Venezia interpretò i modelli pittorici e decorativi dell’Impero d’Oriente, diffondendoli lungo le coste del mare Adriatico. Un acceso amore che non finì nemmeno quando a Padova giunse il genio di Giotto. Nostra intervista a Francesca Flores d’Arcais
Posts published in “Pittura antica”
La permanenza di Michelangelo Merisi nell'isola - tra Messina e Siracusa - lascia spazio all'idea di capolavori nascosti. Un giovane studioso avanza alcune proposte da verificare. Resiste una certa tendenza ben localizzata ad accostare – fino a comprendervi – al passaggio siciliano di Merisi un numero più ampio di quadri rispetto ai tre o quattro unanimemente riconosciuti. Se effettivamente tale periodo è stato particolarmente sfortunato, con la gran parte delle opere andata dispersa, qui se ne includono alcune peraltro di dubbia autografia e non sempre esprimendovi le dovute cautele.
UN QUADRO IN 30 RIGHE - Il 15 dicembre 1760, Francesco Maria Tassi scrive al bergamasco conte Carrara una lettera da Venezia. Se il conte è desideroso di sapere che cosa combini Giambattista Tiepolo, il principe dei pittori, eccolo accontentato
Between 1583 and 1584, Caravaggio’s mother, Lucia, in consultation with her father, Gian Giacomo, chose artistic training for the thirteen year old Michelangelo Merisi. She did not opt – as was often done – for a simple apprenticeship, instead placing her son as a student, which required the payment of rather high fees. A four-year period of training, to last until 1588, was decided on.
Tra i dipinti attribuiti al Rosso, è avvicinabile alla Pala dello Spedalingo, per i contenuti evocanti le problematiche apocalittiche che sommovevano la spiritualità del tempo...
Tante le ipotesi attorno all’enigma del Triplo ritratto. E’ vero che l’opera fu eseguita a sei mani da Giorgione, Tiziano e Sebastiano del Piombo? E chi sono in realtà i personaggi effigiati?
Con La zattera della Medusa, Théodore Géricault realizzò un lucido reportage basato sulle testimonianze dei pochi sopravvissuti. E per rappresentare l’orrore della tragica vicenda non esitò a ricorrere allo studio meticoloso di corpi umani smembrati. Una macabra inclinazione che sarebbe sfociata nella raffigurazione delle teste recise dei condannati a morte
Firmata da Doménikos Theotokópoulos, meglio conosciuto come El Greco, e raffigurante San Demetrio, l’opera, acquistata da un collezionista tedesco da una piccola società d’asta francese come icona post-bizantina, si è rivelata autografa di El Greco grazie ad approfondite indagini diagnostiche. L'icona, studiata da Mariella Lobefaro, analizzata da Lionello Puppi e da laboratori tecnologici, esposta fino 23 agosto 2015 nella Torre delle Arti di Bellagio accanto a 100 icone bizantine e post-bizantine