Strepitoso reperto romano scoperto in un campo col metal detector. Cosa rappresenta? Perché una donna avvolta da protuberanze maschili? Le sorprendenti risposte degli esperti

C’è qualcosa di magico nell’immagine di un tesoro che emerge delicatamente dalla terra. Il metal detector avverte qualcosa, la pala scava, finché l’oggetto nascosto da millenni torna a brillare. Ogni scavo è un viaggio nel tempo, ogni ritrovamento una finestra aperta sul passato.

Il reperto, portato alla luce in un campo del villaggio di Sedgeford, vicino a Hunstanton, è uno dei pezzi archeologici romani più belli trovati dai detectoristi nel 2024 nel regno Unito.

E’ caratterizzato da una splendida montatura e da una pietra rosso scuro. Misura 18,2 mm, ma la raffigurazione della dea Diana è ricca di dettagli. E nasconde più di un segreto. E’ probabilmente legata ad una donna orgogliosa della propria femminilità. Che sapeva rinunciare alle profferte degli uomini ed era in grado di annichilirli. Com’è possibile dire tutto ciò? E ai tempi dei Romani? Evidentemente sì. Specie durante l’Impero.

Le donne che nascevano nelle famiglie dell’alta società erano molto istruite e, intellettualmente, molto libere. L’anello, che a prima vista, sembrerebbe raffigurare Eros che lancia la freccia, si rivela, a un’osservazione ravvicinata, ben più complesso. Richiama Diana e, probabilmente Diana e Atteone, mito che – potremmo dire – è proto-femminista o, se vi andassero termini meno legati all’epoca moderna, a favore del mondo femminile. Perché? Lo vedremo poco più sotto e, contestualmente, ci occuperemo del mistero dei “serpenti” che scendono dalla schiena della figura e che per la verità, somigliano a qualcos’altro.

L’archeologa Helen Geake, responsabile della catalogazione degli oggetti per il Portable Antiquities Scheme – che si è occupata del gioiello, dopo il ritrovamento – descrive gli anelli come frammenti di vita quotidiana persi e ritrovati attraverso i secoli. E sottolinea come numerosi siano i ritrovamenti di essi, durante arature o ricerche con metal detector. «Gli anelli d’oro sono tra gli oggetti che si perdono più facilmente: li si toglie per lavarsi le mani, o le dita cambiano dimensione. Ed eccoli lì, nascosti nel terreno, in attesa di essere riscoperti», spiega la dottoressa Geake. Particolare attenzione merita questo splendido anello femminile che rivela una ambivalenza legata al soggetto rappresentato. La figura “ha l’arco in una mano, con l’altra cerca di prendere una freccia e c’è persino un animale con il musetto e la zampa alzata”. Un cane o, come parrebbe, un capriolo o un cervide? Il cane e il cervo sono collegati a Diana.

Era di una nobildonna orgogliosa

L’anello era certamente indossato da una donna dell’élite. La lavorazione dell’oro è raffinatissima. Il gioiello, riccamente decorato, presenta, nella parte aurea, delle somiglianze con un pendente rinvenuto nel tesoro di Thetford, risalente al IV secolo e potrebbe addirittura provenire dalla stessa bottega. La gemma intagliata è ricca di dettagli nonostante le dimensioni minute. L’intaglio stesso fu certamente ordinato dalla proprietaria o da una persona a lei molto vicina. Gli anelli con sigilli erano personalissimi poiché, con essi, si chiudevano la corrispondenza e i materiali in viaggio, si firmavano contratti, ci si faceva riconoscere, quando si inviava un biglietto d’amore o un ordine o una richiesta di denaro. Erano, insomma, le splendide password e credenziali dell’epoca, oltre ad essere eleganti gioielli e status symbol.

Il peso dei secoli non ha intaccato la raffinata lavorazione di questo anello che nasconde interpretazioni ambivalenti. Andrew Williams/Norfolk County Council

Fu lei a scegliere questa immagine

Le immagini scelte per essere intagliate su pietre erano speculari alla psicologia del proprietario, riflettendone, nel profondo la personalità e le ambizioni. Un po’ come i tatuaggi, nel nostro mondo. Il committente poteva anche chiedere una particolare interpretazione del soggetto, per personalizzarla ulteriormente e rendere l’oggetto unico, quanto il “bollo” del sigillo. E’ quindi assai probabile che questa donna abbia scelto una gemma color sangue e amore. Un rosso matrimoniale, verrebbe da dire, perché questo era il colore della passione nuziale. Avrebbe potuto essere Eros, il protagonista intagliato in quell’ovale. E, a prima vista, poteva certo sembrare lui. Ma lei scelse in ambiguità, per l’intaglio. Qualcuno che ricordasse superficialmente Amore, ma che, dopo un’osservazione più accurata, si trasformasse in Diana, la cacciatrice, la vergine, la dea notturna legata alla luna e agli animali. Sì, la Casta Diva. La dea casta.

Le protuberanze serpentiformi

L’intaglio è di piccole dimensioni e gli ingrandimenti dell’immagine – per quanto indispensabili per capire il soggetto – tendono a rendere più rigido il lavoro stesso. Ma vi appare un personaggio con capelli a caschetto e alcune piccola corna – Diana ha spesso un diadema lunato, perché è profondamente legata a quel satellite – che impugna una freccia raccolta dalla faretra, alle sue spalle, per incoccarla nell’arco. Essa procede saltando quello che appare come un piccolo di cervo o un capriolo.

Uno degli aspetti più intriganti di questo anello sono alcuni intagli che vogliono ricordare protuberanze rastremate a forma di serpente o di qualcosa che ci appare assai evidente, nel suo significato di “genere”.

Diana o Artemide, con l’arco, potrebbe essere attorniata da attributi maschili. In questa visione, Artemide assume una postura che evoca il dio dell’amore: il corpo sinuoso e l’arco teso sembrano suggerire il richiamo della seduzione, ma la sua identità si chiarisce attraverso dettagli distintivi e simbolici.

Il peso dei secoli non ha intaccato la raffinata lavorazione di questo anello che nasconde interpretazioni ambivalenti. Andrew Williams/Norfolk County Council

I “serpenti” dietro schiena si collegano, per opposizione, all’idea di DianaArtemide come casta e distante, richiamando la dualità sessuale e il potere rigenerativo della natura. I serpenti, tentatori, sono dietro le spalle. Simbolo di trasformazione, i serpenti rimandano a organi maschili, suggerendo un’iconografia che sfida il binarismo di genere e richiama i miti primordiali della fertilità. Artemide, così rappresentata, si erge come figura che abbraccia il tutto: cacciatrice e seduttrice, punitrice degli uomini, custode della vita e della morte. Altre dee dell’antichità potevano essere rappresentate con serpenti. Ecate: Dea greco-romana della magia, della stregoneria e degli incroci, è talvolta associata ai serpenti, simboli di saggezza occulta e rigenerazione. Nell’iconografia, può essere rappresentata con serpenti o accompagnata da essi.

Demetra: In alcune rappresentazioni, Demetra, dea dell’agricoltura e della fertilità, è raffigurata su un carro trainato da serpenti alati, simboli di rinnovamento e ciclo della vita.

Serpenti che richiamo “entità maschili”, che, peraltro, nel mondo romano portavano fortuna, come i cornetti napoletani di cui sono antenati.

La dea che rifiuta gli uomini. E li punisce

La castità di Diana, dea della caccia e della luna nella mitologia romana, è un tratto distintivo del suo carattere divino. Diana, equivalente alla dea greca Artemide, è spesso raffigurata come una figura indipendente, lontana dalle passioni terrene e dagli affetti amorosi. Il motivo principale della sua castità è il suo legame con la natura selvaggia e incontaminata, simbolo di purezza e libertà. Secondo il mito, fin da giovane, Diana chiese a suo padre Giove di poter rimanere vergine per sempre, desiderando dedicare la sua vita alla caccia e alla protezione delle foreste. Giove, acconsentendo alla sua richiesta, le conferì questo privilegio.

Diana, come divinità vergine, protegge le ninfe e punisce severamente chiunque violi la sua purezza o quella delle sue compagne. Uno dei miti più emblematici che illustra il rifiuto degli uomini da parte di Diana è quello di Atteone. Atteone, un cacciatore, si imbatté accidentalmente nella dea mentre lei si stava bagnando, con le ninfe, in una fonte. Offesa per essere stata vista nuda, Diana lo trasformò in un cervo. Successivamente, Atteone, essendo divenuto un cervo, fu sbranato dai suoi stessi cani da caccia, che non lo riconobbero. Questo mito sottolinea la severità con cui Diana protegge la sua verginità e la distanza incolmabile tra il mondo umano e il suo regno sacro. La castità di Diana simboleggia l’ideale di purezza inviolabile, la sua forza interiore e l’autonomia rispetto alle pulsioni. Forse anche la donna romana, che portava questo anello al dito, aveva un carattere così. O aspirava – quantomeno – a diventare simile a Diana. E ad essere, da essa, protetta.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa