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PER CAPIRE L’INSTALLAZIONE,PER CONOSCERE LA STORIA E IL VALORE ECONOMICO DELLE OPERE DI CHRISTO E SEGUIRNE LE QUOTAZIONI.
LA SCHEDA
Christo
The Floating Piers
traduzione letterale: Pontili galleggianti
dal 18 Giugno al 3 Luglio 2016
Lago d’Iseo, provincia di Brescia.
Comuni: Sulzano – Montisola.
Accesso: gratuito sempre. Chiudeva di notte e in caso di forte maltempo. Il progetto prevedeva l’apertura 24 ore su 24. Poi è stata disposta la chiusura dalle dalle 24 alle 6, con accesso all’opera fino alle 22, per compiere, durante le ore notturne, le opere di manutenzione della struttura e dei servizi.
Inaugurazione: alle 00 del 17 giugno
Prenotazione: non prevista, né autorizzata
Lunghezza del percorso completo: 4500 metri, dei quali 3000 sull’acqua e 1500 in percorsi pedonali.
Dislocazione: da Sulzano, paese della costa bresciana, a Monteisola (Peschiera Maraglio. Da Peschiera Maraglio si cammina su una strada pedonale fino a Sensole). Diramazione galleggiante conduce all’isola privata di San Paolo. Si torna poi a Sulzano.
Larghezza pontile galleggiante: 16 metri
Altezza dall’acqua: 50 centimetri
Sicurezza: garantita dagli organizzatori, dalla pubblica approvazione del progetto, dalla convergenza di tecnici altamente specializzati
Soccorso e ordine pubblico: garantiti ai massimi livelli con una presenza costante di agenti, specialisti di salvataggio – dislocati a distanza ravvicinata, lungo tutto il percorso – imbarcazioni delle forze dell’ordine e dei privati. Nessun incidente.
Evacuazione della struttura: tutto era stato calcolato a totale garanzia di sicurezza, secondo piani di Protezione civile. Una prova operativa di evacuazione, legata alla presenza di un temporale, è stata compiuta nel giorno di apertura.
Costo dell’opera e dei servizi generali: 15 milioni di euro, pagati da Christo
Pubblico: più di un milione di persone
Persone assunte per l’operazione: 500 lavoratori, più occupati dell’indotto
Rimozione e riciclaggio: secondo le procedure industriali, al termine dell’installazione
Equipaggiamento consigliato: scarpe da ginnistica, maglietta, felpa e, nel caso di vento, un giubbino impermeabile
Il percorso sulle passerelle: le passerelle di Christo potevano essere percorse in qualsiasi direzione. Non esisteva cioè l’obbligo di procedere in direzione del flusso di visita, come avviene nelle mostre – dove gli addetti tendono a non far compiere il percorso contrario al pubblico – ed era possibile tornare indietro, rientrare, percorrerne un piccolo tratto e tornare sulla riva. Non esisteva un vincolo di permanenza sui pontili. Per ragioni di sicurezza fu stabilito che i visitatori dovevano stare lontani tre metri dall’estremità laterale della struttura fluttuante. Christo ha voluto, pur nella massima tutela della sicurezza, la massima libertà possibile per chi transitava sulla sua opera.
Le toilettes dei Floating Piers: erano collocate nei pressi dell’accesso di Sulzano e a Monteisola. Le limitazioni di transito notturno dei visitatori furono in buona parte motivate dalla necessità di procedere al lavoro di pulizia dei servizi.
Proibito tuffarsi: per ragioni di sicurezza e per la massima allerta di tutto il personale di servizio e delle forze dell’ordine, la tranquillità non doveva essere turbata minimamente. Se qualcuno si fosse tuffato e avesse fatto il bagno accanto ai pontili sarebbe stato difficile distinguere, immediatamente, un gioco da un incidente. Proprio per consentire la massima operatività del personale furono proibiti ai visitatori- mentre Christo, in un primo momento era favorevole – i tuffi o anche i fischi acuti, che potevano essere intesi come segnali di soccorso.
Percorso suggerito per raggiungere gli accessi: Per evitare problemi di parcheggio, uno dei sistemi più comodi fu quello di andare e tornare in treno (un terzo dei visitatori avrebbe utilizzato questo mezzo). ” L’accesso a The Floating Piers potrà avvenire da Sulzano, sul versante bresciano del Lago d’Iseo – scriveva la Regione Lombardia, nei giorniprecedenti l’apertura dell’installazione di Christo – Si tratta di una località facilmente raggiungibile dall’autostrada A4, mentre può contare sulla vicinanza di ben 5 aeroporti, visto che oltre ai due di Milano e a quello di Bergamo, possiamo aggiungere Verona e Venezia. Servizi “navetta” sono previsti per collegare i parcheggi autorizzati all’ingresso dell’installazione.Il luogo dell’evento può inoltre essere comodamente raggiunto grazie ai collegamenti ferroviari di Trenord, direttamente presso la stazione di Sulzano”.
Come si arrivava comodamente in treno. Orari, offerte e prenotazioni biglietti treno: Si poteva lasciare l’auto nei pressi della stazione della tua città o del tuo paese e raggiungere Brescia in treno -consigliavamo in quei giorni – Dalla stazione di Brescia parte il treno per il lago d’Iseo e per la Valcamonica. Cliccare il link, qui di seguito, per orari, tragitti, offerte sul servizio ferroviario (anche per famiglie o gruppi) e pensato anche in funzione dell’accesso all’opera di Christo. www.trenord.it/it/free-time/the-floating-piers/the-floating-piers-biglietti-speciali.aspx
Parcheggiare l’auto e salire sui bus navetta Diversi Comuni sebini aprirono i parcheggi alle massime potenzialità per favorire l’integrazione del trasporto auto più bus navetta. A Iseo erano a disposizione 8 parcheggi, per un totale di 1500 posti. Quattro nella zona dello stadio e alle Torbiere; tre in via Roma; uno a Pilzone, l’altro nei pressi e della linea ferroviaria. Lasciarvi l’auto per tutta la giornata costava tra i 15 ed i 20 euro. Parcheggiata l’auto si poteva salire sul bus navetta, il cui biglietto costava 5,50 euro se si partiva da Iseo e 2,50 euro invece, se si saliva a Pilzone.
IL PROGETTO SUL LAGO D’ISEO
in memoria di Enrico Belotti, Generale e creatura angelica
schede a cura di Maurizio Bernardelli Curuz
Redazione a a partire da marzo 2016
Si chiama “The Floating Piers” la gigantesca installazione progettata dall’artista Christo, la cui apertura è avvenuta il 18 giugno 2016, tra le coste del lago d’Iseo, situato in Italia, tra le province di Brescia e Bergamo.
Migliaia e migliaia di persone hanno camminato liberamente al centro del lago, su una passerella-stuoia, per raggiungere Monte Isola, un arrotondato, enorme “dorso di dinosauro”, che sale dal centro del lago. Un’isola che è raggiungibile, normalmente, solo con barche, battelli o elicotteri. Christo interviene con un progetto di amplissime dimensioni lasciando che la parte onirica di interazione con entità paesaggistiche complesse sia il primo movente dello spettatore e dell’artista.
Ognuno ha pensato di poter camminare sulle acque, e, nel caso del lago d’Iseo, di farsi a piedi un giro sull’isoletta e sull’isola maggiore, senza dover ricorrere ai natanti. E anche quello che parrebbe un sogno invasivo, lo è solo temporalmente. Il sogno ha un’inizio e una fine. Non crea legami e impatti durevoli. Christo ha illustrato l’intervento, elaborato con la collaborazione del critico Germano Celant, al New York Times. Tutto fino al 3 luglio 2016.
“The Floating Piers,” è il primo progetto ideato dopo la morte di Jeanne-Claude, inseparabile collega e compagna nella vita. Il pubblico ha camminato per 3 chilometri sull’acqua e per 1 chilometro e mezzo su strade pedonali. Nell’acqua, il cammino è avvenuto su 200.000 flottanti, scintillanti di un color giallo dalia ottenuto con un tessuto di nylon a trama fitta. “Tutti sentiremo il movimento dell’acqua sotto i piedi” ha detto Christo.
“Sarà molto eccitante; un po ‘come camminare su un letto ad acqua”.
“Sarete in grado di camminare per tutta la zona”, ha spiegato Christo. L’opera sarà anche visibile dalle montagne circostanti. Come la luce cambia durante il giorno, la vista della passerella cambierà, dal giallo intenso al luccicante d’oro, fino a una tinta rossastra, quand’ è bagnata.
