E’ sorprendente. La sua pietra rosso-sangue ha mantenuto l’antica intensità. La puliamo dal fango. Emerge una figura o un simbolo. A cosa serviva? Oltre a fungere da amuleto e impresa araldica – cioè motto o immagine in cui si manifesta la finalità dell’impegno di chi lo indossa – era una sorta di “firma digitale del proprietario”, inoppugnabile. Come? Abbiamo immediatamente studiato l’immagine. E’ composita. Quindi… Lo spieghiamo nel corso dell’articolo
Il 7 novembre 2024, quindi poche ore, fa, mentre l’oscurità si diradava tra gli zirli degli uccelli e si alzava una cortina di nebbia dai campi e nei boschi laterali iniziavano ad apparire i colori vividi del primo autunno, in questo tripudio cromatico, vedi un anello nel campo. E’ rosso come il ribes. All’inizio pensi che sia qualcosa di più recente, ma la pietra e la fattura dello chevalier non ingannano. La montatura lascerebbe intendere che sia stato realizzato in un range temporale compreso tra il 43 d.C. e il 250 d.C. Un anello così è un classico. E pertanto il suo stile permane per lungo tempo. La pietra, incisa con figure e simboli, è – a quanto pare – una corniola o cornalina, una varietà rossa molto nota di calcedonio, membro a sua volta della famiglia dei quarzi criptocristallini. Il reperto sarà tra poco segnalato e identificato con l’ID univoco YORYM-CDA622, come anello romano, caratterizzato da un’incastonatura di gemma rossa e da una tipologia ornamentale tipica dell’epoca imperiale romana.
Descrizione dell’anello e caratteristiche
L’anello scoperto è classificato come “Tipo Henig II” o “Tipo Guiraud 2”, una tipologia riconoscibile per le sue caratteristiche distintive di epoca romana. La struttura dell’anello è composta da una fascia in lega di rame – per noi italiani è bronzo. mentre i colleghi inglesi preferiscono riferirsi alla lega di rme, ma nulla cambia, se non in termini nominali – , con una sezione a forma di D. La larghezza varia dal punto della lunetta (la parte dove si incastona la pietra) fino a restringersi nel lato opposto, caratteristica che conferisce all’anello un aspetto elegante e funzionale.
Al centro della lunetta è incastonata una gemma ovale di colore rosso, probabilmente una corniola, pietra dura comunemente utilizzata nel mondo romano. La gemma, di dimensioni ridotte ma perfettamente levigata, reca un’incisione cosa rappresenta? Nella scheda di denuncia viene inserita una prima descrizione: essa rappresenta un busto raggiato con quattro punte triangolari. “Si ritiene che questo simbolo possa alludere a una figura di origine divina o imperiale, un’iconografia diffusa nei gioielli di questa epoca” affermano gli inglesi. Ma poi riprendiamo l’immagine dell’anello, la giriamo dai quattro lati e scopriamo quale piccolo, grande segreto nascondesse il proprietario.
Giriamo solo l’anello, per un attimo, vediamo. L’immagine cambia. Perchè cambia.? Ne parliamo più avanti nell’articolo.
Ora non perdiamo ogni particolare diagnostico. Poi, la sorpresa.
Secondo le classificazioni di Henig e Guiraud, gli anelli di tipo II (Henig) o di tipo 2c (Guiraud) -classi tipologiche alla quali l’anello ora ritrovato appartiene – erano popolari tra il I e il II secolo d.C., con Guiraud che propone una datazione più ampia fino all’inizio del III secolo. Comunque sia esso risale ai primi periodi della dominazione romana della Britannia,
L’anello misura 19,8 mm di lunghezza, 16,5 mm di larghezza e ha uno spessore di 3,6 mm, con un peso di 4,6 grammi. La patina marrone scuro del metallo, prodotta da secoli di ossidazione, conferisce all’oggetto una colorazione omogenea, rivelando l’accuratezza della lavorazione romana su un materiale così resistente.
Brandsby-cum-Stearsby: lui viveva nella villa?
Da dove giungeva l’anello? Da un villa rustica romana che si trovava nei dintorni? L’oggetto non è da tutti, ma, al tempo stesso, la glittica – pietra incisa – non è accuratissima sotto il profilo tecnico. Quindi si può supporre che il proprietario appartenesse alla classe dirigente, ma che forse non fosse tra i più ricchi. Un colono? Un militare romano in quiescenza? Un commerciante britannico che si approvvigionasse nella zona rurale? Il ritrovamento archeologico è avvenuto a Brandsby-cum-Stearsby, parrocchia civile situata nel distretto di Hambleton, nel North Yorkshire, un luogo di interesse storico e archeologico. Sebbene non sia direttamente noto per grandi scavi romani, la sua collocazione geografica lo pone in prossimità di aree ricche di vestigia romane. Il North Yorkshire, infatti, è una regione in cui i ritrovamenti di epoca romana sono stati numerosi e vari: monete, oggetti di uso quotidiano e strutture edilizie. Inoltre, Brandsby-cum-Stearsby si trova in una zona vicina a siti di origine romana, come York (l’antica Eboracum), una delle città più importanti per l’amministrazione militare e civile romana in Britannia.
