari e le decorazioni riflettono chiaramente l’influenza delle tradizioni architettoniche romane e augustee.

Il declino del tempio e della comunità nabatea

Il tempio sembra essere stato abbandonato all’inizio del II secolo d.C., probabilmente in concomitanza con la creazione della provincia romana di Arabia Petraea nel 106 d.C. L’assorbimento del regno nabateo nell’impero romano segnò la fine dell’indipendenza dei Nabatei e del loro monopolio sulle rotte commerciali. Con la riorganizzazione del commercio sotto il controllo diretto di Roma, la comunità nabatea di Puteoli perse gradualmente importanza. Il tempio venne infine riempito di cemento e obliterato, senza segni di distruzione intenzionale o iconoclastia, suggerendo un rispettoso abbandono piuttosto che una violenta soppressione del culto di Dusares.

Le ricerche future, previste per il 2024, potrebbero rivelare ulteriori dettagli sulla struttura del tempio e fornire una comprensione più completa della sua storia e del ruolo che ha svolto nella vita economica e religiosa di Puteoli.

Fonte: Antiquity Volume 98 Issue 400 , August 2024 , e20 DOI: https://doi.org/10.15184/aqy.2024.107

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa