A circa nove anni dal sisma riapre interamente palazzo Schifanoia, con un nuovo museo, che racconta la storia di Ferrara e che comprende oltre al salone dei Mesi (con il nuovo impianto di illuminotecnica), l’ala Quattrocentesca e quella risalente alla fine del Trecento, voluta da Alberto d’Este, visibile al pubblico da domani.
Oggi l’inaugurazione, con il ministro Dario Franceschini e il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi. Presenti anche l’assessore regionale Mauro Felicori e l’assessore comunale Marco Gulinelli, Sono intervenuti anche Giovanni Sassu, curatore, Maria Teresa Gulinelli, conservatrice. Nel pubblico, tra gli altri, l’editrice Elisabetta Sgarbi e Giovanni Giannelli della ‘Ottorino Nonfarmale’, laboratorio che completò il restauro degli affreschi dei mesi.
Oltre 1400 metri quadri di percorso espositivo, 21 sale, 255 opere: ecco in sintesi i numeri che esprime oggi Schifanoia. L’edificio era una dimora destinata alla rappresentanza e allo svago, un tempo denominata “delizia”: il termine “schifanoia” deriva infatti da Schifar ovvero Schivar la noia, allontanare il tedio dei pressanti impegni richiesti dal governo.
Al Salone dei Mesi, il capolavoro del Rinascimento estense inaugurato nel 2020 con una nuova e magica illuminazione, si sono sommate altre 10 sale del palazzo quattrocentesco, alcune delle quali mai viste e, da oggi, l’ala trecentesca, quella più antica.
Al nuovo allestimento dell’ala di Alberto di palazzo Schifanoia si accede alla sinistra dell’ingresso principale di via Scandiana 23. Un maxischermo introduttivo conduce i visitatori alla scoperta della storia dell’antica delizia estense, tra addizioni e sottrazioni, fino ai giorni nostri. Da qui la visita prosegue con la celebre pianta di Andrea Bolzoni e la rielaborazione ottocentesca di Filippo Borgatti della città all’alba della devoluzione, per collocare Schifanoia nel tessuto urbano. Qui si raccontano anche le origini del Museo Civico, il cui nucleo più antico risale al XVIII secolo, originariamente collocato a palazzo Paradiso. Nelle sale successive si possono ammirare, tra le altre cose, le ceramiche di Giovanni Pasetti acquisite dal museo nel 1935. Vi si trovano boccali, sottocoppe, mattonelle, ciotole, pentole, brocche, piatti finemente decorati risalenti al XV-XVI secolo, oltre al manoscritto dello stesso Pasetti, ‘ceramiche del ducato’.
Sala Leonello d’Este espone poi i cofanetti decorati in osso e pastiglia di fine XIV e metà XV secolo. Particolarmente suggestivo quello donato dalla famiglia Brunello, risalente ai primi anni del 500, con storie di miti ed eroi romani. E poi: il foglio del breviario di Leonello, le fusioni opera di Pisanello e il raffinato polittico in alabastro con le storie della passione di Cristo, di maestranza inglese e risalente alla prima metà del XV secolo.
Giunti a questo punto si sale, ammirando i frammenti affrescati alle pareti. Nella sala dei Busti è esposto il Corale Olivetano di Guiniforte Solari di inizio 1400. Ancora: la stanza di Leonello è dominata dal motivo Trecentesco della bifora. Nei locali attigui disegni e le ricostruzioni preparano alla visita del Salone dei mesi, anche con disegni a firma di Giuseppe Mazzolani e risalenti a fine 1800. Si sale nel Salone dei Mesi per poi accedere, da qui, alle sale Quattrocentesche inaugurate a maggio di quest’anno.