Prove della persistente pratica dei banchetti rituali attorno alle tombe del VI-VII secolo d.C. testimoniano la continuità di alcuni riti funebri romani, al di là della caduta dell’Impero. Materiali, probabilmente utilizzati per un pranzo dei familiari dei defunti, tra le tombe, sono stati portati alla luce nel Regno Unito dagli archeologi dell’Università di Cardiff. Lo scavo sta avvenendo in un punto discosto dell’enorme parco del castello di Fonmon. L’edificio, secondo rilievi di tipo stilistici, risalirebbe al 1180, ma è probabile che esso sia sorto su una struttura ben più antica, romana o post-romana.
Frammenti di ossa di animali sono stati rinvenuti, al livello originario delle tombe del cimitero del V secolo, con evidenze di macellazione e cottura, insieme a rari recipienti in vetro importati. Secondo gli esperti, questi reperti potrebbero essere collegati a rituali di banchetti risalenti a 1.500 anni fa. I resti dei vetri, che sono stati analizzati, testimoniano che i contenitori furono prodotti in manifatture della Francia occidentale. La presenza dei vetri testimonierebbe a favore di una comunità che usufruiva di prodotti costosi, rispetto alle diffusissime ed economiche ceramiche.
Si ritiene che ci siano circa 80 corpi nel sito all’interno dei terreni del castello di Fonmon. Finora ne sono stati esaminati 18 e di questi quattro sono stati sepolti in posizione accovacciata: una percentuale molto più alta di quella osservata in altri siti. Ciò che balza all’occhio è che i defunti sepolti in posizione fetale sono donne. Tutte le tombe furono realizzate così da mantenere i volti dei defunti rivolti a Sud. Nel cimitero, almeno per ora, non sono apparsi precedenti incinerazioni. I corpi sono stati inumati e ciò per la diffusione progressiva del Cristianesimo che, con la Resurrezione dei corpi, mandò in crisi il precedente modello romano. Ciò che, all’apparenza, restò forse invariata fu invece la pratica del banchetto funebre, consumato nei pressi delle tombe.
Il dottor Andy Seaman, docente di archeologia del primo medioevo, ha condiviso il suo entusiasmo riguardo alla scoperta di questo cimitero: “I siti di questa data sono estremamente rari in Galles, e spesso non conservano ossa e manufatti. Il cimitero di Fonmon ci darà l’opportunità di svelare molti dettagli sulla vita delle persone che abitavano qui circa 1.400 anni fa.” La buona conservazione dei resti ossei offre la possibilità di indagini di laboratorio accurate che potrebbero consentire di sapere quale fosse, ad esempio, il luogo d’origine dei defunti e se tra loro esistessero legami di parentela. Oltre, naturalmente, l’epoca esatta della morte dei defunti.
Servono altri dati per capire chi fossero quegli uomini e donne. Forse provenivano da famiglie di celti romanizzati.
I Romani, durante la loro occupazione del Galles, avevano sviluppato una presenza significativa nel territorio, costruendo strade, forti e scavando miniere per l’estrazione dell’oro, oltre a praticare attività commerciali. Tuttavia, il loro interesse nella regione fu limitato dalla complessa orografia del territorio e dalla scarsità di terreni adatti alla coltivazione. Di conseguenza, la maggior parte delle strutture romane nel Galles assume un carattere militare, come evidenziato da siti come Deva (Chester), Isca Silurum (Caerleon), Segontium (Caernarfon) e Maridunum (Carmarthen). L’eccezione notevole è rappresentata da Venta Silurum (Caerwent), la sola vera città costruita dai Romani nella zona, che ha persistito per oltre un secolo dopo il ritiro delle legioni romane e in seguito è diventata la capitale del Regno di Gwent.
Il Galles, inizialmente parte della provincia della Britannia Superior e successivamente della Britannia Prima, condivideva il proprio destino con l’Inghilterra occidentale.
Dopo il ritiro delle legioni romane nel 410, causato anche dalle pressioni esercitate dai barbari alle frontiere orientali, gli anglosassoni invasero la Britannia, che iniziò a essere chiamata Inghilterra. Sebbene non abbiano conquistato il Galles, gradualmente presero possesso del resto dell’Inghilterra, separando i gallesi dagli altri celti brittonici di Scozia, Cornovaglia e Cumbria.
Gli anglosassoni, nel loro processo di conquista, designarono come “stranieri” (Welsche) i celti romanizzati che si erano rifugiati nell’attuale Galles.
Il cimitero portato alla luce dagli archeologi potrebbe riferirsi proprio ai discendenti di popolazioni celtiche romanizzate.