Il mistero del pozzo delle vendette. Scienziati risolvono uno spaventoso caso di 4000 anni fa. Cannibali europei. Perché? Cosa accadde? Cos’è stato trovato? Rispondono gli archeologi

Gli studi condotti sugli scavi di Charterhouse Warren, nel Somerset, hanno riportato alla luce un sito che offre uno sguardo inquietante sulla violenza interpersonale durante la prima Età del Bronzo (circa 2500-1500 a.C.). L’analisi di oltre 3000 ossa umane, appartenenti ad almeno 37 individui, condotta nell’ambito di uno studio interdisciplinare pubblicato in questi giorni da Antiquity, ha rivelato evidenti segni di un massacro sistematico, seguiti dalla macellazione e, probabilmente, dal cannibalismo. Queste pratiche, però, sembrano più legate a rituali di disumanizzazione che a necessità alimentari, ridefinendo la percezione di un periodo considerato tradizionalmente pacifico. La salvezza e la dannazione dell’umanità stanno nella memoria trasmissibile attraverso la cultura. Fenomeno unico a livello degli esseri viventi, il Bene e il Male possono essere trasmessi attraverso la memoria collettiva per generazioni e generazioni. L’accumulo del sospetto tra clan o del risentimento può quindi diventare notevolissimo. E scaricarsi all’improvviso. Sarà avvenuto tutto ciò circa 4000 anni fa a Charterhouse Warren?

Vertebre umane dell’asse (seconda cervicale) che mostrano più segni di taglio. Queste parti sono state recuperate nel fondo del pozzo @ Foto scattata dagli autori dello studio ‘The darker angels of our nature’: Early Bronze Age butchered human remains from Charterhouse Warren, Somerset, UK, Antiquity 2024

Un pozzo profondo 15 metri: la scena del crimine preistorico

Le ossa esaminate furono scoperte in un pozzo profondo 15 metri. Questo sito rappresenta un unicum per il periodo, con un accumulo di resti di uomini, donne e bambini, suggerendo che la violenza abbia colpito un’intera comunità. A differenza delle sepolture contemporanee, che tendevano a essere ritualizzate, i teschi di Charterhouse Warren mostrano segni di trauma contundente, evidenziando una morte violenta.

Gli studiosi ritengono che le vittime siano state colte di sorpresa e massacrate dai loro nemici. La presenza di numerose fratture perimortem e segni di taglio sulle ossa – tagli che indicano un’accurata rimozione della carne – indica una macellazione deliberata, forse seguita da episodi di cannibalismo.


Violenza e cannibalismo: rituale o necessità?

Le analisi delle ossa mostrano che le fratture e i segni di taglio sono quindi compatibili con pratiche di macellazione. Tuttavia, è improbabile che queste azioni fossero motivate dalla necessità di nutrirsi. La presenza di abbondanti ossa di bestiame mescolate a quelle umane suggerisce che la comunità non fosse in condizioni di carestia.

Gli studiosi ipotizzano che il cannibalismo possa essere stato utilizzato come mezzo per disumanizzare le vittime. Mangiandone la carne e mescolandone i resti con quelli animali, gli aggressori avrebbero simbolicamente equiparato i nemici agli animali. Questo comportamento può essere interpretato come un atto intenzionale di umiliazione e “alterizzazione” dell’altro, finalizzato a consolidare il proprio predominio.


Un contesto sociale complesso

L’assenza di segni di conflitti legati alla competizione per le risorse o al cambiamento climatico indica che la violenza potrebbe essere stata motivata da tensioni sociali interne. Furti, insulti o rivalità locali potrebbero aver scatenato un’escalation sproporzionata. Inoltre, recenti analisi sui denti di due bambini hanno rivelato tracce di peste, suggerendo che la presenza di malattie potrebbe aver aggravato il clima di tensione.

“Il ritrovamento di prove della peste è stato del tutto inaspettato,” afferma il professor Rick Schulting, autore principale dello studio e docente presso la School of Archaeology dell’Università di Oxford. Sebbene non sia chiaro il legame diretto tra la peste e il massacro, la malattia potrebbe aver contribuito a un senso di vulnerabilità e instabilità. Le malattie epidemiche – come abbiamo potuto sperimentare noi tutti, in modo diretto, recentemente – creano dolori, sospetti, tensioni, problemi psichici, isolamento che possono sfociare, nei tempi successivi all’acme epidemico, in guerre, conflitti, tensioni, crolli economici.


Una rara testimonianza di violenza preistorica

Nonostante centinaia di scheletri umani datati alla prima età del bronzo siano stati scoperti in Gran Bretagna, le prove dirette di conflitti violenti sono relativamente rare per questo periodo. Al contrario, il Neolitico britannico (4000-2500 a.C.) presenta un maggior numero di scheletri con lesioni traumatiche.

“Charterhouse Warren si distingue come qualcosa di molto insolito,” spiega Schulting. “Dipinge un quadro del periodo notevolmente più scuro di quanto molti si sarebbero aspettati.” Questo sito, con le sue evidenti tracce di violenza organizzata, rappresenta il più grande esempio di violenza interpersonale preistorica mai scoperto in Gran Bretagna.


Una riflessione sul comportamento umano

I ritrovamenti di Charterhouse Warren sollevano domande profonde sul comportamento umano, mettendo in evidenza come anche le società preistoriche fossero capaci di atrocità paragonabili a quelle moderne. Tutto il contrario del clima edenico che circonda il rousseauiano “buon selvaggio” e il mito dell'”uomo naturale”. Schulting conclude: “Questa scoperta è un severo promemoria che le persone nella preistoria potevano eguagliare le atrocità più recenti. Il fatto che sia improbabile che si tratti di un evento isolato rende ancora più importante raccontare questa storia.”


Pubblicazione e approfondimenti

Lo studio completo, intitolato “Gli angeli più oscuri della nostra natura: assemblaggio di resti umani della prima età del bronzo massacrati da Charterhouse Warren, Somerset, Regno Unito”, è stato pubblicato sulla rivista Antiquity. Per ulteriori dettagli, è possibile accedere alla ricerca originale al seguente link.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa