Gli archeologi dell’Inrap hanno iniziato, dopo un avanzatissimo rilievo tecnologico degli strati di deposito e con tecniche 3d con imaging e radiografie, il microscavo di quattro tesoretti monetari medievali trovati tra novembre 2021 e febbraio 2022, durante uno scavo preventivo su un’area di 3.146 metri quadrati nel cuore di Guérande, più precisamente al 17-21 Faubourg Saint-Michel.
Guérande è un comune francese di 16 214 abitanti situato nel dipartimento della Loira Atlantica .
L’obiettivo principale dello scavo archeologico preventivo era quello di preparare il terreno per un progetto immobiliare imminente. Quello che iniziò come un semplice scavo si è trasformato in un’affascinante scoperta di reperti medievali che gettano nuova luce sulla storia di questa affascinante città francese. I tesoretti contenevano complessivamente 2000 monete.
Ma facciamo un passo indietro, rientrando nel cantiere. Con una ruspa sono stati inizialmente rimossi gli strati superficiali di sedimentazione, privi di interesse archeologico. A quel punto sono iniziate le verifiche ed è stato dato avvio alla scavo archeologico. Gli archeologi francesi hanno trovato resti di muri d’abitazioni medievali del sobborgo della cittadina, che si affacciavano sulla strada che portava al centro. I tesoretti, come abbiamo detto sono 4 e presumibilmente erano nascosti al piano terra di una casa del Trecento, costruita sui resti di un edificio precedente. Nella parte vecchia sono stati trovati i resti di un contenitore di legno di quercia e monete battute tra il tra 1180 e il 1204. E’ un tesoretto che qualcuno non riuscì a recuperare. Forse fu colto dalla morte prima di rivelarne la presenza ai familiari. Non distante da quel punto gli archeologi hanno rinvenuto un tesoro multiplo che fu deposto circa 140 anni dopo, a dimostrazione del fatto che l’uso di nascondere i risparmi in ambienti casalinghi del piano terra non era cambiata. Il tesoro composito del Trecento è composto da tre contenitori ceramici abbastanza ravvicinati, risalenti al 1341-1342. I tre vasi erano interrati, non lontano dal muro e pieni di monete. Pare evidente che questi tre contenitori fossero il deposito di una singola persona – forse un artigiano o un commerciante del borgo – che suddivise, guadagni e risparmi, seguendo un criterio preciso, che poi vedremo.
Le avanzate tecnologie, che consentono di conoscere contenuto e disposizione di oggetti entro un determinato contenitore, senza sconvolgere la disposizione stessa degli oggetti, sta consentendo agli archeologi di recuperare informazioni molto interessanti, che permettono di guidare, come in una selettiva operazione chirurgica, anche il recupero di ogni singolo oggetto, visto nel contesto.
“La fotogrammetria (nell’immagine, qui sopra, il tesoro 4, con i diversi sotto-contenitori – si è rivelata particolarmente utile per documentare il deposito più completo (deposito n. 4 ) – spiegano gli archeologi dell’Inrap – il cui stato di conservazione della sostanza organica era notevole. Quadrati di tessuto di lino, in gran parte mineralizzati a contatto con le monete, venivano utilizzati come buste per smistare le monete in quattro lotti all’interno del deposito, tutte raccolte in una busta di cuoio più grande. Il suo stato di decomposizione era piuttosto avanzato, ma la sua presenza ha potuto essere confermata mediante analisi strutturali (spettroscopia infrarossa). Prima di rimuovere il tessuto conservato attorno alle monete da ciascuno dei lotti, è stato scansionato in 3D mediante fotogrammetria per preservare il posizionamento originale del tessuto attorno alle monete”.
Chi nascose questi soldi li suddivise nel contenitore. Era una forma arcaica di contabilità? Le buste diverse servivano per suddividere i guadagni di diverse attività? Erano uniti per cifre omogenee? La risposta potrà essere data nel corso dello studio numismatico delle monete stesse.