Il ragazzino si prospetta sotto il muro e osserva con dolcezza chi l’ha scoperto. Ha un volto dolce e intenso, un accenno di sorriso, un portamento nobile. Il muro di quello che doveva essere un ampio edificio – forse romano – fu costruito su di lui, accanto a lui.

Nel cuore della Grecia settentrionale, nel sito archeologico di Filippi, sono state compiute, nelle scorse settimane, altre scoperte straordinarie che offrono uno spaccato inedito della grandezza e della complessità dell’antica città, che fu greca e, poi, romana. Un grande edificio pubblico, un imponente muro in cui è stata inglobata una statua che ritrae un adolescente, laboratori, residenze e persino bagni termali: questi ritrovamenti vanno ad aggiungersi alla lunga lista di testimonianze che, giorno dopo giorno, aiutano gli archeologi a ricostruire la magnificenza di Filippi, una città che, sebbene fondata nel IV secolo a.C. dal re Filippo II di Macedonia, ha conosciuto sviluppi e trasformazioni – soprattutto grazie ai romani – che ne hanno assicurato una fama duratura, ben oltre la sua epoca di massimo splendore.
La genesi del sito e i primi scavi
Filippi non è solo un sito di rilevante importanza storica, ma anche un luogo che racconta una storia di continui stratificamenti. Fondata nel 356 a.C. da Filippo II, padre di Alessandro Magno, la città si trovava su un’area strategica vicino alla testa del Mar Egeo. Il suo sviluppo fu rapido, tanto che presto divenne una sorta di “piccola Roma” dopo la Battaglia di Filippi, nel 42 a.C., che vide la vittoria dei triumviri Ottaviano e Marco Antonio contro i seguaci di Bruto e Cassio, segnando la fine della Repubblica Romana. La città, infatti, fu integrata nell’Impero Romano, assumendo un’importanza sempre crescente.
Tutti noi ricordiamo la storica frase “ci rivediamo a Filippi” che viene attribuita al fantasma di Giulio Cesare, che sarebbe apparso a Bruto – uno dei suoi assassini -, durante un sogno. La vittima dell’omicidio avrebbe così preannunciato al proprio “figlioccio” la consumazione di una vindice giustizia. In senso figurato, l’espressione è usata per indicare un appuntamento inevitabile con il destino o un futuro confronto risolutivo tra due parti.
Filippi fu una città chiave della Grecia del nord. Tuttavia, sebbene la sua grandezza fosse tale da attrarre l’attenzione degli storici, gli scavi archeologici non sono iniziati se non nel 1914. Un periodo di interruzione dovuto alla Prima Guerra Mondiale fece slittare la continuazione dei lavori, ma fu nel periodo successivo che le scoperte più rilevanti vennero alla luce, tra cui il teatro greco, il foro, le terme e le mura cittadine. Questo processo, che ha avuto un importante slancio negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, è proseguito fino ai giorni nostri, con un’attenzione crescente per il sito.
Le scoperte recenti e l’uso delle nuove tecnologie
Durante i lavori recenti per l’installazione di una rete antincendio e di distribuzione idrica, gli archeologi hanno fatto importanti scoperte che non solo arricchiscono la conoscenza di Filippi, ma riscrivono anche parti della sua storia. Questi ritrovamenti, che comprendono un grande edificio pubblico con una statua raffigurante un giovane, si aggiungono a quelli già noti, come i bagni termali e i numerosi ambienti residenziali e commerciali, che rivelano l’elevato livello di urbanizzazione della città.
Gli archeologi hanno lavorato con una tecnologia geofisica all’avanguardia, che consente di rilevare strutture sotterranee senza compromettere gli scavi e l’integrità del sito. Un esempio di come questa tecnologia abbia reso possibile l’esplorazione senza danneggiare l’antico tessuto urbano riguarda la scoperta di un antico muro a forma di π (la lettera greca Pi). La presenza di questa struttura ha imposto una riprogettazione dei percorsi per i tubi della rete idrica e antincendio, dimostrando come l’uso della tecnologia moderna possa armonizzarsi con il rispetto per il patrimonio culturale.
Il progetto, che ha richiesto un investimento di 2,5 milioni di euro, prevede l’installazione di cisterne ai piedi delle colline per alimentare la rete idrica e l’installazione di idranti, il tutto mantenendo l’estetica del sito. I lavori, che sono destinati a concludersi nell’autunno del 2025, rappresentano un esempio di come le moderne esigenze di sicurezza possano andare di pari passo con la salvaguardia del patrimonio archeologico.
Perché sepolto a metà?
La statua del giovane dio fu utilizzata come elemento beneaugurante di fondazione o di rifondazione dell’edificio. La scultura fu inglobata nella struttura, ma non utilizzata come materiale edilizio, bensì valorizzata, grazie a una sorta di nicchia. La mancanza della parte inferiore delle gambe, coperte dal terreno, potrebbe essere collegata al fatto che la statua, più antica del muro, fosse già in qual punto, a un livello stratigrafico inferiore e che la nuova costruzione l’avesse recuperata senza “disturbarla“.

