La domanda che serpeggia tra archeologi e volontari senza mai che sia posta in modo esplicito, è affascinante e suggestiva: ci troviamo di fronte a un palazzo di residenza temporanea costruito dall’imperatore Settimio Severo – Leptis Magna, 11 aprile 146: Eboracum (York) 4 febbraio 211 – per sé, per la sua famiglia e la sua corte durante la campagna in Britannia? I resti monumentali dell’edificio e la loro sontuosità potrebbero suggerirlo. E certo se non fosse così, si tratterebbe di un dono imperiale alla città stessa.

Gli scavi archeologici presso il Carlisle Cricket Club – in corso anche in queste ore – gettando gettato nuova luce sull’importanza strategica e politica dell’antica città romana di Luguvalium, oggi Carlisle. Dobbiamo ricordare che Settimio Severo, la moglie e i figli- Caracalla e Geta – erano nel territorio di York, a quell’epoca. Carlisle e York distano 186 chilometri. Carlisle avrebbe potuto costituire un punto di riferimento imperiale per i trasferimenti operativi a nord, presso il Vallo, la struttura militare di frontiera.
Un edificio elegante per donne e uomini
Gli scavi hanno portato alla luce elementi architettonici di notevole pregio e reperti straordinariamente rari. Il sito, che ha ospitato un ampio complesso termale utilizzato sia da uomini che da donne, presenta pavimenti riscaldati e una struttura architettonica che suggerisce una destinazione d’uso di alto livello. Tra le scoperte più significative delle ultime ore, si annoverano numerose piastrelle con timbri imperiali, perline in vetro e forcine per capelli, una pinzetta per la depilazione.
Accanto a queste, altre testimonianze portate alla luce durante scavi precedenti – come le numerose pietre dure incise con divinità femminili – sono testimonianza dell’uso consistente del complesso da parte di folto pubblico femminile. Quindi non siamo in un’area strettamente militare.

Frank Giecco, direttore del progetto Uncovering Roman Carlisle, ha sottolineato come le nuove indagini stiano rivelando dettagli sempre più sorprendenti sulla conformazione dell’edificio: “Stiamo scoprendo molto di più sull’edificio, abbiamo alcuni splendidi piani di questo imponente edificio monumentale con pavimenti riscaldati”. La presenza di tali strutture avvalora l’ipotesi che non si tratti di un semplice edificio termale, ma di qualcosa di più ampio.
Il monogramma IMP è un indizio notevole

In queste ore sono venuti alla luce altri laterizi – in questo caso quadrelli, come vediamo nella fotografia – con il monogramma IMP. Il sigillo indica evidentemente che l’edificio venne fatto costruire dall’imperatore, probabilmente con proprie risorse e utilizzando forniture prodotte per lui da opifici dedicati o specializzati. La struttura è dotata di terme, ma anche di altre stanze riscaldate. Gli scavi consentiranno di capire cosa fosse questo edificio di rilevanza imperiale, per il quale, forse, l’imperatore portò con sé tecnici e manodopera del nord Africa. Settimio Severo era infatti originario del territorio libico. Stupisce anche il ritrovamento, qui, durante le scorse campagne di scavo, di sculture in arenaria, che dovevano adornare l’edificio e che presentano notevoli elementi stilistici di origine africana.
Iulia Domna, splendida moglie di Settimio, era la signora degli accampamenti. Accompagnava sempre il marito in guerra. Forse le terme furono finanziate dall’imperatore e dedicate a lei. Durante gli scavi delle ultime stagioni è stata trovata anche un’iscrizione dedicatoria alla Madre del Senato. Dagli scarichi recuperate numerose forcine per le acconciature femminili e gemme intagliate con divinità anch’esse femminili. Le donne erano probabilmente compagne degli ufficiali e forse anche membri della corte
Il contesto storico: Settimio Severo e il Vallo di Adriano
Settimio Severo, imperatore dal 193 al 211 d.C., trascorse gli ultimi anni del suo regno in Britannia, impegnato in una campagna militare volta a consolidare il controllo romano oltre il Vallo di Adriano. Sappiamo che stabilì il suo quartier generale a Eboracum (l’attuale York), ma è plausibile che avesse predisposto residenze di rappresentanza lungo le vie strategiche dell’isola. Carlisle, con la sua posizione chiave nei pressi del Vallo e la sua importanza come nodo militare e commerciale, sarebbe stata una scelta logica.
La scoperta di piastrelle con marchi imperiali è un indizio cruciale: se l’edificio fosse stato costruito o ristrutturato sotto l’egida diretta dell’amministrazione imperiale, potremmo trovarci di fronte a una residenza destinata all’imperatore stesso o alla sua famiglia. Le strutture termali, inoltre, suggeriscono un luogo di soggiorno prolungato, piuttosto che un semplice edificio amministrativo o militare.
Un altro indizio nei tubuli fittili

