La mostra proposta a Vercelli riunisce oltre trenta sculture, alcune monumentali, messe a disposizione dalla Fondazione Manzù, dallo Studio Copernico e da importanti collezionisti privati. Il percorso spazia dagli anni Quaranta sino al 1990, un anno prima della sua scomparsa dove compare una testimonianza emblematica come la grande scultura di Ulisse, l’eterno simbolo della conoscenza.
Il gruppo scultoreo ben riflette la sfaccettata formazione di Fausto Melotti, oltre ad essere emblema della fecondità creativa di un periodo particolarmente significativo per l'arte milanese e italiana, in cui la storia della Città si fonde con quella del Paese
In epidermidi di fanciulle appena sbocciate, in trasparenze di petali di fiori attraversati dai raggi del sole e cambiati in molti colori, in meteore bianchissime anche, in lame sensuali e folli di velocità, di ieri, di oggi, di sempre
Alcune pietre, al passaggio di un'altra pietra leggermente strofinata, emettono suoni consecutivi dal do al sol, componendo una scala che viene poi - come sentiremo nel filmato, in questa pagina - destrutturata dai suoni successivi, deformati, come nella musica contemporanea, emissioni che mantengono una tonalità dolce, seppure a certi tratti inquietante e fantasmatica, molto simile a una voce femminile
La metafisica e il silenzio del cielo. Il punto di raccordo tra il mondo dei morti e quello dei vivi. L'Institut Giacometti mette a colloquia le statue dell'antica civiltà e quelle dell'artista, trovando i punti di intersezione
Jamais è un grammofono a trombone. La campanula acustica aspira una donna nel meccanismo. Sul piatto, rotante,due seni o due natiche vengono accarezzate da una mano. La svolta delle indagini sull'opera d'arte compiuta è avvenuta nel momento in cui, tra le mani del direttore del museo sono giunte due fotografie inedite scattate, nel 1947, da Nick de Morgoli e conservate in una collezione privata. Nelle immagini, il grammofono appariva nello studio di Picasso; in una delle due foto è presente lo stesso pittore catalano che osserva l'oggetto
L'intersezione tra vegetale, minerale e umano produce le sculture Giuseppe Penone, artista e scultore italiano, esponente della corrente dell'arte povera, che vive e lavora a Torino. Egli fa parte del movimento italiano che ha utilizzato materiali inusuali o di scarto per avviare a una ricerca collocata tra psiche - individuale e universale . e materia, in una sorta di meditazione francescana attorno al mondo e alla sua struttura. Penone è certamente l'artista del gruppo che più si avvicina alla land art. Nasce a Garessio, in provincia di Cuneo, il 3 aprile 1947 e i boschi attorno al proprio paese iniziano a fornirgli immagini di nodi vegetali, di pietre avviluppate dall'albero in crescita e sollevate da terra. Al tempo stesso riceve un forte imprinting osservando l'attività di contadini e giardinieri che intervengono sulla natura in un equilibrio prodotto da un paziente lavoro di interazione
“Igloos” (2018), la mostra dedicata a Mario Merz (Milano, 1925-2003), tra gli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra, riunisce il corpus delle sue opere più iconiche, gli igloo, datati tra il 1968 e l’anno della sua scomparsa. Il progetto espositivo, curato da Vicente Todolí e realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, si espande nelle Navate di Pirelli HangarBicocca e pone il visitatore al centro di una costellazione di oltre trenta opere di grandi dimensioni a forma di igloo, un paesaggio inedito dal forte impatto visivo
Le sue opere percorrono la linea del kitsch quotidiano e sono specchio della banalità e degli eccessi dei gusti consumistici. Gli americani della upper class hanno trasformato le sue opere in un oggetti di culto. Ha realizzato, tra l'altro, una scultura di cera per la copertina di Lady Gaga. Nel 1991 Koons sposò Ilona Staller, Cicciolina, dalla quale ebbe un figlio l'anno successivo che coincidette anche con la data di separazione. Le performance erotiche dei due furono trasformate in immagini-opera.
Erano una coppia splendida. Lei giovane radiosa, sorridente, creativa; lui magro, con i capelli ormai bianchi, ma un vigore tutto giovanile. L'immagine di Max Ernst ha probabilmente schiacciato, in anni di maschilismo, quella della moglie, Dorothea Tanning (Galesburg, 25 agosto 1910 – New York, 31 gennaio 2012). Pittrice, poetessa e scrittrice statunitense, ha disegnato anche dei costumi per balletti e per il teatro e si è inoltre dedicata alla scultura. La qualità delle sue opere surrealiste è altissima, al punto che le sue quotazioni - come potremo vedere in fondo alla pagina - sono salite, superando il milione di dollari per un dipinto. Straordinaria pittrice, sotto il profilo della tecnica, Dorothea svolse un ottimo, inappuntabile lavoro sulla psiche femminile, e sulle sue ossessioni nascoste