Scoprono villaggio dell’Età del Bronzo. Ogni casa è diversissima dall’altra. Eccentrici? Gli archeologi studiano i motivi degli abusi

La casa era un'estensione dell'individualità e forse per questo aveva connotazioni uniche. Commisurate alle esigenze soggettive, ma anche alla sacralità individuale dei locali. Aspetto che non siamo portati a considerare, ma che emerge nel fuori regola, nel fuori schema e nell'abuso edilizio

Case strane. Un diversa dall’altra – e molto diverse – coesistevano in un villaggio dell’Età del Bronzo. L’apporto dell’immaginazione – e dell’immaginario – individuale era notevole, quanto forse le differenze sociali. Ma le stesse modalità costruttive non seguivano uno stereotipo, questo è certo. Nemmeno l’adattamento allo stesso tipo di suolo, quindi a un prerequisito identico per tutti. La casa era un’estensione dell’individualità e forse per questo aveva connotazioni uniche. Commisurata alle esigenze soggettive e familiari, ma anche alla sacralità individuale dei locali. Aspetto che non siamo portati a considerare, ma che emerge nel fuori regola, nel fuori schema e nell’abuso edilizio. Che forse è l’unica forma arcaica sopravvissuta dai tempi più arcaici. La scoperta è comunicata in queste ore dal museo e centro di studi archeologici ungheresi Nemzeti Régészeti Intézet.

Il progetto SAX, ovvero il programma di ricerca archeologica dei cento ettari, è un progetto internazionale del Museo Nazionale Ungherese. L’obiettivo principale è lo studio dell’insediamento dell’età del bronzo chiamato Százhalombatta-Földvár. Százhalombatta, il centro urbano vicino, è oggi una cittadina di 18mila abitanti situata nella Contea di Pest, nell’Ungheria settentrionale.

Archeologi e specialisti di varie discipline stanno indagando l’organizzazione della vita quotidiana migliaia di anni fa. Ma soprattutto cogliendo un fenomeno preciso. Le “difformità edilizie” e il modo assolutamente eccentrico di costruire.

“Un fenomeno speciale del bacino preistorico di Kárpát è il tell – affermano gli archeologi ungheresi – ovvero la “cupola residenziale, che è stata creato grazie al fatto che più generazioni sono vissute nello stesso luogo per diversi secoli”. In archeologia il nome tell indica infatti una collina artificiale che si è andata formando nel tempo con la sovrapposizione di insediamenti, soprattutto in luoghi in cui le favorevoli condizioni climatiche hanno fatto sì che le strutture, organizzate in raggruppamenti, non si disgregassero completamente.

Nel caso di Százhalombatta-Földvár, ciò ha portato a una fila di strati spessi più di 5 metri. L’accumulo di spazi residenziali e abitativi richiede un metodo specifico di esplorazione, documentazione e conoscenza.
I risultati dello scavo hanno dimostrato che vivere a stretto contatto e accanto attraverso diverse generazioni ha portato ad un uso complesso dello spazio. Contraddicendo le nozioni precedenti, a Százhalombatta, gli archeologi hanno potuto dimostrare che anche le case e le famiglie vicine erano diverse tra loro e riflettevano i gusti e le esigenze individuali anche in epoca preistorica.

“Non solo le dimensioni e la disposizione degli interni erano diverse, ma anche la loro tecnica di costruzione non era la stessa. – affermano gli archeologi – Domanda interessante è quella se tutto ciò possa rispecchiare meramente gusto individuale o tradizione familiare, forse un ruolo sociale”. Ma le differenze sono tali da far pensare che il gusto personale avesse comunque il sopravvento. Ognuno aveva un’idea di casa, che cercava di realizzare secondo un individualissimo progetto

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione