L’annuncio è avvenuto nelle scorse ore, durante la pubblicazione dello studio condotto grazie a sofisticati strumenti di rilevamento elettronico.
“Abbiamo condotto indagini GPR ed ERT presso il Cimitero Occidentale, Giza, in Egitto. – dice un’équipe giapponese – Riteniamo di aver identificato una struttura a forma di L di circa 10 m × 15 m ad una profondità di 0,5–2 m, riempita con sabbia omogenea, il che probabilmente significa che un vuoto è stato riempito di sabbia dopo la costruzione. Nella stessa posizione, ma a una profondità maggiore, l’ERT mostra un’anomalia altamente resistiva, che potrebbe essere un materiale altamente resistivo come la sabbia o un vuoto. Questa anomalia si estende fino a 3,5–10 m di profondità e su un’area orizzontale di 10 x 10 m. Crediamo che la continuità della struttura superficiale e della grande struttura profonda sia importante. Dai risultati del sopralluogo non è possibile determinare il materiale che ha causato l’anomalia, ma potrebbe trattarsi di una vasta struttura archeologica sotterranea”.
Che significa il messaggio degli archeologi dell’Università Internazionale Higashi Nippon, dell’Università di Tohoku e dell’Istituto Nazionale di Ricerca di Astronomia e Geofisica (NRIAG)? Che grazie alle nuove tecnologie hanno rilevato un nuovo complesso funerario sepolto dalla sabbia del deserto. Non solo una struttura a forma di L, ma diverse anomalie e segnalazioni di cavità vicino alle Piramidi di Giza sono state segnalate utilizzando una combinazione di georadar (GPR) e tomografia di resistività elettrica (ERT) durante un’indagine del Cimitero Occidentale.
Il Campo Ovest, nel quale sono avvenute le indagini ricognitive, si trova sull’altopiano di Giza, sulla riva occidentale del fiume Nilo, a circa 20 chilometri a sud-ovest dal Cairo. L’area è dominata dalla grande Piramide di Giza. Attorno, come tende più piccole, che si illuminano d’immenso al cospetto della regalità del faraone, le “case dell’eternità” di tanti personaggi importanti. Il cimitero è suddiviso in aree più piccole occupate dai corpi mummificati di principi di sangue reale, dignitari di Stato, grandi burocrati, amministratori del regno, sacerdoti e profetesse. Una corte ampia e variegata, nei ruoli, ma con la dignità d’essersi ritagliata, per meriti o sangue, il diritto di vivere nella tomba e nell’oltretomba, non lontano dal sovrano.
La Grande Piramide di Giza, che proietta la propria ombra sul cimitero dei principi e dei funzionari di Stato, è il più imponente monumento piramidale dell’antico Egitto, edificato come mausoleo per il faraone Khufu della Quarta Dinastia. Costruita intorno al 2600 a.C., richiese circa 27 anni per essere completata. È considerata la più antica delle sette meraviglie del mondo antico e rimane l’unica ancora in gran parte intatta. Situata nel complesso piramidale di Giza, è un’icona del patrimonio mondiale dell’Unesco conosciuto come “Menfi e la sua necropoli”.
Ma cosa può esserci là sotto, nelle cavità indicate dalle macchine degli studiosi giapponesi? Altre mastabe, cioè edifici funebri che possono essere visti come basi di piramidi tronche, che contengono certamente sarcofaghi, statue, suppellettili di qualche grande dello stato e forse i corpi imbalsamati dei suoi familiari. Ora si tratta di passare dalla diagnosi agli interventi di scavo archeologico.
Il complesso delle “màstaba” – che significa panca o banchetto – era essenzialmente costituito da tre parti: esternamente esso si presentava come massiccia sovrastruttura, generalmente in mattoni di fango, a volte ricoperta da lastre di pietra calcarea che doveva apparire come una sorta di lingotto tronco-conico appoggiato sulla linea di campagna di campagna a protezione delle strutture sotterranee. Possiamo pensare a questo edificio – per fare un esempio a portata visiva di noi tutti – come a una sorta di struttura emergente di un parcheggio sotterraneo. Da lì – da sale senza particolari elementi decorativi – si scendeva alla parte sotterranea scavata nel terreno, con un pozzo di accesso verticale, costituita dalla camera funeraria che ospitava il defunto. In superficie il pozzo si estendeva, all’interno della sovrastruttura, fino alla sommità. Terza parte delle màstabe era una cappella di culto con una falsa porta e una tavola per offerte funebri.
Ecco cosa potrebbero trovare gli archeologi, seguendo le indicazioni degli studiosi giapponesi.