Il critico d’arte Germano Celant, direttore del progetto di “The Floating Piers,” ha collaborato con Christo per ottenere le approvazioni necessarie. Subacquei, con squadre di muratori, accanto a scienziati e a ingegneri, a partire da dicembre 2015, hanno calato 140 ancore di cinque tonnellate nelle profondità nel lago d’Iseo. Il tessuto della passerella è realizzato da un’impresa tedesca. L’installazione finale dovrebbe avere la durata di una settimana e coinvolgerà una squadra di circa 600 lavoratori. Ad ogni visitatore, Christo ha intenzione di lasciare come ricordo, un pezzo di quella stoffa.
COM’E’ REALIZZATA L’OPERA
IL SOGNO DI CAMMINARE SULL’ACQUA
L’UTOPIA DI LEONARDO DA VINCI
Tante proiezioni tecniche del grande Leonardo, come ben sappiamo, trovarono applicazione nel futuro, come se egli avesse scritto, per immagini, un libro di fantascienza. Ma forse non ha trovato grande applicazione questo lavoro, che avrebbe dovuto consentire all’uomo di camminare sulle acque. Dotato di un costume da bagno, rigonfio come quello dei paggi, il camminatore di Leonardo usa un paio di bastoncini alla cui estremità sono legati due palloncini realizzabili con la vescica o l’intestino degli animali. Ai piedi sci gonfi dello stesso materiale. Camminare sulle acque non è semplice, perchè si crea uno sbilanciamento tra la parte superiore e quella inferiore del corpo. Christo risolve il problema con passerelle galleggianti gigantesche, larghe quanto un’autostrada.
IL SIGNIFICATO DELL’OPERA di Christo
L’intervento di Christo sul lago d’Iseo è una delle maggiori opere contemporanee mai realizzate al mondo. E non solo come dimensione, ma per il significato e il coinvolgimento popolare che essa comporta. E’ il capolavoro del maestro, al quale ha dato corso, con un impegno immane, poichè ha un valore culturale straordinario e costituisce il completamento delle azioni di intervento poetico sul territorio progettate con la moglie. Principalmente il movente profondo è quello di dar corso alle forze del sogno e dell’immaginario. L’utopia e i sogni si interrompono spesso durante l’adolescenza, quando il mondo ci blocca con i propri macigni e tutto pare trasformarsi in un incubo. Il capitalismo e lo statalismo frenano l’uomo in ogni azione rispetto alle quali non si vedano effetti pratici nell’immediato.
L’utopia, a lungo coltivata dai pensatori occidentali – come un luogo del pensiero, al quale si doveva tendere – è una dimensione completamente scomparsa dal pensiero occidentale, oggi frammentato e frammentario, pulviscolare. E’ l’incapacità di produrre pensieri forti, non perchè autoritari – anzi, il contrario – ma capaci di prescindere i bassi interessi dei singoli che caratterizza gli ultimi decenni del Novecento e il XXI secolo . Eppure il pensiero che si proietta nel futuro – e che vada al di là di una pianificazione razionale e di un razionalismo produttivistico – è indispensabile per il progresso spirituale dell’umanità, progresso che poi diviene anche materiale. Christo coltiva un sogno immateriale, rendendolo praticabile per alcune settimane. Poi tutto, all’apparenza, tornerà come prima. Ma non nella psiche dei visitatori, che inizieranno ad aprirsi a una dimensione nuova. Christo chiede al visitatore di abbandonare ogni pensiero razionale, utilitaristico, legato alla materia, al profitto, e gli chiede di riempirsi di vento, di onde, di monti, di oro – il colore della stoffa dei moli galleggianti – e di azzurro e di coltivare un rapporto spirituale con il paesaggio e con i compagni di viaggio, occasionali, che incontreranno durante il percorso. Le passerelle sono inutili e impossibili, a livello di razionalità urbanistica. E ciò fa crescere l’aspetto immateriale e pertanto culturale dei partecipanti. E per questo frantumano le regole ordinarie dell’utilità, proiettandoci in uno spazio di bellezza straordinaria. Ogni scelta di Christo è finalizzata a realizzare un progetto di bellezza, a partire dalle dimensioni e dalle lunghezze della passerelle, per giungere poi al modo in cui si snodano sulla superficie del lago, fino alla scelta del colore oro-rossiccio, che muterà con la luce.
