Cos’è rimasto in te della donna o dell’uomo di Neanderthal? Ecco i caratteri che hai ereditato da loro. Malattie comprese

La scoperta che Homo sapiens e Neanderthal si siano incrociati ha aperto una nuova prospettiva sulle caratteristiche che l’uomo moderno ha ereditato da questi antichi cugini.

Studi genetici hanno dimostrato che fino al 2-4% del DNA degli attuali esseri umani non africani è di origine neanderthaliana. Ma quali tratti fisici o immunitari abbiamo ereditato dai Neanderthal? Quante sono le cose che ci piacciono o che detestiamo nel nostro volto o nel nostro fisico e che discendono da loro?

Tratti fisici ereditati dai Neanderthal

  1. Colore degli occhi e dei capelli
    I Neanderthal, che vivevano in ambienti con meno luce solare, avevano una varietà di colori di occhi, pelle e capelli, simili a quanto vediamo oggi nelle popolazioni europee e asiatiche. Alcune varianti genetiche responsabili del colore dei capelli e degli occhi chiari potrebbero essere state ereditate proprio dai Neanderthal. Anche se gli occhi blu sono tipici dell’uomo moderno, alcuni Neanderthal probabilmente li possedevano, insieme a capelli che potevano essere rossi, grazie a una mutazione genetica specifica.
  2. Forma del volto e cranio
    Alcuni tratti del viso, come la forma allungata del cranio o una particolare prominenza delle arcate sopraccigliari, possono essere stati trasmessi dai Neanderthal. Ad esempio, le persone con un viso più largo o una mascella più robusta potrebbero portare eredità genetiche da questi antichi ominidi. Studi hanno suggerito che le ossa del cranio e della faccia, come una fronte meno pronunciata o zigomi più marcati, potrebbero derivare da incroci con i Neanderthal.
  3. Pelle chiara e capacità di adattamento al freddo
    Una delle eredità più significative riguarda il colore della pelle. L’adattamento al clima freddo europeo avrebbe favorito individui con pelle più chiara, permettendo una maggiore sintesi di vitamina D con minore esposizione solare. Questo tratto potrebbe essere in parte legato alla nostra discendenza neanderthaliana.

Eredità genetica e sistema immunitario

Uno dei contributi più importanti che abbiamo ereditato dai Neanderthal è legato al nostro sistema immunitario. I Neanderthal vivevano in Europa e in Asia per centinaia di migliaia di anni, adattandosi ai patogeni locali. Quando gli Homo sapiens migrarono dall’Africa in queste regioni, l’incrocio con i Neanderthal permise loro di acquisire alcune delle loro varianti genetiche, utili per combattere le infezioni.

  1. Sistema immunitario più forte o più vulnerabile?
    I geni che regolano la risposta immunitaria, come quelli legati alle proteine MHC (complesso maggiore di istocompatibilità), sono stati influenzati dalla mescolanza con i Neanderthal. Alcuni di questi geni hanno aiutato gli esseri umani moderni a sviluppare una maggiore resistenza a malattie infettive. Tuttavia, non tutte le eredità sono positive: alcune varianti genetiche ereditate dai Neanderthal sono legate a una maggiore predisposizione a malattie autoimmuni come il diabete di tipo 2, la celiachia e il lupus.
  2. Il legame tra il gene dei Neanderthal e il COVID-19
    Durante la pandemia di COVID-19, si è scoperto che una variante genetica specifica, ereditata dai Neanderthal, rendeva alcune persone più vulnerabili alle forme gravi del virus. Uno studio ha identificato un segmento di DNA neanderthaliano nel cromosoma 3, che sembra aumentare il rischio di complicazioni respiratorie dovute al COVID-19. È interessante notare che questa variante genetica è più diffusa in alcune regioni del mondo. In Europa, la provincia di Bergamo in Italia, particolarmente colpita durante la prima ondata della pandemia, presenta una notevole concentrazione di persone portatrici di questo gene neanderthaliano. Gli abitanti di Bergamo, insieme ad altre regioni europee, hanno una maggiore incidenza di questa variante genetica, che può spiegare la gravità delle infezioni nella popolazione locale durante il primo impatto del virus.

Impatto sulla salute moderna

I geni dei Neanderthal hanno effetti complessi sulla nostra salute. Oltre a quelli legati al sistema immunitario, gli esseri umani moderni hanno ereditato geni che influenzano la coagulazione del sangue, il metabolismo dei grassi, la regolazione del sonno e persino la predisposizione alla depressione. In particolare, alcune varianti neanderthaliane sembrano essere associate con una maggiore sensibilità al dolore.

