di Redazione
Stile Arte è un quotidiano di arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Firenze e Parma-Piacenza, 08/06/24 – Fiorini d’argento di Firenze, uno “scudo” di Parma-Piacenza e tante altre monete europee sono state trovate durante uno scavo per un restauro architettonico, in Sassonia. Conservate, nel tempo, per il valore intrinseco del metallo e sepolte in un’inquieta giornata della metà del Seicento. Chissà qual erano le nubi che percorrevano la mente di chi nascose il tesoro. Timore dei ladri? Rivolgimenti politici?
Quel che è certo è il fatto che il proprietario del tesoro, con un piccone scavò per circa mezzo metro nel terreno duro del cortile, nei pressi del portone d’entrata. Poi prese il sacco colmo di denaro e lo lasciò calare. Compattò per bene il terreno e si ritenne soddisfatto per il lavoro compiuto. In effetti il nascondiglio era perfetto. Talmente introvabile da aver retto per circa 350 anni nella terra, vicino all’entrata della proprietà, un palazzetto con annesse strutture rurali. E’ evidente che il proprietario del tesoretto morì prima di sussurrare a qualche familiare il luogo in cui si trovava un mucchio di denaro.
Del resto molto spesso capitava così. Il denaro veniva sepolto in cantina, nel cortile, nell’orto. Normalmente vicino a un muro o a un punto di riferimento visivo. Poi passavano gli anni. Morti improvvise, smemoratezze. I casi della vita. E’ evidente che i tesoretti sono ancora molti, in Europa. In Italia emergono con minore frequenza. E c’è da chiedersi perché. Forse un rapporto disarmonico tra Stato – ancora troppo truce, a fronte di una legislazione farraginosa che pone il cittadino, in modo illiberale, sempre in colpa nei confronti dello Stato stesso – e per la proibizione – de facto – dell’uso di rilevatori di metalli.
Il ritrovamento del tesoretto è avvenuto nel corso di lavoro di restauro di una antica fattoria, con radici medievali e sviluppo rinascimentale e seicentesco, oggi situata nell’area urbana di Wettin, frazione con circa 2500 abitanti della città tedesca di Wettin-Löbejün. L’antica fattoria è stata presa in carico da un gruppo di appassionati che ha deciso di riporre l’edificio all’antico splendore di dimora di campagna borghese, con annesse strutture agricole.
I lavori sono svolti da un gruppo di volontari che sta recuperando l’edificio storico. Uno di loro guidava il trencher, macchina usata per scavare trincee. Gli altri assistevano all’opera. Ed ecco che il trencher inizia a sputare qualche moneta argentea, nel terreno rimosso. Fermi tutti! I volontari dell’associazione Altstadt Wettin – gruppo che ha assunto il nome della storica fattoria – ha bloccato l’intervento e ha provveduto alla denuncia del ritrovamento, senza proseguire lo scavo.
Sul posto si sono così recati gli archeologi dell’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt (LDA) che hanno rimosso l’intero blocco di monete e terreno, per poi procedere, in laboratorio a un microscavo. Per quanto le monete fossero disposte alla rinfusa è importante capire se esista una microstratigrafia, nel blocco. Bisogna stabilire se alcune monete sono state accantonate prima e altre dopo nel contenitore che fu quindi deposto nel terreno.
Le monete d’argento di grande formato, talleri e monete straniere equivalenti costituiscono più della metà del ritrovamento, mentre il resto è costituito da talleri e groschen. La moneta più antica ritrovata fu coniata nel 1499, la più recente al 1652. Il momento dell’occultamento risale quindi, probabilmente, alla fine degli anni ’50 del Seicento. Anche se è difficile affermare il potere d’acquisto dell’epoca, il ritrovamento, costituito da monete ad alto contenuto di argento, rappresentava sicuramente un valore considerevole.
“Le 285 monete d’argento, di colore verdastro, giacevano in un accumulo fortemente compattato nel terreno senza contenitore protettivo – hanno spiegato nelle ore scorse gli archeologi tedeschi, presentando la scoperta – Probabilmente, un tempo, erano state accumulate in un contenitore organico come una borsa. Con il sostegno dei soci dell’associazione presenti, è stato possibile recuperare il tesoro dal blocco in modo professionale. La documentazione in loco è stata curata dal Dott. Claudia Beuger, socia dell’associazione e archeologa. Il microscavo è stato effettuato nel laboratorio di restauro dell’ADL Sassonia-Anhalt in condizioni di rilevamento scientifico. Le monete sono state rimosse a strati, registrate e trattate per il restauro”.
“Nel tesoro si trovano molte monete che raramente compaiono nei reperti della Sassonia-Anhalt. – proseguono gli archeologi – Di particolare rilievo è uno scudo italiano del 1630 di Odoardo Farnese, che governò il Ducato di Parma e Piacenza dal 1622 fino alla sua morte nel 1646. In Toscana, queste grandi monete d’argento erano chiamate tallero e usate soprattutto per il commercio del Levante. Un altro tallero del ritrovamento Wettiner è stato coniato da Cosimo II de’ Medici nel 1620, Granduca di Toscana dal 1609 al 1621”.
Chi erano i proprietari dell’edificio
L’edificio allungato a due piani con una facciata elegante, che aveva fini di rappresentanza, fu costruito nella seconda metà del XVI o all’inizio del XVII secolo. I proprietari erano membri benestanti della comunità di Wettin, come testimonia un piccolo portale a nicchia con posti a sedere, probabilmente risalente al 1550. La storia della casa e dei suoi proprietari può essere tracciata attraverso fonti scritte fino alla fine della Guerra dei Trent’anni. Dal 1681 in poi, la casa fu probabilmente sede della farmacia più antica della città con tracce di questo utilizzo ancora visibili sotto forma di un soffitto barocco in stucco del XVIII secolo e di una volta da farmacia. In considerazione dei numerosi incendi cittadini attestati, è uno degli edifici secolari più antichi conservati di Wettin, e quindi di notevole importanza per la storia della città.
Il tesoretto di Wettin fu nascosto poco dopo la fine della Guerra dei Trent’anni. Le monete elettorali e ducali sassoni e quelle delle contee di Hohnstein e Mansfeld sono particolarmente regionali. L’Albertustaler e la varietà di monete provenienti da paesi più lontani, come Austria, Svizzera e Germania meridionale, oltre alle due monete provenienti dall’Italia, suggeriscono che il proprietario fosse un commerciante o una famiglia di mercanti attiva anche nel commercio a lunga distanza.
Al momento del deposito delle monete, la casa in Brauhausgasse apparteneva a Johann Dondorf, uno dei cittadini più ricchi di Wettin, sindaco della città dalla fine degli anni ’60 del Seicento. Dondorf guadagnava principalmente dall’agricoltura, dalla viticoltura e dalla produzione di birra. Wettin era una città produttrice di birra estremamente ricca durante e dopo la Guerra dei Trent’anni. Dopo la sua morte nel 1675, fu trovata una grande quantità di talleri nella sua casa, suggerendo un possibile collegamento tra il ritrovamento del tesoro e questo importante cittadino di Wettin.