Indagini geomagnetiche rivelano un edificio antichissimo nel sottosuolo di Gubbio. E’ collegato alle misteriose tavole eugubine?

La Direzione regionale dei Musei dell'Umbria: "Grazie alla magnetometria e al georadar nel sottosuolo sono emerse numerose strutture, prevalentemente di natura edilizia. Ma la vera sorpresa si trova dietro il Teatro romano: lì è stata individuata una struttura quadrangolare, interpretata come una piazza porticata con un tempio posizionato sul lato meridionale. Questa scoperta assume un ruolo cruciale in connessione alle misteriose Tavole rinvenute nel Quattrocento nei pressi del Teatro in ambienti sotterranei finora inesplorati".


“Le recenti indagini geofisiche nell’antica Iguvium hanno rivelato un affascinante capitolo della storia della città romana – dice la Direzione regionale dei Musei dell’Umbria – Grazie alla magnetometria e al georadar nel sottosuolo sono emerse numerose strutture, prevalentemente di natura edilizia. Ma la vera sorpresa si trova dietro il Teatro romano: lì è stata individuata una struttura quadrangolare, interpretata come una piazza porticata con un tempio posizionato sul lato meridionale. Questa scoperta assume un ruolo cruciale in connessione alle misteriose Tavole rinvenute nel Quattrocento nei pressi del Teatro in ambienti sotterranei finora inesplorati.
Le ricerche sono state condotte dall’archeologa Laura Cerri grazie ad un finanziamento richiesto dall’archeologa e direttrice del Teatro romano di Gubbio, Ilaria Venanzoni. Le immagini fotografiche sono di Claudio Ciabochi, l’elaborazione geofisica è di Laura Cerri”.

Le Tavole Eugubine, noto anche come Tabulæ Iguvinæ, rappresentano uno dei tesori archeologici più significativi legati alla storia dell’antica città di Ikuvium, l’odierna Gubbio. Queste sette tavole bronzee, rinvenute nel XV secolo, sono un affascinante compendio di testi in lingua umbra, fornendo preziose informazioni sui complessi cerimoniali di lustrazione ed espiazione che coinvolgevano la città.

Le tavole, oggi custodite nella cappella del Palazzo dei Consoli a Gubbio, furono acquisite dal comune nel 1456. Cinque delle sette tavole sono inscritte su entrambe le facce, mentre le restanti due, la terza e la quarta, presentano testi su un solo lato, portando il totale a dodici facce. Il testo è redatto in lingua umbra, utilizzando sia l’alfabeto latino che l’alfabeto umbro, quest’ultimo simile agli altri alfabeti italici. Le tavole contengono prescrizioni per il collegio sacerdotale dei Fratres Atiedii, un gruppo sacerdotale composto da 12 sacerdoti devoti al dio Ju-pater (lo Juppiter latino, ovvero Giove).

Le prime quattro tavole, risalenti probabilmente al III o II secolo a.C., sono scritte in caratteri umbri e lingua umbra. Le tavole VI e VII, invece, utilizzano l’alfabeto latino e la lingua umbra, datandosi presumibilmente al I secolo a.C. La tavola V si distingue per essere scritta in caratteri etruschi nella faccia a e nelle prime sette righe della faccia b, mentre le righe successive adottano l’alfabeto latino. Le tavole scritte con alfabeto etrusco sono denominate “paleoumbre”, mentre quelle con alfabeto latino sono chiamate “neoumbre”.

È plausibile che le tavole conservino testi monumentali di epoche ancora più remote, forse risalenti al I millennio a.C. Le differenze linguistiche riscontrate sono in gran parte attribuibili alle variazioni grafiche, considerando che l’alfabeto umbro mancava di segni per alcune consonanti e spesso utilizzava p al posto di b. Il paleoumbro ř, inoltre, è reso come rs nel neoumbro. Tutti i testi, comunque, sono redatti in lingua umbra.

Le tavole costituiscono un’importante fonte per comprendere il popolo umbro, la sua lingua e le pratiche religiose. Esse contengono prescrizioni destinate al collegio sacerdotale dei Fratres Atiedii, composto da dodici sacerdoti devoti al dio Ju-pater, corrispondente al Giove latino.

Giacomo Devoto, eminente linguista, ha affermato che le tavole eugubine rappresentano il “più importante testo rituale di tutta l’antichità classica”. La loro struttura metrica, simile al saturnio utilizzato nella prima poesia latina, aggiunge un ulteriore elemento di interesse.

Il luogo preciso del ritrovamento delle tavole rimane sconosciuto, sebbene la maggior parte degli studiosi ipotizzi il teatro romano di Gubbio come possibile sede del rinvenimento. Nel 1580, Gabriele Gabrielli fu il primo a documentare le tavole, attribuendo il ritrovamento al 1444, sebbene le basi di questa data rimangano oscure. La vendita ufficiale al Comune di Gubbio avvenne nel 1456 da parte di “Paulus Greghorii de Siga habitator Eugubii”, noto anche come “de partibus Sclavoniae”. Un anonimo del XVII secolo sostiene invece che il ritrovamento si verificò nei pressi della chiesa di San Francesco a Gubbio. La teoria della provenienza dal teatro romano è stata avanzata da Antonio Concioli Sr nel 1678, mentre altri studiosi suggeriscono che le tavole potrebbero essere state scoperte vicino al tempio di Giove Appennino, tra Scheggia e Cantiano.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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