Una rivelazione affascinante arriva dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dove il celebre dipinto “Il piccolo gatto” (1888) di Paul Gauguin è stato sottoposto a un’indagine tecnica avanzata. Grazie ai raggi X, è emerso che questa opera, apparentemente completa, era in realtà parte di un quadro più grande, descritto in una lettera di Vincent van Gogh come una “grande natura morta”.
Il mistero di una tela perduta
Il piccolo gatto rivolto verso una zucca arancione su uno sfondo giallo, un dettaglio che richiama un passaggio di una lettera scritta da Van Gogh al fratello Theo. In essa, l’artista olandese menziona che Gauguin stava lavorando a una “grande natura morta con una zucca arancione, mele e biancheria bianca su uno sfondo giallo”. Tuttavia, nessuna opera con questa descrizione è mai stata attribuita a Gauguin fino a oggi.
L’indagine ai raggi X ha rivelato che la tela presenta bordature arcuate su tre lati, segno del fissaggio originale alla cornice, ma il lato destro risulta tagliato. Questo dettaglio suggerisce che la composizione originale fosse molto più grande e che potrebbe essere stata ridimensionata dallo stesso Gauguin.
Gauguin e l’influenza di Van Gogh
Il periodo in cui Gauguin lavorò al dipinto coincide con il suo soggiorno nella Casa Gialla di Arles, dove si era trasferito per collaborare con Van Gogh. La loro amicizia, intensa ma turbolenta, influenzò profondamente la produzione artistica di entrambi. Gauguin era affascinato dalle potenti nature morte del suo compagno, in particolare dai celebri Girasoli su sfondo giallo.
Forse proprio l’impatto emotivo e artistico di queste opere spinse Gauguin a confrontarsi con una propria natura morta su sfondo giallo. Tuttavia, si ipotizza che l’artista, solitamente descritto come sicuro di sé, possa aver provato un momento di incertezza e insoddisfazione, portandolo a modificare o ridimensionare il quadro.
Indizi nascosti in altre opere
Un altro elemento intrigante emerge da un ritratto che Van Gogh dipinse di Gauguin: in questo quadro, si intravede una tela gialla con un oggetto sferico alla sinistra di Gauguin, mentre dipinge. Anche questa tela, come Il piccolo gatto, risulta tagliata sul lato destro.
I segreti rivelati dai raggi X
Durante l’esame, gli esperti hanno scoperto anche particolari insoliti. Uno scarabeo del XIX secolo è rimasto intrappolato nella vernice durante la creazione del dipinto, un dettaglio che testimonia l’ambiente in cui Gauguin lavorava. Inoltre, tracce di stampa di giornale sono emerse sul retro della tela, probabilmente utilizzate per proteggere la superficie durante un rinforzo avvenuto oltre cento anni fa.
Un’opera con una storia straordinaria
Dopo essere stata acquistata nel 1906 dal collezionista Gustave Fayet, grande appassionato di Gauguin e Van Gogh, Il piccolo gatto è rimasto nella collezione privata della famiglia Fayet. Oggi, questa opera non solo affascina per la sua bellezza, ma si arricchisce di un nuovo significato, legando la creatività di Gauguin a un mistero artistico ancora da svelare.
Informazioni utili
Il dipinto “Il piccolo gatto” è attualmente esposto al Van Gogh Museum di Amsterdam insieme ad altre opere di Gauguin e Van Gogh. Per maggiori dettagli sull’indagine e sul contesto storico, visita il sito ufficiale del museo o il portale dedicato al collezionista Gustave Fayet: gustavefayet.fr.
Gauguin e Van Gogh: un’amicizia tra genio e conflitto
La relazione tra Paul Gauguin e Vincent van Gogh è una delle più affascinanti e complesse della storia dell’arte. I due artisti, entrambi animati da una visione rivoluzionaria, si conobbero grazie al fratello di Vincent, Theo van Gogh, mercante d’arte che promosse le opere di Gauguin. Questo legame non fu solo un incontro tra due talenti straordinari, ma anche uno scontro tra personalità opposte, che lasciò un’impronta indelebile sulle loro vite e opere.
L’incontro e il soggiorno ad Arles
Nel 1888, Van Gogh invitò Gauguin a soggiornare con lui nella Casa Gialla ad Arles, nel sud della Francia, con l’idea di fondare una sorta di comunità artistica. Gauguin accettò, attirato dalla possibilità di lavorare a stretto contatto con un collega stimolante e di ricevere il sostegno economico di Theo.
Durante i due mesi di convivenza, i due artisti crearono alcune delle loro opere più celebri. Gauguin, ispirato dai celebri Girasoli di Van Gogh, lavorò a nature morte con sfondi gialli, tentando di confrontarsi con il linguaggio pittorico di Vincent. Tuttavia, la diversità delle loro visioni emerse rapidamente: Gauguin, influenzato dal simbolismo, prediligeva un approccio più concettuale e stilizzato, mentre Van Gogh era mosso da un’urgenza emotiva e da un desiderio di catturare la realtà con intensità.
Un’amicizia turbolenta
La convivenza tra i due si rivelò problematica. Gauguin, spesso descritto come carismatico e dominante, entrò in contrasto con Van Gogh, la cui sensibilità e instabilità emotiva mal si conciliavano con l’atteggiamento sicuro e distaccato del collega. Le discussioni, inizialmente stimolanti, divennero sempre più accese.
Il culmine del conflitto arrivò nel dicembre 1888, quando Gauguin annunciò la sua intenzione di lasciare Arles. Questo provocò una crisi in Van Gogh, culminata nel celebre episodio dell’automutilazione dell’orecchio. Dopo quell’evento drammatico, i due non si incontrarono mai più, anche se continuarono a rispettarsi a distanza.
Un’eredità artistica condivisa
Nonostante le tensioni, il rapporto tra Gauguin e Van Gogh lasciò un segno profondo su entrambi. Gauguin trovò nella luce e nei colori del sud della Francia una nuova energia creativa, che avrebbe influenzato le sue opere successive. Van Gogh, dal canto suo, fu ispirato dall’approccio simbolico e audace di Gauguin, incorporandolo nel proprio linguaggio visivo.
La loro breve ma intensa collaborazione dimostra come il confronto, anche conflittuale, possa alimentare l’arte. I loro dialoghi, sia pittorici che personali, rimangono una testimonianza della forza creativa che può nascere dall’incontro di due visioni geniali ma inconciliabili.