E se scavi in giardino e trovi una cosa così? Be’, non è uno scarto, ma un “tesoro”. Ha 3mila anni. Gli archeologi ci spiegano cos’è

Non è il blocco di un vecchio motore. Non è il groviglio di materiale del fondo di un’officina. Tutto è disposto in uno strano ordine-disordine, come se qualcuno l’avesse sistemato così, rigido e coeso, come un’opera d’arte che simuli una tecnologia perduta. In verità non è un’opera dada o patafisica, un po’ irridente, ma è speranza e dramma vissuto da una comunità umana.

Ciò che vediamo è un deposito-valori di circa 3mila anni fa. Vi si distinguono medaglioni, umboni, forse decorazioni per i finimenti per cavalli, collane, braccialetti, contenitori.

La maggior parte di essi sono di bronzo. La forma anomala della composizione degli oggetti – che nell’insieme paiono un’opera d’arte novecentesca dell’artista Cesar – è stata causata dalla presenza originaria di un sacco nel quale gli oggetti bronzei vennero riposti.

In quel punto venne scavata una buca. Il sacco con i preziosi di bronzo venne calato in essa. Poi, con il tempo, la stoffa si degradò fino a scomparire, ma il contenuto era bloccato da terra e ruggine. Così tutto l’interno mantenne la precisa posizione del momento in cui il sacco, migliaia di anni fa, fu nascosto nella buca. Il sorprendente deposito che dovrà essere ora portato sul bancone di un laboratorio e smontato delicatamente pezzo per per pezzo, è stato scoperto in queste settimane del 2024, durante uno scavo archeologico universitario, sulla cima della collina di Verebce-Bérc sorgeva, tra VII-VI a.C., dove sorgeva una città fortificata. L’insediamento fu probabilmente distrutto in seguito a un assedio. La città perduta si trova sui monti Bükk nel nord-est dell’Ungheria. Le ricerche sul terreno e attraverso saggi e scavi sono state condotte e coordinate dal Dipartimento di archeologia dell’ Università Elte Btk.

Tecnicamente la cittadina sorse nell’Età del ferro, ma il bronzo non era stato oggetto – almeno agli inizi – di una svalutazione. Fu per questo che esso appare ancora nei depositi di quest’epoca. Perché tanti pezzi di bronzo? Perché essi venivano usati come monete per pagare nei casi il semplice baratto non fosse possibile. E soprattutto costituivano una buona forma di tesaurizzazione. Il surplus del guadagno veniva immobilizzato in un valore certo. Nei depositi possiamo trovare, generalmente, oggetti praticamente nuovi – soprattutto asce -, utensili o gioielli, molto spesso oggetto di usura. Il valore era dato dal metallo che poteva essere rifuso per produrre nuovi oggetti. Così molte famiglie creavano il proprio deposito sotto casa. O depositi votivi offertoriali venivano interrati presso i templi. Dobbiamo ricordare che anche le derrate alimentari venivano conservate in silos scavati nel terreno. Quello che andava conservato, doveva essere sepolto.

La scoperta del bronzo e il suo valore nell’antichità

La scoperta del bronzo segna una delle grandi svolte tecnologiche della preistoria umana. Il bronzo è una lega composta principalmente da rame e stagno, utilizzata per la prima volta intorno al 3300 a.C. durante l’età del Bronzo, un periodo caratterizzato dall’uso estensivo di questa lega per la creazione di strumenti, armi e oggetti decorativi. L’uso del bronzo ha permesso di migliorare la durezza e la resistenza degli utensili rispetto a quelli in pietra o rame puro, conferendo alla società che padroneggiava questa tecnologia un grande vantaggio.

Nell’antichità, il bronzo divenne simbolo di prestigio e potere. Le civiltà mesopotamiche, egiziane, minoiche e micenee, solo per citarne alcune, si basavano ampiamente su questa risorsa per le loro attività economiche e militari. Il bronzo era ricercato per la produzione di armi come spade e lance, ma anche di oggetti di uso quotidiano come asce, coltelli, contenitori e ornamenti. La sua disponibilità influenzava direttamente le dinamiche di commercio e potere, creando rotte commerciali per l’approvvigionamento di rame e stagno, spesso da regioni lontane. Questi metalli erano difficili da reperire insieme, il che accresceva il valore del bronzo.

I tesoretti e i depositi di bronzo

Nel corso dei secoli, innumerevoli tesoretti e depositi di bronzo sono stati scoperti, spesso nascosti durante periodi di guerra o crisi. Questi accumuli di oggetti in bronzo, spesso trovati in aree sepolte o sotto edifici, erano utilizzati come riserve di ricchezza. Tra i più noti, vi sono i tesori trovati in Europa settentrionale, dove i depositi di asce, spade e gioielli in bronzo testimoniano la grandezza e l’importanza di questa lega nell’economia e nella società antica.

La presenza di questi tesoretti è anche un indizio di un’economia in cui il metallo aveva valore di scambio e veniva usato per accumulare ricchezze. Tuttavia, questi accumuli non erano solo economici: a volte i depositi di bronzo erano offerti come doni votivi agli dei, un segno dell’importanza simbolica che il metallo aveva nelle società antiche.

Il crollo del valore del bronzo con la scoperta del ferro

La transizione dall’età del Bronzo all’età del Ferro, iniziata intorno al XII secolo a.C., segna una trasformazione cruciale nell’economia e nella tecnologia antica. Il ferro, pur essendo noto anche durante l’età del Bronzo, era raro e considerato prezioso. Tuttavia, col tempo, si svilupparono le tecnologie per estrarre e lavorare il ferro su larga scala, rendendolo più abbondante e accessibile. Il ferro si dimostrò superiore al bronzo in molti aspetti: era più resistente e, sebbene più difficile da lavorare inizialmente, divenne progressivamente meno costoso poiché il ferro era più abbondante del rame e dello stagno.

Con la diffusione del ferro, il valore del bronzo cominciò a diminuire. La domanda per il bronzo scese, specialmente per le armi e gli strumenti, causando una sorta di deprezzamento del metallo. Tuttavia, è difficile accertare con precisione l’entità del crollo del valore del bronzo in termini economici, poiché le civiltà che continuarono a utilizzarlo lo associavano spesso a un valore simbolico e cerimoniale, specialmente in contesti religiosi e artistici.

La crisi economica associata

Non è chiaro se ci fu una crisi economica globale concomitante con la transizione al ferro, ma alcuni indizi suggeriscono che il cambiamento tecnologico abbia potuto destabilizzare le economie basate sul commercio di rame e stagno. Il declino delle civiltà della tarda età del Bronzo, come i Micenei, gli Ittiti e gli Egizi, coincide in parte con l’introduzione del ferro. Tuttavia, la crisi di fine Età del Bronzo fu probabilmente multifattoriale, causata anche da guerre, disastri naturali e migrazioni. Il cambiamento nella disponibilità di materiali e la diffusione di nuove tecnologie metallurgiche potrebbe aver contribuito all’instabilità economica e sociale, creando un clima di incertezza per i commercianti e gli artigiani che si basavano sul bronzo.

In conclusione, la scoperta del ferro non solo rivoluzionò il panorama tecnologico, ma influenzò profondamente anche l’economia e la società dell’epoca, determinando una progressiva svalutazione del bronzo e ponendo fine alla sua centralità nel mondo antico.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa