Esercitazione antimina della Marina italiana. I militari scoprono casualmente nell’Adriatico relitto romano carico di anfore

Considerando la datazione e la conservazione del sito, si tratta di uno dei primi naufragi completamente conservati sulla costa orientale dell'Adriatico. Le future ricerche archeologiche determineranno l'esatto contesto, la distribuzione e le caratteristiche del sito, sulla base delle quali verranno elaborati piani per la sua protezione, conservazione e presentazione
Photo credit: Saša Denegri & Robert Kramarić

Nell’Adriatico, nelle acque dell’isola di Torcola, appartenente al comune di Gelsa, nella regione spalatino-dalmata è stato trovato un relitto completamente conservato, finora sconosciuto, con un carico di antiche anfore del III secolo a.C. In accordo con il piano di cooperazione della Marina Militare Croata con la Marina Militare della Repubblica Italiana, fino agli scorsi giorni si è svolto nelle acque del medio Adriatico l’addestramento congiunto dei sommozzatori della Flotta Marina Croata e dei loro colleghi italiani.

Photo credit: Saša Denegri & Robert Kramarić

Utilizzando procedure antimine e diversi tipi di attrezzature (veicoli subacquei autonomi e veicoli subacquei telecomandati), nella prima settimana si è svolto un allenamento fitness congiunto nelle acque dell’isola di Čiovo, mentre nella seconda settimana si sono svolte attività subacquee nelle acque dell’isola di Hvar.

La collaborazione di lunga data dell’HRM con l’RM italiano si è intensificata dal 2021 attraverso l’ingaggio di sommozzatori dell’HRM sulle navi cacciamine italiane, nell’ambito del Permanently Present Group of NATO Ships (SNMCMG2).

Questa attività si è rivelata una grande opportunità per migliorare la cooperazione con altri organi dell’amministrazione statale e istituzioni scientifiche. Considerando la possibilità di condurre attività subacquee in condizioni meteorologiche peggiori e tenendo conto delle precedenti informazioni del Ministero della Cultura e dei Media sui siti archeologici esistenti e potenziali (naufragi), il luogo dell’esercitazione è stato scelto nel mare intorno all’isola di Šćedar.

Photo credit: Saša Denegri & Robert Kramarić

L’attività è stata svolta in collaborazione con il Ministero della Difesa, il Dipartimento di Conservazione a Spalato del Ministero della Cultura e dei Media e l’Università di Spalato. Dopo aver determinato il perimetro della ricerca, è stata avviata una registrazione multistrato (scansione) del fondale, elaborando i dati ottenuti, cioè rivedendo il materiale registrato, diversi potenziali “contatti” (posizioni) che potrebbero rappresentare siti archeologici ( naufragi) sono stati rilevati. Le posizioni dei bersagli sono state quindi ispezionate con un ROV (Remotely Operated Vehicle) subacqueo dotato di un sonar più piccolo e di una telecamera, oppure squadre congiunte di sommozzatori antimine croati e italiani hanno immediatamente effettuato immersioni per determinare il contesto dei risultati. Un’ispezione di una di queste posizioni ha portato alla scoperta di un antico relitto finora sconosciuto e completamente conservato.

Photo credit: Saša Denegri & Robert Kramarić

Gli archeologi subacquei Saša Denegri del Ministero della Cultura e dei Media e Tea Katunarić Kirjakov dell’Università di Spalato hanno condotto immersioni nel sito in questione e hanno stabilito che si tratta di un relitto completamente conservato, finora sconosciuto, con un carico di antiche anfore del 3° secolo aC, adagiato ad una profondità di 50 metri.

Considerando la datazione e la conservazione del sito, si tratta di uno dei primi naufragi completamente conservati sulla costa orientale dell’Adriatico. Le future ricerche archeologiche determineranno l’esatto contesto, la distribuzione e le caratteristiche del sito, sulla base delle quali verranno elaborati piani per la sua protezione, conservazione e presentazione.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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