Le sculture lucenti e specchianti di Koons. Mostra a Palazzo Strozzi. Cosa significano le sue opere

Il neo-pop americano punta ad utilizzare materiali industriali, colori accesi, forme semplici e marcate, derivate dal mondo dell'infanzia e dal cinema, giocando spesso a livello di ironia e contando sull'effetto-sorpresa, nonché sull'indignazione di una parte del pubblico

Le sue grandi figure realizzate con materiali che splendono e che riflettono, come palloncini a una fiera, come giocattoli. Il neo-pop americano punta ad utilizzare materiali industriali, colori accesi, forme semplici e marcate, derivate dal mondo dell’infanzia e dal cinema, giocando spesso a livello di ironia e contando sull’effetto-sorpresa, nonchè sull’indignazione di una parte del pubblico. Koons, ad esempio, fa scontrare il mondo dell’arte classica con queste forme e colori estremamente anti-naturalistici. Le sue scimmie, i suoi cani, i suoi conigli che sembrano grandi palloncini legati sono di acciaio inossidabile lucidato a specchio con rivestimento di colore trasparente.

A livello simbolico il pop è la vittoria della civiltà newyorkese – in un’eterna infanzia, ottimista e irriverente che progetta e che utilizza l’industria per dar corpo ai propri sogni – sugli altri linguaggi del mondo.
E’ importante rilevare la collaborazione iniziale con l’allora moglie Ilona Staller, in arte Cicciolina, che scandalizzava attraverso un linguaggio pop azzardato: una Marilyn senza pudore e infantile, con la sua parlata da bambina, i suoi pupazzi, i suoi feticci. La permanenza in Italia di Koons è evidente in alcuni suoi lavori in cui inserisce elementi specchianti in riproduzioni di opere classiche.

Un’altra annotazione critica interessante riguarda il fatto che nelle opere concettuali e pop la mano dell’artista o dell’artigiano è completamente scomparsa. Non esistono, nell’opera stessa, le incertezze o le piccole imperfezioni che vediamo nei quadri o nelle sculture del passato. Il prodotto finale esce perfetto dagli schemi dei controlli di produzione.


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Dal 2 ottobre 2021 Palazzo Strozzi ospita una nuova grande mostra dedicata a Jeff Koons, una delle figure più importanti e discusse dell’arte contemporanea a livello globale. A cura di Arturo Galansino e Joachim Pissarro, la mostra porta a Firenze una selezione delle più celebri opere di un artista che, dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale.

Sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la mostra Jeff Koons. Shine ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali, proponendo come originale chiave di lettura dell’arte di Jeff Koons il concetto di “shine” (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire.

Autore di opere entrate nell’immaginario collettivo grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo, Jeff Koons trova nell’idea di “lucentezza” (shine) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Main partner: Intesa Sanpaolo.

Jeff Koons
La biografia

Jeff Koons nasce nel 1955 a York, Pennsylvania. Ha studiato al Maryland Institute College of Art di Baltimora e alla School of the Art Institute di Chicago. Vive e lavora a New York.
Dalla prima mostra personale nel 1980, le sue opere sono state esposte nelle principali gallerie e istituzioni di tutto il mondo. Nel 2014 il Whitney Museum of American Art lo ha celebrato con Jeff Koons: A Retrospective, ospitata poi dal Centre Pompidou di Parigi e dal Guggenheim Museum di Bilbao.
Jeff Koons è noto per opere iconiche come Rabbit e Balloon Dog o per la monumentale scultura floreale Puppy (1992), esposta al Rockefeller Center e in seguito installata permanentemente al Guggenheim Museum di Bilbao. L’artista ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il “Distinguished Arts Award” del Governor’s Awards for the Arts dal Pennsylvania Council on the Arts e il “Golden Plate Award” dell’American Academy of Achievement. Nel 2001 il presidente Jacques Chirac lo ha nominato “Officier de la Legion d’Honneur”, e nel 2013 il Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton gli ha tributato la U.S Department of State’s Medal of Arts. Nel 2017 è stato il primo ospite nella residenza d’artista Mortimer B. Zuckerman Mind Brain Behavior Institute della Columbia University ed è stato nominato membro onorario della Edgar Wind Society dell’Università di Oxford. Dal 2002 è membro del Board dell’International Center for Missing & Exploited Children (ICMEC), ed è co-fondatore del Koons Family International Law and Policy Institute, istituzioni che si prefiggono di contrastare lo sfruttamento dei minori e la protezione dell’infanzia a livello globale.
Tra le sue mostre più recenti: Jeff Koons: Absolute Value. Selected works from the Collection of Marie and Jose Mugrabi (Tel Aviv Museum of Art 10 marzo 20​20-​3 aprile 2021), Appearance Stripped Bare: Desire and Object in the Work of Marcel Duchamp and Jeff Koons, Even (Museo Jumex, Mexico City 19 maggio-29 settembre 2019), Jeff Koons at the Ashmolean (Ashmolean Museum, Oxford 7 febbraio-9 giugno 2019) e Jeff Koons: Mucem. Works from the Pinault Collection (Mucem, Marsiglia, 19 maggio-18 ottobre 2021).

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz