Il futuro della ricerca nel campo storico-artistico è costituito – in buona parte – dall’individuazione e dall’isolamento di materiale iconografico pregiato contenuto sia nei primi strati di un dipinto che a livello di apparati subliminali disposti dall’artista stesso, immagini reversibili o composite, prime stesure. Da anni il nostro gruppo di ricerca di Stile arte sta svolgendo questo lavoro sui dipinti del Rinascimento italiano – in un arco compreso temporalmente tra Leonardo e Caravaggio, anche con il fine di recuperare texture autografiche – e altri studiosi, in Gran Bretagna, operano in modo analogo su dipinti di Modigliani. Un neuroscienziato e un fisico dell’University College di Londra – appartenenti all’équipe che sta scandagliando le radiografie delle opere di Modigliani – hanno ricostruito un volto e un corpo sottostanti al Ritratto di ragazza, dipinto dall’artista tra gli ultimi mesi del 1916 e i primi del 1917, oggi conservato alla tate di Londra.
Il quadro nel quadro è stato portato alla luce da Anthony Bourached e George Cann, a partire da un radiografia, attraverso l’intelligenza artificiale e un algoritmo ricostruttivo che, collegato a una stampante 3d – che ha steso, per sovrapposizione, i colori – ha proposto il materiale iconico in una simulazione formale materica. A giudizio dei ricercatori inglesi, Modigliani avrebbe cancellato il ritratto di un’ex fidanzata, sovrapponendo ad esso le pennellate che avrebbero portato alla realizzazione del nuovo quadro. Nel catalogo della mostra alla Galleria Lefevre nel 1929, questo quadro era intitolato “Mademoiselle Victoria”. Non si conosce l’identità della ragazza bruna che posò per il ritratto della Tate.
L’ex fidanzata di Modigliani – la cui immagine il pittore avrebbe coperto, secondo l’ipotesi dei ricercatori inglesi – sarebbe invece Beatrice Hastings, una scrittrice e giornalista sudafricana nata a Londra, che aveva cinque anni più dell’artista italiano. Beatrice svolgeva un’intensa attività di recensione critica dei pittori parigini. Era stata il suo primo amore serio. Condividevano la passione per la lettura e la poesia. Ma la loro relazione fu burrascosa. Hastings, una volta, descrisse Modigliani come un “cattivo incantevole”.
I due si erano conosciuti nel 1914 e avevano iniziato una storia importante, ma molto conflittuale – anche a causa dei disordini provocati dall’alcol e dalle droghe, nonchè dalla libertà di relazione che i due si concedevano – destinata a durare due anni. In quel periodo, Béatrice ed Amedeo convissero in un appartamento di Montparnasse; la Hastings posò per numerosi dipinti e disegni dell’artista. Il loro rapporto era caratterizzato da intensa passione, ma anche da scenate furibonde di gelosia, soprattutto nei locali pubblici. E fu proprio in seguito all’ennesimo litigio che la relazione fra i due s’interruppe nel 1916. I giudizi dei conoscenti a proposito dell’influsso che ella ebbe sull’artista sono discordanti: secondo alcuni lo incitò a bere e a drogarsi, secondo altri, invece, tentò di curarlo dai vizi.
Ma torniamo alla radiografia del Ritratto di ragazza. Isolata la figura di fondo, con l’ausilio delle nuove tecnologie, il gruppo di lavoro britannico ha utilizzato un programma con il quale è stato prelevata e ricostruita la gamma dei colori e degli abbinamenti utilizzati da Modigliani e il modo con il quale l’artista utilizzava il pennello. Il ritratto è stato ricostruito e proposto in un versione mezzo-busto. E proposto, in esposizione, in una galleria londinese.
Sostanzialmente la radiografia presenta molti materiali iconici sottesi al ritratto finale. Il principale gioco di interazione tra figure è costituito dalla figura visibile e l’immagine, più profonda, di una donna seduta, in una posa che rinvia ad altre opere di Modigliani.
La donna e la sua posa, colta nel fondo del dipinto, rinviano con evidenza a un ritratto conservato in collezione privata e conosciuto con il titolo “Donna seduta davanti a un caminetto (Béatrice Hastings)”.
Ciò che risulta stupefacente, in Modigliani, è la preparazione delle tele, molto raffinata e accurata, con una tessitura di disegni, sigle, grafemi, figure stese nel primo strato, in profondità nel quale raccoglie i propri pensieri, prima di giungere alla stesura finale, con colori che non sono mai totalmente coprenti, nonostante l’impressione di compattezza che la superficie comunica, a una certa distanza. Questa tecnica – utilizzata in particolar modo dai pittori veneti e lombardi del Cinquecento – consente al pittore di creare movimenti attraverso figure che mutano sotto la superficie e di creare un apparato profondo di identità autografica.
Numerose radiografie mostrano che le figure composite e cangianti del fondale non possono essere intese – a giudizio del gruppo di ricerca di Stile arte – come semplici ripensamenti, ma molto spesso, si configurano come un apparato fortemente interconnesso, in grado di agire in modo subliminale sullo spettatore e di raccogliere in modo differenziato i raggi di luce, come avviene in un damasco o in un tessuto operato.