Passeggiando con un rilevatore di metalli trova in un campo maschera militare romana di ferro

Molto probabilmente le maschere stesse trovavano un parziale uso anche in battaglia e pare che proteggessero i Signiferi e vessilliferi, portatori di bandiere e segnali che costituivano i punti più avanzati **delle linee d’attacco e che rappresentavano visivamente un punto di riferimento per i movimenti da compiere all’interno del campo dello scontro. E’ inutile aggiungere che cavalieri bardati in questo modo dovevano apparire ai nemici come inquietanti spiriti della morte

Una maschera militare di ferro, romana, probabilmente del II- III secolo d. C. è stata portata alla luce da un appassionato di metal detector, durante una perlustrazione avvenuta nella contea di Gorj, in Romania. Il segnalatore ha indicato perentoriamente la presenza di un oggetto di importanti dimensioni. L’uomo pensava che potesse essere, inizialmente, una latta, ma si è reso conto poi subito conto dell’importanza del rinvenimento.

La maschera trovata in un campo @ Foto Museo di Gorj

Betej Viorel – questo il nome dell’uomo – ha seguito le procedure previste dalla legge romena, che prescrive che eventuali reperti più vecchi di 100 anni debbano essere consegnati alle autorità competenti entro 72 ore. Lo Stato, in questi casi, riconosce al ritrovatore un premio che viene erogato in misura del 30% del valore dell’oggetto. Quando un ritrovamento viene classificato come tesoro – e ciò, evidentemente, avverrà in questo caso specifico – la ricompensa viene aumentata al 45%. Situazione diversa da quella italiana, in cui la materia è intricatissima e la ricerca risulta rischiosa anche nei luoghi in cui non è proibita dalla legge. Al punto che spesso – senza base giuridica – vengono sottoposti a sequestro i metal detector e possono seguire pesanti iter giudiziari.

Secondo Gheorghe Calotoiu del Gorj County Museum, la maschera era probabilmente indossata da un soldato di stanza presso il forte romano sulle colline e i monti di Bumbești-Jiu, ora noto come Vârtop, o un avamposto militare nelle vicinanze.

Il forte, in quell’area, fu costruito ed utilizzato tra le due guerre di conquista della Dacia da parte dei Romani ( 101-102 e 105-106 ), dopodiché fu progressivamente abbandonato. Nei pressi della fortificazione romana sono state rinvenute tracce di un insediamento civile. La missione di questo insediamento militare era di sorvegliare la strada romana che parte da Bumbești attraverso Porceni sulle montagne, attraverso il passo Vâlcan fino a Sarmisegetuza, nonché di controllare la popolazione dei Daci.

Gli elmi a maschera erano utilizzati principalmente dalla cavalleria romana in epoca imperiale, probabilmente in occasione degli Hippica Gymnasia, addestramenti spettacolari a scopo dimostrativo. I cavalieri apparivano così come statue spaventose e fiere. Molto probabilmente le maschere stesse trovavano un parziale uso anche in battaglia e pare che proteggessero i Signiferi e vessilliferi, portatori di bandiere e segnali che costituivano i punti più avanzati **delle linee d’attacco e che rappresentavano visivamente un punto di riferimento per i movimenti da compiere all’interno del campo dello scontro. E’ inutile aggiungere che cavalieri bardati in questo modo dovevano apparire ai nemici come inquietanti spiriti della morte.

Una maschera facciale laminata d’argento venne trovata – a dimostrazione del fatto che esse venivano utilizzate anche durante azioni militari – sul campo di battaglia della foresta di Teutoburgo, luogo dello scontro spaventoso tra Romani e Germani, nel 9 d.C. ha gettato nuova luce sull’utilizzo di questi ornamenti. In precedenza si pensava infatti che queste maschere in dotazione alla cavalleria romana avessero un uso funerario o da parata. Invece precisi test hanno dimostrato che questi oggetti (anche di bronzo e a volte formavano un tutt’uno con l’elmo) non intralciavano in battaglia il cavaliere, il quale non potendosi riparare dietro ampi scudi li utilizzava come protezione e anche per incutere timore nei nemici.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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