Sebbene i Neanderthal si siano estinti circa 40.000 anni fa, le loro tracce genetiche sono ancora presenti in molti di noi. Dalle caratteristiche fisiche, come il colore dei capelli e degli occhi, ai geni legati al sistema immunitario e al metabolismo, l’eredità dei Neanderthal è un’importante chiave per comprendere non solo il nostro passato, ma anche come il nostro corpo risponde alle malattie e agli stimoli ambientali nel presente. Le ricerche continue ci permettono di scoprire sempre più dettagli su questa affascinante interazione tra i nostri antenati e l’uomo moderno, offrendo una visione più completa dell’evoluzione umana.

Le tracce neanderthaliane a Bergamo e il legame con il COVID-19

La pandemia di COVID-19 ha portato alla luce alcune connessioni inaspettate tra il nostro patrimonio genetico antico e la vulnerabilità a malattie moderne. Studi recenti hanno evidenziato che una variante genetica ereditata dai Neanderthal ha reso alcune popolazioni europee, tra cui gli abitanti di Bergamo, più vulnerabili alle forme gravi di COVID-19.

L’eredità genetica di Bergamo: una vulnerabilità al COVID-19

Nel contesto della pandemia, Bergamo è stata una delle città più colpite in Italia durante la prima ondata. Un articolo pubblicato da Hugo Zeberg e Svante Pääbo nel 2020 ha rivelato che una porzione di DNA neanderthaliano, situata sul cromosoma 3, è legata a una maggiore predisposizione a complicanze respiratorie da COVID-19. Zeberg e Pääbo, noti per le loro ricerche sulla genetica neanderthaliana, hanno dimostrato che le persone portatrici di questa variante hanno un rischio maggiore di sviluppare sintomi gravi in caso di infezione da SARS-CoV-2.

Questa variante genetica, trasmessa attraverso il flusso genico tra Homo sapiens e Neanderthal circa 50.000 anni fa, è presente in circa il 16% della popolazione europea, con concentrazioni particolarmente alte in alcune aree dell’Italia settentrionale, tra cui la provincia di Bergamo. La stessa variante si trova anche in altre popolazioni europee e dell’Asia meridionale, dove può raggiungere il 50% in paesi come il Bangladesh.

Le popolazioni colpite

Non solo gli abitanti della provincia di Bergamo portano questa particolare variante genetica. La distribuzione geografica di questa sequenza di DNA mostra che essa è più comune in Europa e in Asia meridionale rispetto ad altre regioni. In Asia meridionale, la popolazione del Bangladesh presenta una delle più alte incidenze di questa variante, con circa il 50% della popolazione portatrice, mentre in Europa la percentuale varia dal 10% al 20%. Paesi come Italia, Spagna e Regno Unito hanno riportato significative percentuali di individui con questa variante genetica.

L’impatto di questa eredità genetica è stato evidente durante la pandemia. Bergamo, essendo una delle città con la più alta incidenza di portatori della variante neanderthaliana, ha registrato tassi elevati di complicazioni gravi e decessi da COVID-19, soprattutto nelle fasi iniziali della diffusione del virus. Anche il Bangladesh, con una prevalenza ancora più alta della stessa variante, ha affrontato sfide simili nel gestire l’emergenza sanitaria.

Il ruolo dei Neanderthal nel nostro sistema immunitario

Oltre alla suscettibilità al COVID-19, altre eredità neanderthaliane riguardano il sistema immunitario, come la risposta infiammatoria. Mentre alcune di queste varianti hanno conferito un vantaggio evolutivo ai nostri antenati, proteggendoli da infezioni batteriche e virali, altre, come quella legata al COVID-19, si sono rivelate un’arma a doppio taglio. In particolare, la variante sul cromosoma 3 sembra aumentare la probabilità di una risposta infiammatoria eccessiva, che è una delle cause principali delle complicanze gravi associate al COVID-19, come la polmonite e l’insufficienza respiratoria.

La ricerca scientifica e le implicazioni future

Il lavoro di Zeberg e Pääbo ha aperto nuove strade per comprendere come l’eredità genetica possa influenzare la nostra salute contemporanea. Sapere che una variante neanderthaliana può aumentare il rischio di gravi malattie respiratorie solleva questioni cruciali per la medicina personalizzata e per la gestione delle pandemie future. Questo tipo di studi potrebbe anche spiegare perché alcune persone si ammalano gravemente mentre altre, anche se infettate dallo stesso virus, rimangono asintomatiche o sviluppano solo sintomi lievi.

Inoltre, l’identificazione di queste varianti genetiche nelle popolazioni moderne potrebbe aiutare a individuare gruppi a rischio e a sviluppare strategie di prevenzione mirate. Con l’evolversi della pandemia e l’arrivo di nuove varianti del virus, la ricerca sulle interazioni tra il nostro patrimonio genetico e le malattie infettive rimane una priorità fondamentale.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa