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Il fatto che Lisa Gherardini sia il soggetto della tavola oggi conservata al Louvre, oltre ad essere sostenuto da Vasari, è stato evidenziato , sulla base di prove estremamente razionali, da alcuni studiosi, tra i quali Giuseppe Pallanti. Sull’identità della Gioconda, come dimostrò Pallanti, non vi sono dubbi perché il suo nome venne fatto da Vasari, nelle Vite, e perché Vasari era vicino di casa della famiglia del Giocondo. Ebbe pertanto modo di raccogliere direttamente notizie dai suoi vicini, in un periodo non temporalmente distante dalla stesura del quadro. La correttezza di quest’informazione anagrafica è è dimostrata peraltro dal fatto che, nella seconda edizione delle Vite, Vasari corresse diversi errori e intervenne con modifiche su altre parti del libro, ma non relativamente alla Gioconda.
Riproponiamo l’intervista di Stile Arte a Giuseppe Pallanti, compiuta in occasione del ritrovamento dell”atto di morte della Gioconda
di Giovanna Galli
[L] Nel 2006 suscitò scalpore l’uscita del volume La vera identità della Gioconda. Un mistero svelato (Skira) in cui lo studioso Giuseppe Pallanti pubblicava i risultati di una lunga ricerca che lo aveva condotto a ricostruire, con dovizia di documenti e testimonianze, la vera identità della giovane donna fiorentina, Lisa Gherardini, individuata già da Giorgio Vasari come la modella che Leonardo ritrasse nel suo celeberrimo capolavoro. Successivamente all’uscita del libro, lo stesso Pallanti, ha aggiunto nuovi fondamentali tasselli al mosaico della ricostruzione biografica da lui compiuta di Monna Lisa. Consultando i documenti conservati in un archivio ecclesiastico fiorentino, lo studioso è infatti riuscito a risalire sia alla data precisa della scomparsa della donna, che al luogo esatto in cui fu tumulata. Da un documento, in particolare, un registro dei decessi avvenuti nella parrocchia di San Lorenzo in Firenze, emerge con chiarezza che Lisa, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, morì il 15 luglio 1542 all’età di 63 anni e fu sotterrata nel Convento di Sant’Orsola, in pieno centro a Firenze.
Abbiamo raggiunto Giuseppe Pallanti per l’illustrazione, nel dettaglio, di questa ennesima, importante scoperta.
Per non smentire la sua piena toscanità, intrisa di intelligente ironia, alla prima ovvia domanda che gli abbiamo rivolto in merito a quale emozione abbia provato trovandosi di fronte il prezioso documento, ecco come ci ha risposto:
Ho provato un grande, grandissimo senso di stanchezza…
Perché?
Non posso nascondere che è stato un piacere, ma le assicuro che ho ancora perfettamente chiaro in mente il preciso momento in cui, trovandomi nelle sale della Biblioteca Laurenziana di Firenze dove per la prima volta ho visto quei documenti, alzando gli occhi ho incrociato lo sguardo di una ragazza che stava consultando un’antica edizione miniata. Ebbene, la prima sensazione che ho provato è stata una sorta di compassione nei suoi confronti per i lunghi anni di faticosa ricerca che ancora l’aspettano, data la sua giovane età.
Ma non ha provato neppure un senso di soddisfazione per avere coronato una lunga ricerca aggiungendo un capitolo conclusivo alla storia della “sua” Lisa Gherardini?
Be’, naturalmente la soddisfazione di avere condotto il mio lavoro ad una conclusione è grande. Anche se, come accade spesso quando si raggiunge una meta faticosa a cui si è dedicato una parte importante del proprio tempo e delle proprie energie, alla gioia e alla stanchezza si aggiunge pure un po’ di malinconia.
Le dirò che mi ha fatto molto piacere il commento del Soprintendente Cristina Acidini, la quale ha espresso soddisfazione per il fatto che quest’ultima scoperta aggiunge credibilità storica all’identità della Gioconda.
Comunque ora la vicenda biografica di Lisa Gherardini che lei aveva meticolosamente ricostruito nel suo libro ha un finale. Ci racconti come vi è giunto.
Non mi stanco di ripetere che il mio lavoro nasce dalla forte inclinazione che nutro nei confronti della ricerca storica; per questo motivo prima di tutto il mio intento è stato quello di ricostruire nei dettagli la vita di Lisa Gherardini, una donna fiorentina del Rinascimento. E per fare ciò ho lasciato che fossero soltanto i documenti a parlare.
Ribadiamo dunque che sono i documenti a raccontarci che Giorgio Vasari non si era sbagliato identificando in Lisa Gherardini la misteriosa donna ritratta da Leonardo…
Esattamente. Anche se non esistono prove certe, occorre avere chiaro in mente il fatto che la Firenze di allora era una sorta di grande paese, dove tutti si conoscevano e dove difficilmente una persona così bene informata sugli artisti del tempo come era Vasari poteva non avere piena cognizione di causa quando scrisse che Leonardo aveva eseguito il ritratto di Monna Lisa, moglie di Francesco del Giocondo.
Ma torniamo alla sua più recente scoperta, che finalmente toglie il mistero intorno alla morte di Lisa…
Nel suo testamento, Francesco del Giocondo affida la moglie, di cui parla come di una donna di altissime qualità morali, alle cure esclusive della figlia Marietta, che nel 1519 era entrata nel Convento di Sant’Orsola con il nome di Suor Ludovica. Poiché stando ad alcuni documenti rinvenuti sono giunto alla conclusione che il convento, all’epoca molto ricco per l’attività di tessitura e di ricamo che al suo interno svolgevano le monache, funzionava anche come una sorta di pensionato femminile, dove venivano accolte donne sole, magari vedove o ammalate, mi è venuta l’idea che Lisa avesse potuto essere accudita proprio lì dalla figlia negli ultimi anni della sua vita. A quel punto ho voluto proseguire la mia indagine negli archivi ecclesiastici. Alla Biblioteca Laurenziana sono riuscito a reperire il Libro dei morti del Capitolo di San Lorenzo, dove, mentre scorrevo l’elenco dei nomi, ho trovato quello di Lisa, seguito da queste parole “Donna fu di Francesco del Giocondo. Morì addì 15 di luglio 1542, sotterrossi in S.Orsola tolse tutto il capitolo”. Probabilmente quest’ultima frase sta ad indicare il fatto che tutto il Capitolo, partecipò al funerale, cosa che dimostrerebbe la considerazione di cui godeva la donna.
E dove sarebbe stata sepolta?
Con ogni probabilità nel chiostro del convento, che ospitava, come era consuetudine, un cimitero. Per certo sappiamo che, a differenza di tutti i figli e i nipoti, non fu sepolta nella cappella di famiglia, che nel 1526 il marito Francesco aveva fatto realizzare all’interno della Chiesa della Santissima Annunziata.
Per quale ragione non sarebbe stata tumulata nella tomba di famiglia?
Io penso che forse Suor Ludovica abbia preferito così per averla vicina, o, forse, con una visione più venale, semplicemente per un motivo economico.
Peraltro, sappiamo che Giorgio Vasari frequentava assiduamente la chiesa della Santissima Annunziata (che dal 1563 era sede dell’Accademia dei pittori fiorentini, di cui uno dei consoli fu proprio il Vasari) a ulteriore riprova che egli conosceva bene la famiglia del Giocondo. E a questo proposito rammento ancora che in quegli anni Vasari, più precisamente nel 1568, aveva pubblicato la seconda edizione delle sue Vite, arrecandovi alcune correzioni, fra cui anche una che riguardava proprio Leonardo (nella prima edizione egli aveva definito erroneamente Piero da Vinci zio, e non padre del grande maestro), ed è a mio avviso molto significativo il fatto che il riferimento a Monna Lisa non sia stato rimaneggiato.
Ciò significa che vi fu – da parte della famiglia Del Giocondo – un’implicita approvazione di quanto era stato scritto. In caso contrario, considerato il fatto che Vasari e i parenti di Lisa erano vicini di casa, la seconda edizione sarebbe stata corretta… Ma ecco un altro illustre vicino. Dalle sue ricerche continuano ad emergere particolari che legano fortemente la famiglia di Lisa a quella di Leonardo…
Per cominciare riflettendo sulle diversa fisionomia urbanistica della Firenze del tempo rispetto a quella di oggi, la casa di famiglia di Lisa Gherardini risultava essere praticamente di fronte a quella di Ser Piero, il padre di Leonardo. Se è vero che quando Lisa si unì in matrimonio a Francesco nel 1495, il grande maestro era a Milano, è presumibile che la sua famiglia partecipò alle nozze. Inoltre ho rinvenuto un atto notarile datato 1497 a firma di Ser Piero che sanciva un accordo tra i monaci della Santissima Annunziata e Francesco del Giocondo, atto che risulta redatto proprio nella bottega di quest’ultimo. Sono più che mai evidenti, dunque, i rapporti stretti di frequentazione tra le due famiglie: nella Firenze del Quattro-Cinquecento vi era una tale prossimità di luoghi e conoscenze, per cui è davvero facilmente ipotizzabile una conoscenza diretta di Monna Lisa da parte di Leonardo, non fosse altro per tramite del padre.