Adua Martina Rosarno è stata insignita del Premio finalisti del Nocivelli 2018 per l'opera qui pubblicata:"Fondamento del mio lavoro è sicuramente il paesaggio. Qualsiasi sia lo stato d’animo che ci assale, l’azione che compiamo meccanicamente è sempre quello di imprimere quel momento nei nostri ricordi ed in questi casi i luoghi sono indubbiamente indispensabili. La fragilità di un ricordo, l’emotività che lo compone, diventano il medium prediletto dei miei paesaggi interiori. Anche la scelta cromatica è opportunamente misurata.
In tal senso, il colore a me caro è il Grigio di Payne, talvolta contaminato da altri colori, quali il verde smeraldo o il rosso primario"
Leggi tutto Adua Martina Rosarno, timide contaminazioni tra le linee dei nuovi paesaggi strutturaliLa ricercatrice, ha lavorato nei termini del restauro virtuale, portando in luce la figura. La nostra verifica conferma la portata della scoperta.Il simbolo di Matteo è un angelo, come un'aquila indica Giovanni, un toro indica Luca, un leone indica Marco. L'angelo ha una funzione segnalatrice che viene velata dalla finestra, ma insiste dietro ad essa come un'ombra attiva, sia sotto il profilo visivo che semantico. Accanto a questo piano simbolico l'Angelo ha una funzione visiva - il rivelarsi come una presenza attiva sulla parete claustrofobica del dipinto -. L'angelo inoltre è saldamente connesso con l'Annunciazione, con l'accettazione della paternità da parte di Giuseppe, con l'Annuncio ai pastori, con La resurrezione e si trova negli episodi evangelici che qui abbiamo accennato, nel Vangelo di Matteo stesso
Leggi tutto Caravaggio, c'è un Angelo dietro la finestra. La scoperta di Nadia Scardeoni apre nuove strade di ricercaLa giovane artista: "Un uomo che guarda se stesso in televisione occupa due spazi contemporaneamente? Come? Cosa è dentro, cosa fuori, quando può essere entrambe le cose insieme? Quest'opera è nata da un crescendo di interrogativi, uno sull'altro, uno dentro l'altro, a creare un'immagine che non vuole essere in ultimo una risposta ma che diventa alla fine un pensiero e una domanda essa stessa"
Leggi tutto Alessia Fiore e la Tv dipinta dentro-fuori. La vittoria nella sezione pittura del premio NocivelliPerché nei ritratti maschili di epoca rinascimentale i personaggi effigiati - nobili, ricchi borghesi, famosi intellettuali - sono in prevalenza vestiti con abiti color della notte? Perché il simbolo cromatico della tristezza e della sventura assume a un certo punto una connotazione positiva, con un totale e imprevedibile ribaltamento di significato? Nella tesi di uno studioso la soluzione dell’enigma
Leggi tutto Moda nell'arte – Perché i potenti del Cinquecento vestivano in nero?L'artista insignita del terzo premio nella sezione fotografia del Nocivelli 2018: "Si tratta di un trittico che interpreta il temperamento collerico ed appartiene ad un progetto più ampio chiamato Ruota. Il progetto trae ispirazione dalla teoria umorale rendendola l’archetipo del mio percorso di scoperta del mondo e consiste in un viaggio emozionale attraverso le diverse personalità psicologiche con l’obiettivo di trasformare la ricerca dell'invisibile in un poema visivo. La teoria umorale fonda le sue origini in Ippocrate di Kos (460 a.C. – 377 a.C.) che formulò quella che in Occidente è considerata una delle prime teorie eziologiche. In base a questa corrente di pensiero le malattie non deriverebbero dalla volontà divina o dalla magia, bensì da squilibri degli umori all’interno dell’uomo".
Leggi tutto Alessandra Carosi, così si fotografano gli umori sanguigni del Temperamento collericoStile arte intervista l'artista insignito del terzo premio scultura al Nocivelli 2018: "La mia opera, della serie Territmi, rappresenta un luogo provvisorio, nomade ed instabile come la vita stessa, in cui e possibile trovare rifugio e riparo. Qui la forma si alterna al vuoto e alla ricerca di un equilibrio. Vivere il proprio tempo implica confrontarsi anche su tematiche sociali e ambientali del nostro quotidiano. La serie riflette la mia necessità di guardare una realtà negativa attraverso una prospettiva positiva che diventa anche ludica grazie al ritmo tonale"
Leggi tutto Narciso Bresciani, quando la metamorfosi crea un rifugio poetico, in equilibrio tra sé e il mondoGli studi dei pittori cinquecenteschi non erano come gli atelier che noi immaginiamo, quelli dei pittori del romanticismo, dell'impressionismo o delle avanguardie, nei quali il ruolo dell'artista veniva svolto, in buona parte, in titanica solitudine. Per affrontare lavorazioni complesse e per produrre un elevato numero di pezzi, il pittore si dotava di diversi lavoranti, alcuni mantenuti, a livello di cibo e alloggio, altri minimamente salariati. Inoltre disponeva di lavoratori che si occupavano dei supporti e dei lavori di falegnameria. E di allievi che potevano essere garzoni di bottega o studenti paganti - com'era Caravaggio, nella bottega di Peterzano -. Alcuni garzoni diventavano poi collaboratori del maestro, nell'ambito pittorico. Preparavano i fondali oppure impostavano i dipinti, sino quasi a finirli. Il maestro controllava e dava il proprio assenso. Poteva intervenire, anche rapidamente, per migliorare l'opera. Il lavoro, nella bottega antica, era più simile a quello di una factory warholiana in cui si lavorava in gruppo, ma tutto quanto uscisse dalla bottega recava il marchio del maestro che a un antro di un artista misantropo
Leggi tutto Come funzionava la bottega di un pittore antico? Diverse figure, diverse funzioni. L'analisi dei ruoliLa crisi e la depressione di Costanza erano profonde. Il direttore spirituale la affronta con lettere durissime poichè lei riceve uomini in camera da letto e non insegna alla figlia più grande la distanza che deve tenere con gli uomini; in più partecipa alle salottiere letture di romanzi amorosi, durante serate in cui uomini e donne condividono la sala. L'eco del disagio profondo e della depressione in cui versa Costanza riverberano nelle lettere del suo direttore spirituale. Si sente forse posseduta dal demonio se i suoi pensieri sono legati alla carne e all'amore?
Leggi tutto Ecco i demoni del peccato che apparvero a Costanza, protettrice del CaravaggioStile arte intervista l'artista insignito del secondo premio Pittura al Nocivelli 2018: "Nella standardizzazione visiva dei cartelli stradali e degli altri codici visivi che ho estrapolato dalla mia vita quotidiana, ho intravisto la necessità istintiva dell’uomo di dover sempre semplificare, stabilendo dei confini arbitrari con cui porsi in confronto così da poter dire: “questo è così.” Ho cercato di comunicare quanto la bellezza della nostra realtà risieda proprio nella sua estrema complessità e che nulla è solamente ciò che appare".
Leggi tutto Noba, poesia totale. Quando cose quotidiane si riaccendono sotto uno sguardo che vivificaPietro Aretino ricordava le ottime qualità dell'artista bresciano anche come frescante. A Borgo San Giacomo, in provincia di Brescia, uno studio iconografico mette in luce il fatto che dipinti parietali nacquero probabilmente dalla convergenza del grandissimo artista con il giovane Moretto: "Quello che fa propendere definitivamente verso il nome del Savoldo – probabilmente in collaborazione con il giovane Moretto – è l’esasperata ricerca dell’effetto del controluce che crea un’aura di mistero nella testa statuaria di S. Rocco - dice Guerrini - dove l’intensa ombra intorno agli occhi, a causa della mancanza di liquidità e di trasparenza dell’affresco rispetto alla pittura ad olio, diventa greve e coprente come una maschera".
Leggi tutto Gli affreschi di Savoldo? Perduti. Ma Sandro Guerrini individua sul muro la mano del maestro