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Trovata con metal detector moneta romana d’oro dell’imperatore 20enne trucidato con il padre a Terni


Padre e figlio, imperatori romani discendenti di una famiglia di origine etrusca, furono trucidati dalle proprie truppe tra Terni e Perugia, in Umbria. Una testimonianza monetaria riferita al loro regno breve e drammatico è venuta alla luce in un campo ungherese. La moneta d’oro, romana, battuta dall’imperatore ventenne Volusiano, è stata recuperata grazie a un metal detector da un ricercatore del Museo Rippl-Rónai di Kaposvár, in Ungheria, durante un sopralluogo compiuto con volontari del museo stesso, nei giorni scorsi.

Il gruppo aveva identificato i resti di un insediamento romano nella contea di Somogy, nel sud-ovest dell’Ungheria e stava perlustrando la zona – il punto esatto del ritrovamento è stato mantenuto segreto – anche con l’uso di strumenti di rilevamento.

Altri reperti scoperti includono monete romane d’argento e di bronzo (tra cui una dell’imperatore Probo del III secolo), una chiave di bronzo, un anello d’argento con iscrizioni e una spilla di vetro.

La zona in cui è avvenuta la scoperta e la moneta romana – recto e verso – nella fotografia scattata da Krisztián Balla

La moneta d’oro (5,6 grammi) è particolarmente preziosa non solo per il materiale di cui è costituita, ma per la qualità del conio lo stato di conservazione e per il tempo limitato – due anni – in cui Volusiano fu imperatore. Un lato della moneta presenta un ritratto dell’imperatore con una corona di raggi in testa, mentre l’altro lato raffigura Libertas, la personificazione della libertà.

Volusiano era originario dell’Umbria ed era figlio dell’imperatore romano Treboniano Gallo e di Afinia Bebiana; aveva anche una sorella, di nome Vibia Galla. I padre di Volusiano, Treboniano, era nato ad Ubianum – oggi Monte Vibiano Vecchio, frazione del comune di Marsciano, in provincia di Perugia – da una famiglia dell’aristocrazia senatoriale, probabilmente di origine etrusca. Ci soffermiamo per un istante sulla storia del padre di Volusiano per mettere a fuoco il periodo caratterizzato da enormi e rapidi rivolgimenti, a causa di colpi di stato militari.

Quando il 1º luglio 251, gli imperatori Decio ed Erennio Etrusco morirono nella battaglia di Abrittus per mano dei Goti, il padre di Volusiano, Treboniano, fu acclamato imperatore dai soldati sul campo di battaglia, ma con un’ombra densa e cupa. Secondo qualcuno Treboniano, chiamato a dar man forte militare agli imperatori, temporeggiò assecondando, con la sua astensione, il corso infausto della battaglia. La fine dei due imperatori gli consentì di sostituirli. Il ventenne Volusiano venne associato dal padre al ruolo di imperatore. Ma in un paio d’anni tutto finì, nel sangue.

Nel 253, allo scopo di combattere il generale ribelle Marco Emilio Emiliano, proclamato imperatore dalle truppe danubiane, Treboniano e Volusiano lasciarono Roma alla testa dell’esercito, diretti a nord. Avevano percorso un limitato tratto di strada quando a Interamna Nahars (oggi Terni), si sparse la voce che Emiliano era penetrato in Italia e che si stava avvicinando rapidamente: i soldati della scorta di Treboniano – forse comprati dal generale -, si ribellarono e uccisero lui e Volusiano nei pressi di una frazione del comune di Foligno, in provincia di Perugia.