Il focolare è un punto arcaico della casa poiché ne è l'anima antica. Le case furono spesso edificate attorno a un camino. Uno spazio rimosso quasi completamente dal contemporaneo.
La mostra indaga lo straordinario sviluppo industriale che trasformò campagne e colline del Veneto in sede di efficientissime manifatture che non avevano pari nel mondo dell’epoca. Una potentissima Silicon Valley localizzata in aree periferiche, ai piedi delle colline dell’alto vicentino e trevigiano, soprattutto. Qui scorrevano con impeto le acque che offrivano la forza motrice, qui venivano trattate le materie prime che, plasmate con il fuoco e la stessa acqua si trasformavano in prodotti innovativi, richiestissimi sui mercati della Serenissima e di tutta Europa
Gli antichi rituali si ripetono soprattutto in inverno e primavera, ma va registrato da qualche anno il ritorno, in forma di riproposta, dei fuochi della notte di San Giovanni nell’area costiera della regione
“On Fire” è il titolo della prima mostra interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra. L’esposizione curata da Bruno Corà, promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e Tornabuoni Art, raccoglie una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa
Sensori e computer consentono di stabilire che l'occhio degli antenati era acutissimo, nell'individuare i punti migliori per accendere il fuoco, riducendo il fumo al minimo, grazie alla posizione del focolare e al gioco delle correnti
Di lui si sa pochissimo, nonostante sia stato un autore dotato di una carica onirica intensa, così da essere apprezzato, secoli dopo, da Breton e dai surrealisti. Il mistero è moltiplicato dal fatto che, dopo la sua morte, nella bottega napoletana l'opera fu continuata dal pittore connazionale Didier Barra, sicchè si era pensato che monsù Desiderio fosse lui, come risulta da antichi inventari
Bernard Aubertin cerca l’energia pura con l’uso scientifico del fuoco e i dipinti monocromi. L’artista francese racconta a Stile l’incontro con Klein, la filosofia del Gruppo Zero, la contrarietà all’arte-video ed il significato d’un percorso che esclude la soggettività
Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. Ciò che si può affermare è che egli utilizza materiale di scarto o lavorazioni di tipo edilizio e artigianale per produrre opere d'arte. E veniamo al filmato che lo vede alle prese con la fiamma e il cellophan che egli modella, una volta fuso, con le dita. Questi lavori risalgono soprattutto agli anni Cinquanta. Nel 1954 realizza piccole combustioni su carta. Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando Legni (1956), Plastiche (1957) e Ferri (1958 circa).