La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino ha annunciato, nelle ore scorse, una serie di scoperte archeologiche di rilievo avvenute nel corso dei lavori di potenziamento del metanodotto SNAM “Diramazione Nocera-Cava dei Tirreni”. Questo progetto, che ha interessato i comuni di Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio, ha portato alla luce un patrimonio di notevole valore storico, databile dall’età del Bronzo fino alla tarda antichità. Le indagini archeologiche, durate circa due anni, sono state eseguite sul campo da SoGEArch srls sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino ed in sinergia con Snam, Comis Srl e CEM Srl.
Le impronte dell’età del Bronzo: una fuga drammatica
Uno dei ritrovamenti più toccanti riguarda una serie di impronte umane e animali – forse cani? – rinvenute nei pressi del torrente Casarzano, impresse nei depositi piroclastici delle eruzioni del Somma-Vesuvio. Queste tracce delle suole delle calzature umane e delle zampe degli animali, databili all’età del Bronzo, raccontano la drammatica fuga degli abitanti di fronte alla furia del vulcano, offrendo una testimonianza diretta delle tragedie naturali che hanno segnato la storia di questa regione. Quella più nota è l’eruzione del Vesuvio che sarebbe avvenuta molto tempo dopo, nel 79 dopo Cristo, seppellendo Pompei ed Ercolano.
Le tracce dell’Età del Bronzo da poco scoperte presso il torrente Casarzano lasciano intendere che uomini e animali passarono sui depositi non solidificati del vulcano. Successivamente i materiali vulcanici si compattarono, probabilmente anche grazie all’azione delle piogge che cementano i minerali piroclastici. Ed ecco le impronte “fossilizzate”, conservate per migliaia di anni.
Un villaggio preistorico
L’area ha continuato a essere abitata anche nei secoli successivi. Tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (circa 1200/1150-900 a.C.), un villaggio con capanne di forma absidata si estendeva su questo territorio. Gli scavi hanno rivelato un complesso sistema abitativo che testimonia l’evoluzione delle tecniche costruttive e l’organizzazione sociale delle comunità preistoriche.
Il santuario extraurbano a Nuceria Alfaterna
Un’altra scoperta significativa è rappresentata da un santuario extraurbano, databile tra il III e il II secolo a.C., localizzato in prossimità di Nuceria Alfaterna. Il santuario, parzialmente portato alla luce, si trovava lungo un’importante arteria viaria e ha restituito numerosi manufatti ceramici miniaturistici, probabilmente offerti come ex voto.
Ville rustiche romane e la vita agricola
Dal periodo romano emergono i resti di due complessi monumentali, verosimilmente ville rustiche, dedicate alla produzione agricola. I solchi di aratro individuati in diversi punti dell’area testimoniano una coltivazione intensiva dei campi, rivelando l’importanza dell’agricoltura nella vita economica dell’epoca.
La rete viaria romana
Le ricerche hanno inoltre permesso di ricostruire la rete viaria che collegava Nuceria al territorio circostante. Sono state indagate oltre 40 strade, alcune realizzate semplicemente in terra battuta, altre più strutturate e spesso segnate dai solchi dei carri. Questa rete viaria rivela un mondo di connessioni che hanno plasmato la vita della zona nel corso dei secoli.
Sepolture tra cristianesimo e paganesimo
Al periodo di transizione tra l’età romana e la tarda antichità risale un gruppo di sepolture realizzate in fosse rivestite e coperte con lastroni di tufo. Alcuni di questi erano decorati con incisioni e appartenevano prevalentemente a bambini, accompagnati da corredi essenziali. La presenza di tombe di bambini presso la villa conferma i riti di inumazione presso spazi domestici che riguardavano i più piccoli. I loro corpi, anche durante la lunga epoca in cui prevalevano le incinerazioni, non venivano consegnati alla pira, nei cimiteri e nelle necropoli, ma sepolti in aree domestiche, in una vicinanza amorosa alla madre.
Un altro gruppo di tombe occupa gli spazi di una delle ville rustiche romane, dimostrando come gli antichi edifici venissero riutilizzati con nuove funzioni. Tra queste sepolture, un monumentale sepolcro con sarcofago, probabilmente appartenuto a un personaggio di alto rango, e una piccola struttura interrata che potrebbe essere un Martyrium, testimoniano la coesistenza di riti cristiani e pagani.
Il termine martyrium ha una particolare rilevanza sia in ambito architettonico sia archeologico, e si riferisce a un tipo di edificio o struttura costruita per commemorare un martire cristiano o un evento sacro.
Ambito architettonico
In architettura, il martyrium è spesso un edificio a pianta centrale, che può essere circolare, ottagonale o cruciforme. La sua forma risponde alla funzione commemorativa e simbolica, spesso posizionata su un sito considerato sacro, come il luogo di sepoltura del martire o il luogo del martirio stesso. I martyria (plurale di martyrium) sono tipici dell’architettura paleocristiana e bizantina e si svilupparono a partire dal IV secolo d.C. traendo ispirazione dalle tombe pagane e dalle strutture funerarie.
Caratteristiche principali:
- Pianta centrale: L’uso della pianta centrale rispondeva a motivi simbolici e liturgici, accentuando il senso di centralità e sacralità del luogo.
- Decorazioni: I martyria erano spesso ornati con mosaici, affreschi e rilievi che raccontavano la vita e il martirio del santo.
- Ambito funerario: Spesso ospitavano reliquie del santo o fungevano da sepoltura, trasformandosi in luoghi di pellegrinaggio.
Ambito archeologico
Dal punto di vista archeologico, i martyria sono importanti per lo studio delle prime comunità cristiane, delle loro pratiche funerarie e del culto dei santi. Le scoperte archeologiche di martyria forniscono preziose informazioni sulla diffusione del Cristianesimo, sull’architettura sacra e sull’iconografia cristiana. Gli scavi di questi siti hanno rivelato spesso sepolture, reliquie, e resti di antichi complessi ecclesiastici, contribuendo alla comprensione del contesto socio-religioso dell’epoca.
Longhouse della tarda antichità. L’involuzione
Infine, la frequentazione del territorio prosegue nella tarda antichità, periodo al quale risalgono le “longhouse”, grandi capanne che per forma e tecnica costruttiva ricordano le abitazioni protostoriche. Questo ritorno a modelli abitativi del passato, probabilmente dovuto a cambiamenti socio-economici, testimonia la capacità di adattamento delle comunità umane di fronte alle trasformazioni. L’edificio – di esso rimangono le forme dei pali infissi nel terreno – segnala un arretramento e un ritorno a forme di abitare del lontanissimo passato, a causa delle crisi economiche, delle invasioni e delle epidemie che caratterizzarono l’ultimo periodo dell’Impero romano e il periodo medievale successivo.