L’installazione avrà anche un significato sacrale, in un’area, come quella sebino-camuna, consacrata dagli antenati preistorici con santuari e incisioni, attraverso un percorso di cammino, simile a quello processionale, ma non più scandito dai sacerdoti. Ognuno condurrà se stesso. Ma ciò che consentiva all’umanità di rinnovare un patto con gli Dei e con la natura sarà presente in questo percorso. I pontili flottanti accoglieranno tutti, gratuitamente, riconoscendo un pari diritto a chiunque, non legato al pagamento di un “servizio”. La logica del santuario territoriale è seguita da Christo attraverso l’idea di donare, come reliquia e ricordo di un evento umano che ha avuto esiti sovrumani, un frammento della stoffa ai partecipanti.
L’OPERA DI CHRISTO COME RITO COLLETTIVO
CHI CAMMINA LI’ SOPRA DIVENTA OPERA D’ARTE
Il progetto di Christo e Jeanne-Claude punta sul coinvolgimento del pubblico. O meglio si realizza nella misura in cui il pubblico – inteso come entità provvisoriamente esterna e separata dall’opera- percorre la struttura preparata dall’artista, perdendo la propria estraneità e diventando esso stesso opera d’arte. Le presenze umane muteranno infatti l’opera stessa, nella forma, nel colore, nelle masse.
La visione sociale e umana di Christo è profonda e punta sull’eliminazione di ogni equivoco sull’alienazione e sulla divisione tra opera e spettatore. L’opera d’arte non è per chi interverrà, qualcos’altro da sè, ma fortemente sè. Questo processo inclusivo diviene un messaggio di straordinario valore.
THE FLOATING PIERS DI CHRISTO
DIMOSTRA CHE L’ARTE E’ UN MOTORE ECONOMICO
Con un investimento personale elevatissimo- 15 milioni di dollari – l’artista euro-americano mette in motore i concetti di convergenza, di esplorazione condivisa del sogno e della condivisione dell’economia. L’opera d’arte moltiplicherà il lavoro e il guadagno per decine di migliaia di persone,dimostrando che l’arte non è solo fondamentale per la crescita culturale e umana, ma può essere un’occasione di economia virtuosa. Investimenti, legati all’accoglienza, sono stato poi compiuti da moltissimi operatori locali. Si stima che l’opera di Christo produrrà nell’immediato una ricchezza di circa 80 milioni di euro e il lancio definitivo del lago d’Iseo, come un luogo mitico.
CHRISTO SUPERA IL MITICO BANKSY
NEL CREARE INSTALLAZIONE E INDOTTO
L’anti-Disneyland – che si prospettaVA come parco dei non divertimenti, ideato dal misterioso artista Banksy su una spiaggia delle coste inglesi, – quella Dismaland, terra triste, in cui la gente non deve ridere per forza, non deve essere felice a comando,riscosse un enorme successo. Accanto alle proprie opere che, con ribaltamento dadaista, assumevano una connotazione grottesca, Banksy chiamò 58 amici-colleghi tra i quali Damien Hirst, Jenny Holzer e Jimmy Cauty. Dismaland, parco provvisorio dei non divertimenti, dal 22 agosto al 27 settembre 2015 chiuse con un successo strepitoso: 150mila visitatori sono giunti dall’Inghilterra e dal mondo. Tra indotto e incassi si calcola che a Weston super Mare, la cittadina turistica britannica in grave decadenza, che ha ospitato Dismaland, siano giunti oltre 20 milioni di euro. Sessanta milioni in meno, rispetto a Christo.