York si sviluppò come un centro di vitale importanza strategica e amministrativa per l’Impero Romano, soprattutto sotto il dominio della Legione VI Victrix. Gli abitanti romani di questa città costruirono edifici pubblici, termali e difensivi, e molti reperti testimoniano la produzione locale di manufatti in bronzo. È plausibile che un anello come quello rinvenuto a Brandsby-cum-Stearsby possa essere stato realizzato a York o in una delle sue vicinanze, dove esistevano botteghe e artigiani esperti nella lavorazione dei metalli preziosi e delle gemme.
Ville rurali e insediamenti romani nei dintorni
Il territorio del North Yorkshire ospita anche diverse ville rustiche di epoca romana, che costituivano centri di produzione agricola e luoghi di residenza per le famiglie benestanti locali. Tali ville presentavano spesso mosaici, terme private e sistemi di riscaldamento a pavimento, confermando la diffusione della cultura e dello stile di vita romano anche nelle campagne britanniche. Una di queste, la villa romana di Rudston, dista solo poche decine di chilometri da Brandsby-cum-Stearsby ed è uno degli esempi meglio conservati di villa rustica romana nel Nord dell’Inghilterra.
Questi insediamenti rurali, posti sotto il controllo dell’élite locale romana o romanizzata, rappresentano la capillarità della presenza romana nelle campagne inglesi e la conseguente diffusione di beni di lusso, come gioielli e suppellettili, che si possono oggi rinvenire anche in campi agricoli.
Funzione e significato delle figure dell’anello
Gli anelli avevano certamente la funzione di confermare chi eri. Prima l’abito, poi l’anello. Guardando l’abito e l’anello, i nostri antenati erano in grado di capire perfettamente chi avevano davanti a sé. Gli anelli, inoltre, contenendo immagini di Dei o figure beneauguranti, erano portafortuna. Poi servivano per sigillare lettere, messaggi – essendo sicuri, per il ricevente, quasi come una Pec – e, probabilmente, potevano essere utilizzati come lasciapassare. Come? Tu fai vedere un anello e ti lasciano passare a un posto di blocco?
L’osservazione accurata della figura incisa sulla corniola ci consente di dire che, con l’anello appena ritrovato, siamo al cospetto di un’immagine composita e reversibile. Che significa questo? Che osservata da un lato somiglia a qualcosa, da un altro a qualcos’altro. Al di là del possibile uso polisemico dell’incisione – che poteva mettere insieme più richieste di protezione agli dei e, al tempo stesso, identificare più lati caratteriali del portatore – c’è una questione pratica strettamente connessa al riconoscimento dell’identità del portatore stesso. L’insieme di più immagini ottenute girando l’anello poteva costituire una conferma di identità, simile davvero alla nostra password. La prova. Osserviamo l’incisione dell’anello, da più punti
Osservata da questo punto di vista la corniola sembra una corona radiata o un copricapo celtico e, al tempo stesso appare come una mano. Facciano ruotare l’immagine stessa e vediamo una figura che troviamo spesso nell’iconografia romana di quell’epoca. Una sorta di Ercole-Mercurio, rapido e armato. di bastoni.
E se facessimo ruotare ancora l’immagine, cosa otterremmo? Proviamolo.
Tutto diventa una sorta di un lupo o di un cane con un elmo che s’avventa contro un bastone. La lupa (capitolina) con l’elmo? Ciò lascerebbe intendere l’origine militare dell’anello? L’immagine è davvero sorpendente.
Giriamo ancora?
Ed ecco che appaiono due altre animali (un delfino e un asino?). Osservate bene e vedrete un delfino. Sulla figura animale in primo piano possiamo aprire un dibattito.
Al di là dell’aspetto divertente delle figure reversibili, l’anello conteneva immagini–credenziali. Chi riceveva una lettera, un sigillo o controllava l’anello di una data persona – a un posto di accertamento di identità era stato messo in grado dal proprietario dell’anello di sapere quali figure si vedessero ruotando l’immagine. Chi avesse voluto copiare senza avere l’originale di fronte a sé, ma basandosi su un’immagine colta fugacemente, avrebbe sbagliato nella realizzazione delle figure secondarie. Sorprendente, no?
Si può supporre che anelli di questo tipo, sotto il profilo funzionale, completassero le credenziali di inviati di Stato o di personaggi che dovessero agire, per mille motivi, sottotraccia.