Un’altra ipotesi mette in campo la possibilità che la statua fosse danneggiata nella parte inferiore e che sia stata reimpiegata nella fondazione, a livello di protezione dell’edificio. Il muro, come appare evidente, venne utilizzato con materiale di recupero poiché presenta pietre di varia natura, non squadrate o provenienti da edifici precedenti. Ciò consolida l’ipotesi che l’edificio fosse sorto utilizzando materiali di strutture precedenti.
Identikit della statua

Per identificare meglio la figura, ecco alcune possibilità tra le divinità e figure mitologiche greco-romane frequentemente rappresentate come bambini:
- Eros/Cupido: Dio dell’amore, spesso raffigurato come un bambino o un giovane con tratti delicati e un’acconciatura elaborata, a volte con piccoli attributi come una faretra o un arco.
- Dioniso/Bacco fanciullo: A volte rappresentato in età infantile o adolescenziale, con tratti morbidi e una pettinatura raffinata, spesso circondato da elementi vegetali o legati al vino.
- Apollo giovane: In alcuni casi, Apollo veniva raffigurato come un ragazzo, prima di raggiungere la rappresentazione tipica di giovane adulto.
- Ganimede: Giovane di grande bellezza, associato a Zeus, spesso rappresentato con un aspetto delicato e grazioso.
Osservando la pettinatura e il portamento, il busto presenta alcuni tratti distintivi che possono suggerire una connessione con Apollo, rappresentato in una fase giovanile. Apollo, noto per la sua bellezza e perfezione, è spesso associato a un’immagine idealizzata e raffinata, con lineamenti armoniosi e capelli ben curati.
Analisi della capigliatura:

- Acconciatura raccolta o ondulata:
- I capelli sembrano essere modellati con una certa attenzione, richiamando lo stile classico attribuito ad Apollo. Spesso l’iconografia apollinea presenta capelli lunghi raccolti in trecce o onde, talvolta legati con un diadema o una benda, come simbolo di purezza e armonia.
- Simmetria e compostezza:
- La disposizione ordinata dei capelli suggerisce un intento estetico che richiama il modello apollineo, simbolo di equilibrio e grazia, qualità intrinseche di Apollo.
Caratteristiche “apollinee”:
- Sguardo pacato: la scultura evoca serenità e compostezza, caratteristiche attribuibili ad Apollo.
- Tratti delicati: la morbidezza delle forme del viso e l’assenza di attributi infantili marcati (tipici di Eros o Cupido) fanno pensare a una raffigurazione giovanile di Apollo.
- Postura regale: il portamento trasmette un senso di dignità e misura, attributi tradizionalmente associati al dio delle arti e della luce.
La riscoperta di Filippi: un sito che continua a crescere
Nel corso degli anni, il sito archeologico di Filippi è stato oggetto di numerosi lavori di restauro e valorizzazione, ma è solo recentemente che si è assistito a un vero e proprio rinascimento. Dopo il periodo pandemico, Filippi ha visto un’impennata nel numero di visitatori, con oltre 100.000 ingressi nel 2024, più del doppio della media pre-2020 di circa 40.000 all’anno. Un forte contributo a questo incremento è stato dato dai lavori di unificazione che sono iniziati nel 2019, i quali hanno significativamente cambiato l’immagine del sito, rendendolo ancora più accessibile e comprensibile per il pubblico.
Secondo Stavroula Dadaki, responsabile dell’Ephorate of Antiquities di Kavala-Thasos, i recenti lavori hanno fornito nuove informazioni sulla pianificazione della città, rivelando potenziali aree dove potrebbero essere effettuati futuri scavi, per continuare a svelare la storia di Filippi e dei suoi abitanti. Questi scavi non solo permettono di comprendere meglio la struttura della città, ma potrebbero anche portare alla luce nuovi monumenti e strutture pubbliche, affinando sempre di più la conoscenza storica.
Filippi e la sua importanza culturale
La città di Filippi è oggi un sito patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, riconosciuto per la sua importanza storica e culturale. Non si tratta solo di un luogo di interesse archeologico, ma anche di una testimonianza della lunga evoluzione della città, che ha attraversato diverse fasi storiche, dall’antica Grecia alla dominazione romana, per giungere fino ai periodi medievali, prima di essere abbandonata dopo la conquista ottomana nel XIV secolo.
Il sito archeologico non solo ha un valore per gli studiosi, ma è anche un richiamo turistico importante. Visitarlo significa fare un viaggio nel tempo, camminando attraverso le stesse strade che furono percorse da Alessandro Magno e dai suoi successori, osservando i resti di un’epoca che ha influenzato profondamente la storia del Mediterraneo e dell’Europa.