CHRISTO DONA A FRANCESCO
UN’OPERA PER LE MISSIONI
Christo e Jeanne-Claude alimentarono sempre la condivisione allargata, l’ampio coinvolgimento e si distinsero, senza dichiararlo, in diverse opere di solidearietà. Il 12 maggio 2016, l’artista ha lasciato temporaneamente i lavori sul lago d’Iseo e ha consegnato una propria opera, affinchè papa Francesco possa donare il ricavato della vendita, che sarà consistente -a una missione. Il cofanetto con la serie in dvd “Alla scoperta dei Musei Vaticani” – prodotta dal Ctv e da Officina della Comunicazione – è stato “impacchettato” da Christo, secondo la sua celebre tecnica. Sulla copertina del cofanetto, il volto di un personaggio dell’affresco di Raffaello “La Scuola di Atene”. Si tratta di un giovane, il cugino di Papa Giulio II dipinto accanto ad Aristotele, che ha colpito l’artista bulgaro-americano per la sua bella espressione . Per altri è invece Diotima, la filosofa antica, per la quale avrebbe posato la donna amatissima di Raffaello, Margherita Luti, detta la Fornarina
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COME VIENE FINANZIATA L’OPERA
La filosofia di Christo non è mutata dopo la morte della moglie amatissima e collega Jeanne-Claude. In un’intevista a Stile arte, Jeanne-Claude spiegava che ogni intervento da loro realizzato è completamente autofinanziato, anche se comporta ingenti investimenti. La scelta dell’autofinanziamento equivale a quella della libertà. Non rispondere a nessuno – già sono numerosi i vincoli imposti dalle Soprintendenze o dagli enti preposti alla sicurezza. Autofinanziamento significa vendere disegni, collage, progetti degli inteventi svolti nel mondo (per le quotazioni delle opere di Christo, potete andare a fine pagina e vedere i risultati d’asta). Diceva Jeanne-Claude: “Tutti i nostri progetti sono decisi da noi, vengono dal nostro cuore e dalla nostra testa. Non accettiamo commissioni. Vogliamo lavorare in totale libertà; fare ciò che desideriamo, come e quando lo vogliamo. Questo è il motivo per cui rifiutiamo gli sponsor. Abbiamo autofinanziato tutte le nostre opere d’arte. I nostri soldi provengono dai disegni preparatori e dai collage che vendiamo a collezionisti privati, galleristi e musei del mondo intero. Con quello che ricaviamo potremmo comprare palazzi, diamanti, Rolls Royce… Oppure pagare il conto degli ingegneri e, quindi, destinarlo ad un progetto. E’ una scelta. Non abbiamo mai accettato neppure di percepire denaro per libri, cataloghi, film o per l’ingresso ad una mostra”.
L’ESEMPIO DI UNA VENDITA
PER IL FINANZIAMENTO
ii. signed, titled and dated 1989; signed and dated 1989 on the reverse
i. enamel paint, fabric, pastel, wax crayon, graphite and glue collage on paper mounted on board in Plexiglas box
ii. pastel, graphite, map and adhesive on paper mounted on board in Plexiglas box
i. 30 1/2 by 26 1/4 in. 77.5 by 66.7 cm.
ii. 30 1/2 by 12 in. 77.5 by 30.5 cm
IL MERCATO DELLE LITOGRAFIE FIRMATE DA CHRISTO
Vivacissimi scambi, sui siti d’aste on line, per quanto riguarda le litografie firmate da Christo. Il mercato dell’arte punta tutto su di lui, dalle grandi aste – con pezzi dai prezzi per noi tutti “stratosferici”- alle gallerie, alle case d’asta che operano sul web, fino ai privati. Le opere minori, ma dotate di un valore, sono immagini fotografiche dei progetti o cartoline che riprendono un’istallazione del maestro e che sono dotate di autografo. Naturalmente una fotografia o una litografia con firma stampata vale meno di uno stesso pezzo dotato di firma autografa. I costi di queste testimonianze minori dell’opera di Christo hanno subito un’impennata nelle quotazioni perchè vengono cedute a prezzi che variano, per qualità, soggetto, firma, dai 200-300 euro, fino a i 5mila o 6mila. E saliranno ancora perchè in tanti vorranno avere almeno una cartolina firmata dal maestro.
IN SINTESI LA BIOGRAFIA
DI CHRISTO E JEANNE-CLAUDE
Christo (nato nel 1935) e Jeanne-Claude (1935-2009) hanno creato alcune delle opere più visivamente mozzafiato dei secoli XX e XXI. Dai primi oggetti oggetti avvolti e impacchettati a progetti esterni monumentali come Valley Curtain in Colorado (1970-1972), in California (1972-1976), Miami (1980-93); sempre di grande rilievo il Pont Neuf Wrapped a Parigi (1975-85 ), The Umbrellas in Giappone e in California (1984-1991), Wrapped Reichstag a Berlino (1972-1995) o The Gates a Central Park di New York (1979-2005). Gli artisti hanno trasceso i confini tradizionali della pittura, scultura e architettura.
Insieme hanno cambiato il concetto di “arte pubblica” con la creazione di opere temporanee che sono veramente transitorie.
