L’eterno ritorno dello spirito. La civiltà contadina cantata e documentata da Schena, Olini e Bergomi. Cerimonia, festa e mostra alla Casina di Pievedizio

La cultura contadina, radice di valori spirituali e identitari, è stata al centro di un evento culturale e artistico tenutosi nella suggestiva cornice della Casina di Pievedizio (Mairano, Brescia), magnificamente ristrutturata e diventata un punto di riferimento per cerimonie e incontri dedicati alla storia rurale. L’evento, promosso dall’imprenditore Gianpietro Franchini (nella foto)

ha visto l’intervento dello stesso Franchini e dei critici d’arte Gian Mario Andrico, Tonino Zana e Maurizio Bernardelli Curuz, che hanno discusso l’opera dei pittori Giacomo Bergomi e Giacomo Olini e del fotografo Schena, celebrando la memoria di un mondo contadino.

La Casina di Pievedizio: un presidio della memoria rurale

La Casina, cuore di questa iniziativa, si pone come luogo simbolico in cui riscoprire le radici identitarie legate alla terra e ai valori della civiltà rurale. Durante l’incontro, Gianpietro Franchini ha sottolineato la necessità di un ritorno a queste radici, nel contesto di una modernità che spesso sembra smarrire i propri riferimenti psicologici e spirituali.

Il ruolo dell’arte e della documentazione

I critici hanno messo in luce come Bergomi, Olini e Schena abbiano saputo documentare la fine di un’epoca, resistendo alla perdita di un mondo culturale millenario. Questo processo di trasformazione, voluto dalla modernizzazione e dall’internazionalizzazione, ha spesso portato a un’erosione dell’identità culturale e spirituale. L’opera degli artisti diviene quindi una testimonianza storica e poetica, capace di invitare a un ripensamento spirituale della vita contemporanea, ancorato alla terra, ai suoi ritmi e ai suoi riti.

Fausto Schena: il fotografo del quotidiano perduto

Nato nel cuore di Brescia nel 1895, Fausto Schena iniziò a fotografare negli anni Venti del Novecento. Operaio di giorno e poeta dell’immagine nel tempo libero, percorreva a piedi o accompagnato da amici i sentieri della provincia bresciana, armato di una macchina fotografica che divenne la sua compagna inseparabile.

Schena non cercava l’eccezionale, bensì il quotidiano: le strade polverose, i volti segnati dal lavoro, le feste di paese, i campi arati al tramonto. Ogni suo scatto è un frammento di un mondo in trasformazione, dove la modernità stava cancellando i ritmi antichi della vita rurale. Con il suo “incantato stupore”, come amava definirlo, immortalò l’essenza di una realtà che si stava sgretolando, trasformando in poesia visiva ciò che molti consideravano ordinario.

La sua testimonianza è preziosa non solo per la qualità estetica delle sue fotografie, ma anche per il loro valore storico: un archivio vivente del passaggio da una società contadina a una industriale, raccontato con sensibilità unica.

Giacomo Bergomi: il pittore della tradizione contadina

Nato nel 1923 a Brescia, Giacomo Bergomi è stato uno dei maggiori interpreti dell’arte legata alla civiltà contadina. Le sue opere si concentrano sulla vita rurale, mettendo in evidenza i gesti quotidiani, i volti segnati dal lavoro e le atmosfere intime dei borghi. Attraverso una tavolozza ricca di colori terrosi, Bergomi ha immortalato la dignità e la resilienza della cultura contadina, trasformando scene ordinarie in archetipi universali.

Giacomo Olini: tra realtà e lirismo

Giacomo Olini (1925-1985) ha dedicato gran parte della sua vita artistica a rappresentare il paesaggio rurale lombardo e le tradizioni popolari. Il suo stile, a metà strada tra il realismo e un lirismo intimo, riflette un mondo sospeso tra passato e presente. Le sue opere suggeriscono una riflessione profonda sulla relazione tra uomo e natura, evidenziando la sacralità della terra e la spiritualità dei suoi abitanti.

Schena, Olini e Bergomi tra documento e poesia

Il fotografo Schena, attraverso il suo obiettivo, ha saputo cogliere l’essenza di un mondo in trasformazione. Il suo commovente diario – da un lato personale e dall’altro fotografico – analizzato durante l’evento da Gian Mario Andrico, è una raccolta di immagini che documentano con precisione etnografica ma anche con straordinaria sensibilità poetica il passaggio dalla tradizione alla modernità. Le sue fotografie offrono uno sguardo intimo sulla vita contadina, trasmettendo il senso di perdita e al tempo stesso di eterna presenza.

Un confronto storico e culturale

Nella splendida cascina ristrutturata, l’imprenditore Gianpietro Franchini ha ricordato i luoghi e la cultura delle origini, sottolineando la necessità di tornare a confrontarsi con le radici identitarie. La Casina, tra cerimonie e incontri di approfondimento sulla storia rurale, è diventata un assoluto punto di riferimento in tal senso.

Gian Mario Andrico – illustrando le opere dei tre artisti e rileggendo il commovente diario del fotografo Schena – ha ricordato il falso rapporto della contemporaneità con il cosiddetto atteggiamento razionale e ha indicato i valori millenari della cultura contadina come oggetto di un ripensamento anche sentimentale e spirituale del mondo, incardinato alla terra, con precisi riferimenti spaziali e psicologici, entro stagioni, ritmi e riti. Bernardelli Curuz e Tonino Zana hanno sottolineato il fatto che i tre autori documentarono la fine di un mondo culturale e spirituale, voluta dalla modernizzazione e da progetti precisi di internazionalizzazione che portano il potere a pochi centri decisionali, imponendo un ateismo disperante; Olini, Bergomi e Schena avvertirono la necessità di documentare e rammemorare ciò che si andava perdendo, partecipando a una temperie culturale che trovò prima nel neo-realismo poi, negli anni Settanta, in Pasolini e Olmi precisi punti di riferimento. Zana ha proseguito dicendo che il tramonto della civiltà contadina non ha significato la fine assoluta di una civiltà, ma un suo oscuramento temporaneo, con un rientro, ora, nel nuovo mondo contadino, nel ritorno alla terra e in iniziative culturali di “riappropriazione del senso” come quelle intraprese da Franchini.

Un dialogo tra poetica e oggettività

L’evento si è concluso con una mostra che ha messo in dialogo i dipinti di Bergomi e Olini con le fotografie di Schena. Il pubblico, numeroso e partecipe, ha avuto l’occasione di riflettere sul rapporto tra poetica e oggettività, esplorando le molteplici sfaccettature di un mondo che, pur trasformato, continua a esercitare una potente suggestione sull’immaginario collettivo.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa