La giovane artista : "Ho trovato in questi “vuoti” di informazioni un’apertura, una possibilità di aggiungere un secondo strato alla realtà e di creare quindi un monto immaginario, in cui ognuno abbia la possibilità di rifugiarsi e di farlo proprio. La frase Hic sunt dracones, dal latino Qui ci sono i draghi, veniva incisa nell’antichità per scoraggiare o, nel caso dei più avventurieri, per incoraggiare ad andare oltre i limiti conosciuti: era la password per accedere a un “altro” mondo. Hic Sunt Dracones segnava drasticamente il confine del conosciuto aprendo allo stesso tempo il varco verso l’ignoto e l’infinito".
La giovane fotografa: "La geografia e le mappe possono essere viste come un’azione geopolitica e retorica di desiderio di controllo su un territorio. La nostra mente, al contrario, si va quindi a configurare come la terra dell’immaginazione, priva di ogni sorta di riferimenti spaziali. Inoltre è stata per me, come fotografa, un’operazione interessante: lavorare sul mio archivio è stato un processo di sua rivisualizzazione, capire perché alcune immagini scattate in anni e luoghi diversi potessero stare insieme per realizzare quello che poi è, in parte, anche un atlante delle emozioni"
"Incontriamoci e parliamo delle maestrie che non vanno perdute. L'Italia è un Paese d'arte". E’ l’appello che attraverso l’Adnkronos Chiara Vigo, ultimo maestro di bisso al mondo, lancia al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Sessantuno anni, sarda di Sant'Antioco, Chiara è rimasta l’ultima depositaria dell’arte di quel filo d'oro che da millenni lega l'uomo al mare.l bisso è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti che secerne una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del Mediterraneo volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell'area mediterranea.
La giovane artista, insignita del Premio finalisti al Nocivelli 2019: "Provo grande attrazione nei confronti delle montagne. Le reputo entità molto affascinanti, e studiando qualcosa al riguardo, documentandomi, ho iniziato a riflettere sui motivi che spingono l’essere umano a sfidarle. Sono partita da “El Capitan” perché è una montagna molto ambita nello sport dell’arrampicata, e luogo di prodezze sovrumane"
L’intero corpus delle opere di Churchill conta più di cinquecento dipinti, metà dei quali realizzati tra il 1930 e il 1939. Sotto il profilo pittorico, l’artista rielabora temi e soggetti cari all’Impressionismo, dimostrando di avere osservato l’arte di Cézanne. Nel gennaio del 1921 espose per la prima volta la sue opere, nella Gallerie Druet a Parigi, con lo pseudonimo di Charles Monrin. I dipinti ebbero un discreto successo. Sei quadri furono venduti. E non fu poco. Nel 1925, sempre sotto stretto anonimato, vinse il primo premio in una mostra di dilettanti a Londra con Winter sunshine - Luce del sole invernale -. L’opera aveva rischiato di essere squalificata poiché un giurato - Joseph Duveen - dubitava che potesse essere stata realizzata da un pittore dilettante. Nonostante il riconoscimento, Churchill non era molto sicuro di se stesso.
Il giovane artista, insignito del Premio finalisti al Nocivelli 2019: "È il primo di una serie di lavori nata dalla riflessione fatta sull’idea di paesaggio. “Paesaggio” inteso come spazio pittorico su cui si manifestano avvenimenti, attraverso un punto di vista totale che vuole suggerire una visione panoramica-panottica. Testimonia ciò che la pittura rappresenta per me. Io credo che la Pittura non sia una mezzo ma un Ente portatore di significato che dialoga con l’artista"
La psicanalista junghiana Marie Louise Von Franz, che ha edito e studiato la parte visionaria del testo ritiene plausibile l’attribuzione e la collega alle vicende degli ultimi mesi di vita di Tommaso, quando visse una svolta estrema, sotto il profilo del pensiero. L'alchimia indicava profondità all'apparenza insondabili in cui non esisteva opposizione tra fisica e mistica; e rilevava la presenza di Dio, in emanazione, in ogni parte dell'universo
Il giovane artista, vincitore del Premio finalisti al Nocivelli 2019: "Tramite un processo manuale che sfrutta la meccanicità della stampante e lo scanner l’oggetto viene plasmato attraverso la sua stessa matericità. Le strisce in carta plastificata prendono forma in una loro autonomia adagiandosi sopra parti in plexiglas come fossero lembi di pelle. L’opera diventa così il lascito di uno sviluppo riflessivo sul legame che ognuno di noi ha (seppure in maniera latente) con le proprie origini".
Un legame molto intenso, una grande storia d'amore e di pittura che va oltre la morte. Jeanne Hébuterne, divenuta poi artista e compagna di Modigliani, è nata Meaux , in Seine-et-Marne , in Francia , il 6 aprile 1898 ed morta suicida a Parigi , il 25 gennaio 1920, a 21 anni. Le quotazioni dei disegni e dei dipinti di Jeanne Hebuterne
Il giovane artista insignito del Premio finalisti al Nocivelli 2019: "L’opera fa parte di una serie intitolata “corpo flusso”. L’abito diventa casa-contenitore del corpo, un guscio che lo avvolge e protegge. Esso è pelle artificiale che si aggiunge a quella naturale, diventando un tutt'uno con essa. Un corpo fluttuante senza identità fisse che si modifica all’infinito. L’opera si compone da una fitta trama in Pla (polimero termoplastico biodegradabile ricavato dal mais), quasi a ricreare piccole strutture cellulari che nell’insieme creano una membrana porosa"