Garibaldi, con decreto del 5 ottobre 1860 dispose che la nave dovesse essere preservata, insieme al Piemonte, «in memoria della iniziativa del popolo italiano» ma, dopo la conclusione della spedizione dei Mille, passò invece al servizio della Regia Marina svolgendovi anche servizi umili e trasportando truppe e detenuti, cosa di cui Garibaldi fortemente si lamentò.
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L'oggetto è in un perfetto stato di conservazione perché era coperta da una sabbia molto fine che ha evitato il contatto con l'ossigeno, evitando fenomeni di ossidazione. Si tratta di un esemplare ad elsa piena. La straordinaria, originale riflettenza
La cloaca serviva il quartiere residenziale augusteo e fu utilizzata per tutto il I secolo d.C.; durante il periodo di attività, vi transitarono migliaia di rifiuti, come oggetti buttati via o perduti, per lo più rotti, caduti o gettati dentro i tombini o nelle canalette a cielo aperto; scarti dei pasti; deiezioni di persone e animali.
Gli archeologi in campo, che conducono lo scavo sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento, hanno individuato al momento almeno due fasi edilizie distinte: una di I sec. a.C. - I sec. d. C. ed una successiva, databile al più tardi al IV sec. d. C.
Le murature della struttura furono quasi completamente smantellate, probabilmente in epoca medievale, per essere riutilizzate altrove. Tuttavia, tutti i segni indicano che si trattava di un edificio consistente, alto forse due piani, che richiedeva grandi contrafforti negli angoli per il sostegno.
Si è conclusa nei giorni scorsi la quarta campagna di scavo dell'Istituto Archeologico Germanico di Roma a Vetulonia, nell'ambito dei resti di un misterioso edificio Durante le tre settimane di campagna è stata portata avanti l'indagine di un sito etrusco nei pressi di Vetulonia (Castiglione della Pescaia), nella Toscana meridionale. Il lavoro sul campo è stato condotto da Dr. Camilla Colombi (DAI Roma) e dalla dott.ssa Valerj Del Segato
La sepoltura è stata recuperata a Castel di Decima, un zona di Roma nell'Agro Romano, a sud della città, esternamente al Grande Raccordo Anulare e confinante con il comune di Pomezia
Si può ipotizzare che la spilla possa provenire da una sepoltura, forse sconvolta nei secoli, da successive arature. L'aratro potrebbe aver disperso progressivamente, su un'ampia area, gli oggetti artigliati dall'aratro. Il materiale in cui è stata realizzata è il bronzo, con inserti di smalto.
Il sarcofago è costituito da una cassa monolitica e da un coperchio a doppio spiovente di tufo. Le superfici interne ed esterne del sarcofago e del coperchio palesano chiaramente i segni di lavorazione lasciati dagli scalpellini che la realizzarono. Lo stato di conservazione dei resti ossei è da considerarsi piuttosto scarso, verosimilmente a causa dell’elevato grado di acidità del terreno circostante. Le ossa di presentano ancora in discreta connessione anatomica, probabilmente per l’uso di un sudario di cui non sono state identificate tracce. Al momento, per tali rinvenimenti, è possibile ipotizzare una datazione alla prima/media età imperiale
La temporalità del contesto è stata stabilita intorno al XV secolo, poiché lo stile ceramico di un vaso, un piatto e una coppia di ciotole è tardo azteco III (1400-1521 d.C.), il più raffinato in termini di manifattura dal regolare e le linee sottili della sua decorazione, supporti innovativi rispetto a pezzi di epoche precedenti e le sue pareti sottili.