Jeanne-Claude, collega e moglie di Christo, è scomparsa nel novembre 2009, ma l’artista ha continuato il lavoro, realizzando i progetti che aveva redatto con lei. Il concetto originale per il suo ultimo lavoro in corso, Floating Piers, è stato concepito insieme a Jeanne-Claude nel 1970. Nel 2014, Christo trovato ha trovato il lago d’Iseo come luogo più stimolante per le pietre-passerelle galleggianti, che potranno essere percorse dal 18 giugno al il 3 luglio 2016. Obiettivo degli artisti è sempre stato quello di creare opere d’arte di gioia e bellezza, offerte gratuitamente alla vista di tutti.
Christo e Jeanne-Claude hanno mai accettato, né Christo accetterà in futuro, eventuali sussidi, canoni, contributi o sponsorizzazioni di alcun tipo per opere pubbliche temporanee di arte. Tutti iredditi, massicciamente investiti nei grandi progetti, derivano dalla dalla vendita di opere d’arte originali di Christo a collezionisti privati, gallerie e musei.
LA BIOGRAFIA ARTISTICA DI CHRISTO
Christo, fra i maggiori rappresentanti della land art e realizzatori di opere su grande scala, è il nome di battesimo dell’artista di origine bulgara. Un nome evidentemente impegnativo, che si è poi trasformato in una sorta di griffe che unisce i suoi lavori con quelli della moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca 13 giugno 1935 – New York, 18 novembre 2009).
L’artista nasce a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno 1935, figlio di un imprenditore, Vladimir Yavachev – dal quale apprende gli aspetti organizzativi per grandi progetti – e di Tsveta Dimitrova, segretaria dell’Accademia di Belle Arti di Sofia, istituto nel quale lui studierà dal 1953. Conclude nel 1956 il percorso formativo in accademia e si trasferisce a Praga, da dove, a causa del blocco comunista, prende prima la strada per Vienna, poi per la Svizzzera e giunge, infine, a Parigi (1958) che, in quegli anni, è ancora la capitale mondiale dell’arte, nonostante il netto avanzamento di New York. Apolide, senza contatti di rilievo, si mantiene eseguendo ritratti che firma con il proprio cognome, Javacheff. Se il proprio cognome viene utilizzato per lavori su commissione, nei quali non può certamente trasfondere una propensione netta alla ricerca, per opere astratte e impacchettamenti di oggetti – tra i quali bottiglie, tavoli, bidoni e scatole – e di modelle e modelli, usa invece il proprio nome di battesimo. Nei primi anni parigini compie incontri importanti, in ambito artistico, con Arman e Yves Klein, aderendo al movimento Nouveau Réalisme. Anche la futura moglie e collega Jeanne-Claude, arriva a Parigi nel 1958.
Lei è figlia di un maggiore dell’esercito francese. Ha vissuto a Berna, poi a Tunisi è si è laureata in latino e filosofia, (1952). L’incontro tra i due avviene perchè Jeanne-Claude commissiona a Christo un ritratto della madre. E in quelle circostanze, oltre a una forte attrazione reciproca, emerge un curioso dato, che sembra un gioco del destino. Entrambi sono nati nello stesso giorno, il 13 giugno 1935. Ma i due iniziano a frequentarsi più tardi, poichè Jeanne-Claude è fidanzata. Il dramma nasce dopo il matrimonio della giovane donna con Philippe Planchon. Jeanne-Claude si rende conto di essere incinta e di aspettare un figlio da Christo che, ufficialmente, frequentava la sorella Joyce. Lei confessa tutto al maritoe i due si lasciano. Il figlio dei due artisti, Cyril, nasce l’11 maggio 1960.
L’anno successivo, i due sono già al lavoro, insieme per installazioni al porto di Colonia. Nel 1961 sono a Parigi la loro prima opera monumentale: Rideau de Fer, un muro di barili d’olio che blocca rue Visconti, nei pressi della Senna, in segno di protesta contro il< muro di Berlino.
Emigrati negli Stati Uniti nel 1964, cominciano a realizzare dei progetti di ampio respiro, intervenendo in maniera diretta quanto effimera su edifici, monumenti o paesaggi interi.
I due artisti sono artefici della Land Art: intervengono sul paesaggio e lo modificano, nel loro caso in maniera provvisoria. Sono noti soprattutto per le opere realizzate con il tessuto, “imballando” monumenti o stendendo lunghi teli in luoghi naturali.
