Fotografie di Chiara Donghi e di Antonio Amasio
Nuova giornata proficua a Cerveteri – in provincia di Roma – quella di ieri, sabato 27 gennaio 2024. Il Nucleo Archeologico Antica Caere e il gruppo de Il Lucumone aps hanno scavato liberando l’accesso di una tomba etrusca e avviando i lavori all’interno della stessa, nella necropoli della Banditaccia.
La necropoli della Banditaccia è un vasto un sito funebre etrusco associato all’antica città di Caere, situata su un’altura tufacea a nord-ovest di Cerveteri. Molte tombe, nel passato, furono oggetto di saccheggio.
Estendendosi per circa 400 ettari, la necropoli ospita migliaia di sepolture, di cui solo una piccola porzione recintata e visitabile comprende circa 10 ettari con circa 400 tumuli. Le tombe risalgono dalle più antiche del periodo villanoviano (IX secolo a.C.) alle più recenti del periodo ellenistico (III secolo a.C.). La sua origine può essere ricondotta a un nucleo di tombe villanoviane nella località Cava della Pozzolana. Il nome “Banditaccia” deriva dal fatto che, dalla fine dell’Ottocento, la zona veniva affittata tramite bando dai proprietari terrieri di Cerveteri a favore della popolazione locale.
La necropoli è la più estesa dell’area mediterranea, con le sepolture più antiche caratterizzate dalla forma a pozzetto per custodire le ceneri o fosse per l’inumazione. Durante il Periodo orientalizzante (VII secolo a.C.), compaiono principalmente tumuli di grandi dimensioni con una struttura circolare che raffigura la casa del defunto, dotata di corridoio per accedere alle stanze. Tombe significative di questo periodo includono la “Tomba della Capanna”, il “Tumulo Maroi”, e il “Tumulo Mengarelli”.
Nel V secolo a.C., le tombe a tumulo sono sostituite da tombe “a dado”, allineate lungo vie sepolcrali come via dei Monti Ceriti e via dei Monti della Tolfa, risalenti al VI secolo a.C. Le sepolture più recenti risalgono al III secolo a.C. durante l’ellenizzazione etrusca, e la “tomba dei Rilievi” del IV secolo a.C., appartenente alla famiglia dei Matunas, mostra affreschi ben conservati. Numerose tombe, nel passato, furono oggetto di spoliazioni.
“Abbiamo iniziato il lavoro di recupero della Tomba n.2351, abbastanza simile nella struttura architettonica alle altre ellenistiche dell’area Onde Marine III -II secolo a.C. – affermano i responsabili del Nucleo Archeologico Antica Caere – Il dromos d’ingresso è stato completamente liberato dalla terra e i gradini sono stati riportati alla luce. Dentro, nella grande camera sepolcrale, abbiamo trovato parecchia terra e detriti da rimuovere all’interno della grande camera sepolcrale”.
E’ stata una bella giornata piena di sole, con tanti volontari del Nucleo Archeologico Antica Caere odv e de Il Lucumone aps. L’operazione si è svolta con la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale e sotto la supervisione dell’archeologa Dott.ssa Gilda Benedettini.