I resti di un edificio abitato ai tempi di Giulio Cesare, nell’attuale territorio comunale di Licata, in Sicilia, riservano nuove sorprese. Chi lì risiedeva, iniziò a capire che avrebbe potuto avviare un nuovo percorso professionale..

Nell’ambito delle attività di scavo condotte nell’area archeologica di Finziade, presso Licata, è venuta alla luce una scoperta di straordinario interesse: una matrice raffigurante il volto della mitologica Medusa. Lo annunciano, in queste ore, il Finziade Project, il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi e la Regione Siciliana. Questo suggestivo ritrovamento, avvenuto all’interno della cosiddetta “casa 18“, permette di acquisire nuove importanti informazioni su un luogo che nel I secolo a.C. fu trasformato in un laboratorio artigianale, dove si producevano oggetti decorativi, incluse maschere teatrali. Lo stampo poteva essere utilizzato sia per produrre maschere da indossare che come matrice per figure in gesso o in ceramica.

Il luogo del ritrovamento: Finziade, tra storia e archeologia
Finziade, l’antica città che oggi corrisponde a un’area archeologica nei pressi di Licata, fu fondata nel IV secolo a.C. dai Siracusani per consolidare il loro controllo sulla Sicilia meridionale. Situata in una posizione strategica vicino al fiume Salso e affacciata sul mare, Finziade ebbe un ruolo chiave sia come avamposto militare sia come centro commerciale. Con il passare dei secoli, la città conobbe diverse fasi di sviluppo e declino, riflettendo le turbolenze politiche e sociali che caratterizzarono la storia dell’isola.
La “casa 18”, dove è stato rinvenuto lo stampo, appartiene a una fase tardo-repubblicana, quando Finziade era ormai integrata nell’amministrazione romana. Originariamente progettata come abitazione privata, la casa fu successivamente riconvertita in un laboratorio artigianale, probabilmente in risposta alle mutate esigenze economiche e sociali. Qui, gli archeologi hanno trovato diverse matrici utilizzate per la produzione di maschere e altri oggetti decorativi, testimoniando un’intensa attività produttiva legata all’arte e all’artigianato.
L’arte degli stampi: dal mito alla tecnica
Lo stampo rinvenuto raffigura probabilmente il volto di Medusa, una delle figure più iconiche della mitologia greca. Con il suo sguardo pietrificante e la chioma di serpenti, Medusa è stata a lungo un simbolo di protezione e potere apotropaico. Nell’antichità, immagini di Medusa venivano spesso utilizzate per decorare scudi, architravi e oggetti votivi, con l’intento di allontanare il male e proteggere chi li possedeva.
La tecnica dello stampo, ampiamente utilizzata nell’antichità, consentiva di produrre in serie oggetti decorativi e funzionali. Questo metodo prevedeva la realizzazione di una matrice, solitamente in argilla, gesso o metallo, da cui si potevano ottenere riproduzioni in materiali diversi. Nel caso di maschere teatrali, gli stampi erano fondamentali per creare elementi scenici rapidamente e con un alto grado di dettaglio, permettendo di soddisfare la crescente domanda legata alle rappresentazioni drammatiche.
L’uso degli stampi si estendeva anche alla produzione di ceramiche e statue. In alcuni casi, venivano realizzati calchi dal vero, una pratica che consentiva di riprodurre fedelmente volti umani o particolari anatomici. Questa tecnica non solo testimonia l’abilità tecnica degli artigiani antichi, ma rivela anche un’attenzione per il realismo che caratterizzava l’arte classica.
1. Preparazione della matrice per lo stampo
- Materiale dello stampo: Lo stampo poteva essere in gesso o argilla. La scelta dipende dalla necessità di riprodurre dettagli fini e dalla facilità di estrazione della maschera.
- Modello iniziale: Lo stampo veniva e viene solitamente creato a partire da un modello in argilla, modellato secondo il design desiderato. Oppure, più semplicemente, l’argilla fresca veniva compressa su un fregio o sul volto di una statua, ottenendo un negativo, cavo. Ciò consentiva di disporre di un stampo, senza troppa fatica.
- Trattamento dello stampo: Prima di colarvi il gesso, lo stampo veniva e viene trattato con un distaccante (ad esempio, olio, grasso animale sapone liquido, cera o vaselina) per evitare che il gesso vi aderisca e si danneggi durante la rimozione. Lo stampo poteva essere utilizzato anche per realizzare oggetti di terracotta. Bastava comprimere l’argilla nella matrice anziché versare gesso.
2. Preparazione del gesso
- Si mescola polvere di gesso con acqua in un recipiente. La proporzione tipica è 2 parti di polvere di gesso per 1 parte di acqua. Per rendere meno fragile il gesso si aggiunge colla al composto.
- Il gesso va versato gradualmente nell’acqua, senza mescolare immediatamente, per evitare grumi. Poi va aggiunta, se si vuole rafforzarlo, la colla- Dopo pochi minuti, si mescola con movimenti delicati fino a ottenere una consistenza liscia e uniforme, simile a una pastella.
3. Colata del gesso nello stampo
- Prima colata: Si versa uno strato sottile di gesso nello stampo e si utilizza un pennello per distribuirlo uniformemente, assicurandosi che riempia tutti i dettagli più fini.
- Rinforzo: Per dare maggiore robustezza alla maschera, dopo il primo strato si può aggiungere garza o fibra tessile, che viene incorporata in uno strato successivo di gesso.
- Strati aggiuntivi: Si versa altro gesso sopra lo strato iniziale, costruendo gradualmente lo spessore desiderato.
4. Asciugatura
- Il gesso si solidifica abbastanza rapidamente, ma è importante lasciarlo asciugare completamente per evitare fragilità o deformazioni. Il tempo di asciugatura varia da poche ore a qualche giorno, a seconda dello spessore e delle condizioni ambientali (temperatura e umidità).
5. Rimozione della maschera dallo stampo
- Una volta asciutto, la maschera viene estratta con attenzione. Se lo stampo è rigido (ad esempio, in gesso), bisogna procedere con estrema cautela per non danneggiare i bordi o i dettagli.
- Se lo stampo è flessibile (ad esempio in silicone), la maschera si può estrarre più facilmente grazie alla deformabilità del materiale.
Il “Finziade Project”: un modello di ricerca multidisciplinare
Il ritrovamento dello stampo di Medusa è il frutto delle ricerche condotte nell’ambito del “Finziade Project”, un’iniziativa che vede la collaborazione tra il Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento e il Cnr-Ispc di Catania. Sotto la direzione degli archeologi Alessio Toscano Raffa e Maria Concetta Parello, e con il supporto logistico di Rosario Callea, il progetto si propone di esplorare e valorizzare il patrimonio archeologico di Finziade, utilizzando tecnologie avanzate e approcci multidisciplinari.