Un esempio di questo si ritrova nella loro celebre opera realizzata tra il 1972 e il 1976 denominata Running Fence. Essa consiste in una recinzione continua, tesa da Est a Ovest per quasi quaranta chilometri tra alcuni declivi della campagna californiana, a nord di San Francisco. Si tratta di una serie di ampi teloni di nylon bianco appesi a un cavo d’acciaio sorretto da oltre duemila montanti metallici che, visti dall’alto, si snodano come un serpente e attraversano valli e colline fino a perdersi all’orizzonte. Quest’opera territoriale è volutamente giocata per contrapposizioni poiché la verticalità della recinzione si oppone nettamente all’orizzontalità del paesaggio e l’artificialità del nylon contrasta con la naturalità dell’erba. Infine anche il biancore dei teli si contrappone ai sobri colori del terreno. Questa incredibile muraglia bianca assume un grandissimo valore simbolico. Quando i teli sono gonfiati dal vento, infatti, l’enorme serpente sembra quasi animarsi e per tutta la sua lunghezza risuona di un crepitare secco e sonoro. Per la realizzazione dell’intero impianto furono necessari quattro anni, ma l’opera ebbe una vita estremamente breve essendo durata solamente quattordici giorni.
Sulla produzione artistica della coppia hanno anche influito il pensiero e l’arte di Man Ray e Joseph Beuys, con particolare riferimento alle opere l’Enigma di Isidore Ducasse del primo e al Pianoforte con Feltro del secondo.
Christo è principalmente l’artista delle opere, mentre Jeanne-Claude è l’organizzatrice («Le opere destinate al pubblico sono firmate da Christo e Jeanne-Claude, i disegni da Christo»).
CAPIRE L’ARTISTA: L’INTERVISTA
A CHRISTO E A JEANNE-CLAUDE
Christo e Jeanne-Claude, o più ancora spesso solo Christo, è il progetto artistico comune dei coniugi statunitensi Christo Vladimirov Yavachev (Gabrovo, 13 giugno 1935) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca 13 giugno 1935 – New York, 18 novembre 2009), fra i maggiori rappresentanti della land art e realizzatori di opere su grande scala. Riproponiamo l’intervista di Stile Arte agli artisti, compiuta durante un soggiorno in Italia.
di Anita Loriana Ronchi e Paolo Pietta
Ci interessa comprendere qual è stato il vostro percorso di formazione e, soprattutto, che tipo di arte praticavate prima di giungere a queste celebratissime operazioni di arte contemporanea?
(risponde Jeanne-Claude) La mia formazione artistica si può raccontare brevemente. Quando Christo e io ci incontrammo, a Parigi, avevamo entrambi ventitré anni. Siamo nati lo stesso giorno, alla stessa ora. Christo era già un artista, io no. Io sono diventata artista solo per amore. E’ stato Christo a farmi conoscere dapprima il Louvre, che io non conoscevo per i suoi quadri, ma per la pista di pattinaggio a rotelle. In seguito mi condusse alle gallerie d’arte moderna, d’arte contemporanea e d’avanguardia. La prima opera realizzata in coppia è del 1961. Da allora facciamo tutto insieme. (risponde Christo) Ho vissuto in Bulgaria fino al 1956. Mia madre ingaggiava professori privati per darmi lezione di disegno e pittura. Dopo le scuole elementari e la scuola preparatoria, nel 1953 entrai all’Accademia di Belle Arti di Sofia. Era una scuola conservatrice: vi si studiava architettura, scultura, pittura ed arti decorative per i primi quattro anni; poi bisognava scegliere un indirizzo. Passati i quattro anni, io non avevo ancora deciso che cosa avrei fatto. Nel 1957 completai un semestre di studio all’Accademia delle Belle Arti di Vienna.
Qual è il significato che voi attribuite, nella vostro arte, al termine “empaquetage”?
E’ una parola francese che vuol dire semplicemente “pacco”. Per noi ha lo stesso significato. L’errore comune è pensare che noi facciamo soltanto l’empaquetage. In realtà, noi facciamo anche cose completamente diverse: barriere, coperture per fiumi… Abbiamo cominciato ad “impacchettare” gli alberi nel 1966, ma di quel progetto (“Wrapped Trees” per Forest Park, Missouri, ndr) non abbiamo mai ottenuto l’autorizzazione. L’ultima volta che abbiamo deciso di fare un empaquetage è stati con il “Pont Neuf” a Parigi, nel 1975. Ma le nostre opere sono molteplici. Prendiamo la barriera di 40 chilometri che corre lungo le coste della California, realizzata nel 1976. Vi sembra forse un empaquetage? Le nostre possono essere opere urbane o opere rurali, al di fuori della città. Sempre, però, sono allestite in luoghi dove c’è la presenza di esseri umani; mai nel deserto.
Quali materiali utilizzate più frequentemente?
Tessuto, tela, alluminio… Utilizziamo stoffe industriali, fabbricate per ragioni svariate, come l’edilizia o il settore agricolo. Sono stoffe artificiali, molto più resistenti delle fibre naturali, che acquistiamo da aziende specializzate. Apportiamo solo delle piccole trasformazioni per adattarle ai nostri scopi. Per esempio, la stoffa che abbiamo usato per “impacchettare” nel 1969 la costa australiana è definita “tessuto per il controllo dell’erosione”: ha una maglia molto larga che consente la crescita della vegetazione. Viene impiegata dagli agricoltori australiani o giapponesi per proteggere la terra buona dai tifoni e dall’uragano. I fortissimi venti che spirano dall’Oceano, infatti, potrebbero portare via il raccolto e la stessa terra. Con i progetti “Running Fence” e “Valley Curtain” ci siamo serviti di un tipo di tessuto usato per fermare le inondazioni. In pratica, ogni volta si tratta di un uso differente. Inoltre cerchiamo di riciclare, per quanto possibile, tutti i materiali. Non solo stoffa, ma anche cavi d’acciaio, funi, alluminio. Fondendo quest’ultimo si ricavano oggi lattine, parti di aeroplano e altro.
Ad un certo punto i vostri interventi diventano allestimenti architettonici: voi ridisegnate il paesaggio. In Germania nel 1998 avete utilizzato 100mila metri quadrati di tessuto, 15600 metri di cavi, 200 tonnellate d’acciaio. Come avviene materialmente in cantiere la realizzazione dell’opera?
Allo stesso modo che in tutti i cantieri di costruzioni perché, di fatto, il nostro “è” un cantiere di costruzioni. Noi paghiamo gli specialisti, ognuno per il mestiere che sa fare. Ogni progetto ha diverse tipologie di operai. Per lavorare in mare abbiamo dovuto procurarci dei battelli speciali e dei marinai speciali. E’ molto diverso, ad esempio, dal progetto “The Umbrellas” o dal progetto del “Wrapped Reichstag”. Con il progetto “Surrounded Island” in Florida avevamo bisogno di 650mila metri quadrati di tessuto, che andava cucito perfettamente. Negli Stati Uniti non c’era uno stabilimento in grado di fornirci il prodotto. Abbiamo dovuto creare noi una fabbrica: affittare un grande spazio – un hangar per aeroplani — per i lavori di cucitura e piegatura. Comunque, da una trentina d’anni lavoriamo con un +gruppo di amici – professori universitari, ingegneri -, che all’inizio del progetto ci danno il loro input. E’ come costruire un edificio e, per farlo, bisogna operare con imprenditori, appaltatori, sub-appaltatori. Occorrono i permessi e le autorizzazioni. Dobbiamo persuadere le agenzie statali e governative della validità dei nostri progetti.
I nostri lettori si porranno una domanda relativa all’economia. Queste gigantesche installazioni vengono commissionate dagli enti pubblici, da sponsor privati?
Tutti i nostri progetti sono decisi da noi, vengono dal nostro cuore e dalla nostra testa. Non accettiamo commissioni. Vogliamo lavorare in totale libertà; fare ciò che desideriamo, come e quando lo vogliamo. Questo è il motivo per cui rifiutiamo gli sponsor. Abbiamo autofinanziato tutte le nostre opere d’arte. I nostri soldi provengono dai disegni preparatori e dai collage che vendiamo a collezionisti privati, galleristi e musei del mondo intero. Con quello che ricaviamo potremmo comprare palazzi, diamanti, Rolls Royce… Oppure pagare il conto degli ingegneri e, quindi, destinarlo ad un progetto. E’ una scelta. Non abbiamo mai accettato neppure di percepire denaro per libri, cataloghi, film o per l’ingresso ad una mostra.
Qual è stata l’opera che vi ha dato maggiore soddisfazione? E perché?
I nostri progetti sono i nostri figli, le nostre creature. Perciò non possiamo indicare un’opera preferita. Sono tutte diverse: è come avere tanti figli con qualità e problemi differenti. Ma, se proprio dobbiamo esprimere una scelta, allora diciamo che il progetto preferito è… sempre il prossimo, quello che deve ancora nascere.
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