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Una virata di Picasso che, nel 1901, decise di coprire, con la Stanza blu, un’opera precedente nella quale appare un uomo con barba e baffi, e che tiene malinconicamente, pensosamente la mano destra appoggiata al volto, la testa incassata tra le spalle, il volto proiettato avanti. Ciò che colpisce è posizione delle dita – sulle quali appaiono grossi anelli – letteralmente abbandonate, nella postura del più completo sconforto. Sono gli anni del Pensatore di Rodin e la posa è codificata nella letteratura artistica del Cinquecento, come rappresentazione, appunto, del sentimento della malinconia. Ma è anche il periodo nel quale Pablo Picasso, diciannovenne, è da poco giunto a Parigi – il trasferimento era avvenuto nell’estate del 1900 -.Il pittore è annichilito dalla morte per il suicidio di un amico carissimo Carlos Casagemas, che si era tolto la vita per una vicenda sentimentale nella quale era coinvolto lo stesso Picasso. Casagemas era divenuto compagno di una modella che aveva iniziato ad avere rapporti anche con il pittore.
La scoperta del ritratto è stata compiuta dagli esperti da The Phillips Collection, National Gallery of Art, Cornell University e Winterthur Museo del Delaware, attraverso indagini riflettografiche all’infrarosso, che hanno permesso di bypassare La Stanza blu, e di giungere al primo livello della pittura. Già nel 1950 era stato avanzato il sospetto che la Stanza blu fosse realizzata su un altro dipinto. Le pennellate, infatti, denotavano per direzionalità la presenza di elementi in rilievo sulla tela.
E se l’opera fosse un autoritratto, nonostante ciò sia stato aprioristicamente escluso? Noi di Stile Arte abbiamo accostato un autoritratto certo, realizzato da Picasso nel 1901, all’inizio del periodo blu, e questi sono i risultati nell’ambito dei quali va ricordato che il referto riflettografico ricostruisce soprattutto gli ingombri. E’ sui rapporti tra gli elementi fisionomici che emerge una forte convergenza.