L’architettura romana è celebre per la sua straordinaria capacità ingegneristica, e tra le sue innovazioni più affascinanti si annovera l’uso dei tubuli fittili nelle costruzioni voltate. Diversi tubuli per volte sono stati trovati propri in queste ore a Carlisle, come vediamo. Si tratta di un sistema ingegnoso, spesso erroneamente assimilato all’uso delle anfore per l’alleggerimento delle volte, ma che in realtà introduce un metodo costruttivo innovativo e rivoluzionario. Esso fu utilizzato inizialmente soprattutto nel Nord Africa, area di provenienza di Settimio Severo.
Mentre le anfore erano impiegate esclusivamente per ridurre il peso della gettata di calcestruzzo, i tubuli fittili, prodotti appositamente per la costruzione, permettevano di realizzare volte autoportanti, eliminando la necessità delle centinature lignee. Questa tecnica si sviluppò nelle province dell’Africa settentrionale nel II secolo d.C., dove la scarsità di legname impose soluzioni alternative per la costruzione di coperture. Come possiamo vedere, i tubuli fittili possono essere assemblati facilmente. Somigliano, per certi aspetti, ai nostri coni-gelato. Si possono impilare o, cambiando progressivamente inclinazione, possono creare una linea curva.
L’ingegnosità dei tubuli fittili

Per non crollare, le volte del tetto dovevano essere costruite, appoggiandosi a una struttura di legno sottostante, Lì sopra potevano essere murati i mattoni. A differenza delle centinature lignee integrate con mattoni e tegole – come attestato nelle Grandi Terme di Villa Adriana o nelle Terme di Caracalla – l’uso dei tubuli fittili consentiva di erigere direttamente superfici voltate leggere e sottili. L’elemento base di questa tecnica era un piccolo modulo in terracotta, simile a una bottiglia priva di fondo, che si innestava con altri tubuli grazie alla sua configurazione cava e alla terminazione a collo di bottiglia. Questa connessione a cerniera permetteva di creare archi e volte con estrema flessibilità.
Diffusione e sviluppo della tecnica
A partire dal II secolo d.C., l’uso dei tubuli fittili si estese dall’Africa all’Italia e ad altre regioni europee, grazie ai commerci marittimi. Le ricerche archeologiche subacquee hanno rivelato numerosi relitti con carichi di questi tubuli diretti verso le coste italiane, francesi e spagnole.
Caratteristiche tecniche e realizzazione
I tubuli utilizzati variavano leggermente in forma e dimensioni a seconda del contesto geografico. Il diametro del cilindro di base oscillava tra i 5 e gli 8 cm, mentre la lunghezza variava tra i 13 e i 22 cm. Il loro assemblaggio era facilitato dalla presa rapida della malta di gesso, che garantiva stabilità strutturale senza necessità di centinature lignee.
Per la costruzione degli archi, si procedeva simultaneamente dai due estremi verso il centro, chiudendo la struttura con un elemento cilindrico privo di beccuccio. La stabilità laterale veniva assicurata dalla malta applicata sull’estradosso degli archi contigui.
Origini e precedenti storici
L’origine della tecnica è ancora dibattuta. Se la sua grande diffusione nelle province africane è ben documentata dal II secolo d.C., esistono esempi precedenti che suggeriscono un’origine più antica. A Morgantina, in Sicilia, un edificio termale ellenistico del III secolo a.C. presenta volte a botte e una cupola realizzate con tubuli cavi. Anche in Cisalpina, i forni di ceramisti e panifici d’età imperiale mostrano un impiego precoce di piccoli tubi fittili.