La macchina viene fermata e vengono posticipati i lavori per la costruzione del magazzino aziendale. Questi indizi non si possono ignorare. Arrivano gli archeologi. Si tratta di un articolato sito celtico. I celti sono europei ed anche italiani. Buona parte dell’Italia settentrionale è celtica, a livello di origini. Quindi – centralmente – la Francia. Quindi, ancora, la Gran Bretagna; poi alcune aree della Germania, soprattutto quelle verso il territorio francese.
Durante uno scavo di salvataggio nella zona industriale di Hölderacker, a Endingen am Kaiserstuhl – un Comune tedesco di 9.021 abitanti, situato nel land del Baden-Württemberg. al confine con Francia e Svizzera – è stato portato alla luce questo complesso funerario celtico risalente alla prima età del ferro. L’area scoperta, definita dagli esperti come un “giardino tombale” unico nel suo genere, consiste in un rilievo quadrato di 15 x 15 metri contenente 18 sepolture distribuite in 17 fosse tombali. Questo rinvenimento rappresenta un evento straordinario, poiché complessi tombali comparabili non sono mai stati documentati prima nel Baden-Württemberg. Dato il numero il numero limitato di sepolture si può pensare ad un nucleo familiare, distribuito in un dato arco di tempo. Se si tratta di una tomba di famiglia lo stabiliranno le indagini di laboratorio sui resti.
Gli scavi, eseguiti quest’anno (2024), sono stati condotti dalla società specializzata ArchaeoTask GmbH di Engen, con il supporto tecnico dell’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti (LAD) del consiglio regionale di Stoccarda. L’intervento si è reso necessario in previsione dell’ampliamento delle aree di stoccaggio di un’azienda locale.
Caratteristiche del giardino tombale
Secondo Marcel El-Kassem, archeologo responsabile del LAD, la maggior parte delle sepolture era disposta in fosse ovali o rettangolari, apparentemente organizzate intorno a una tomba centrale contenente una doppia sepoltura. Altre tombe sono state rinvenute al di fuori del perimetro principale del giardino e una ulteriore sepoltura si trovava sul fondo di un ampio fossato. Questa organizzazione spaziale suggerisce una suddivisione interna del giardino tombale destinata a specifici gruppi della comunità.
Un’analisi antropologica preliminare ha permesso di identificare che circa la metà dei defunti erano adulti, mentre il resto era costituito da giovani adulti e bambini.
Reperti e contesto storico
Purtroppo, oltre il 60% delle tombe era già stato saccheggiato in epoche passate. Nonostante ciò, gli archeologi hanno recuperato importanti elementi di corredo funerario – che hanno permesso, grazie al profilo stilistico degli oggetti, di stabilire la cultura di provenienza di questa comunità – tra cui spille in bronzo con intarsi di corallo, un braccialetto di bronzo, due anelli per caviglia, un braccialetto di materiale organico (caustobiolite, cioè una sorta di duro carbone fossile) e un anello d’argento. Questi reperti consentono di datare il complesso funerario al primo periodo di La Tène (450-250 a.C.), una fase della prima età del ferro caratterizzata da significative innovazioni culturali e artigianali.
Le tombe celtiche di questo periodo nel Baden-Württemberg sono generalmente associate a tumuli funerari o a piccoli campi sepolcrali, mentre i giardini tombali con chiari sistemi di recinzione sono più comuni nella tarda età del ferro e nei primi contesti romani. Tuttavia, il giardino tombale di Endingen si distingue per la sua eccezionale conservazione e per la disposizione ordinata delle sepolture. L’unico confronto possibile è con un piccolo giardino tombale scoperto in Alsazia, che ospitava solo due sepolture.
Prospettive di studio
Gli studi antropologici e bioarcheologici che seguiranno permetteranno di approfondire molti aspetti della vita degli antichi Celti dell’Alto Reno meridionale. Sarà possibile determinare l’età alla morte, il sesso, l’origine, i rapporti familiari, lo stato di salute e le abitudini alimentari dei defunti. Questi dati contribuiranno a delineare un quadro più dettagliato della società celtica e delle sue pratiche funerarie.
I Celti in Italia: le popolazioni galliche
Anche l’Italia ha ospitato significative comunità celtiche, conosciute collettivamente come Galli. A partire dal V secolo a.C., queste popolazioni si insediarono principalmente nella Pianura Padana. Popolazioni gallo-celtiche come i Senoni raggiunsero le Marche. I Galli portarono con sé una cultura distintiva, che influenzò profondamente le popolazioni locali, come gli Etruschi e i Romani.
I Celti d’Italia erano noti per la loro abilità guerriera, ma anche per le loro attività agricole e artigianali. Le città celtiche, spesso fortificate, erano centri vitali di commercio e produzione. Celebri sono i ritrovamenti di armi, gioielli e ceramiche, che testimoniano l’abilità artistica e la complessità sociale di queste comunità.
La presenza celtica in Italia terminò gradualmente con l’espansione di Roma. Dopo la conquista della Gallia Cisalpina nel II secolo a.C., i Celti furono assimilati nel mondo romano, perdendo progressivamente la loro identità culturale autonoma. Tuttavia, le tracce della loro influenza sono ancora visibili, soprattutto nell’archeologia e nei toponimi della regione padana, a testimonianza di un passato intrecciato con quello delle altre civiltà italiche.
L’origine celto-gallica di alcune popolazioni italiane: un retaggio della Gallia Cisalpina
L’Italia settentrionale, nel corso del I millennio a.C., fu teatro di un’intensa migrazione di popoli celto-gallici provenienti dalle regioni transalpine. Questi gruppi, attratti dalle fertili pianure del Po e dalle opportunità offerte dal clima temperato, si stabilirono in quella che i Romani chiamarono Gallia Cisalpina (Gallia al di qua delle Alpi). Tale regione comprendeva l’attuale Pianura Padana, estendendosi dall’odierna Liguria fino al confine con la Venezia Euganea e abbracciando le province che oggi corrispondono a Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e parte del Veneto.
Tra le principali tribù galliche che occuparono queste terre si annoverano gli Insubri, stanziati nell’area corrispondente all’odierna Lombardia, con il centro principale a Mediolanum (Milano); i Cenomani, che occuparono la fascia orientale della pianura, nell’area di Brescia e Verona; i Boi, insediati principalmente in Emilia (con centri importanti come Bononia, l’attuale Bologna); e i Lingoni, stanziati tra l’attuale Emilia orientale e parte della Romagna.
Questi popoli introdussero significative innovazioni nella regione, tra cui tecniche agricole avanzate e l’uso diffuso del ferro, contribuendo alla creazione di una cultura materiale che combinava elementi celtici e locali. I Celti della Gallia Cisalpina svilupparono una rete commerciale con i centri etruschi e greci della penisola, favorendo uno scambio culturale che arricchì il tessuto economico e artistico della regione.
La Gallia Cisalpina divenne anche un terreno di scontro con i Romani, che ambivano a controllare le sue fertili pianure. Le guerre galliche, culminate con la vittoria di Roma nel III secolo a.C., portarono alla progressiva romanizzazione dell’area. Tuttavia, le influenze celtiche perdurarono per secoli, visibili nei toponimi, nelle tradizioni locali e persino nei dialetti.
La presenza celto-gallica è dunque un elemento fondamentale per comprendere la stratificazione culturale dell’Italia settentrionale, un crocevia in cui il mondo celtico incontrò e si fuse con la civiltà romana, lasciando un’impronta indelebile nella storia della penisola.