La cremazione stessa avveniva insieme al letto funebre su cui il corpo del defunto era stato trasportato. I resti combusti risultanti venivano raccolti in urne cinerarie di varie forme e materiali, spaziando dai più semplici contenitori di terracotta fino ai pregevoli esemplari di vetro o di marmo decorati a rilievo, a testimonianza della varietà di pratiche funerarie e delle tradizioni culturali all'interno della società romana. Era uso unire alle ceneri, nell'urna, il dito o la falange asportasti e sepolti in precedenza
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Le iscrizioni scoperte invitano i cittadini a votare per un certo Aulus Rustius Verus, candidato per la carica di edile, probabilmente socio o proprietario del panificio stesso. Questo personaggio è noto nella storia di Pompei grazie ad altre iscrizioni, ed insieme a Giulio Polibio, proprietario di una sontuosa residenza su via dell'Abbondanza, raggiunse la carica più alta della città negli anni Settanta del I secolo d.C., quella di duumvir.
La piramide di Sahura, o di Nebkhau, è stata la prima piramide egizia costruita nel sito di Abusir, a nord di Saqqara. Sahura, il secondo faraone della quinta dinastia che regnò dal 2490 al 2475 a.C., scelse di costruire il suo complesso tombale proprio sopra il tempio solare eretto dal suo predecessore, Userkaf, spostando così il centro di gravità del regno nella parte settentrionale della città di Menfi, trasformandola in una necropoli dinastica
Gli specchi a scatola pieghevole erano oggetti di lusso costosi e rappresentavano un importante simbolo di connessione e relazioni intime tra i clienti e le hetairai, le compagne dell'antica Grecia. Queste donne facevano parte di un'istituzione sociale che forniva servizi di accompagnamento sociale e, a volte, servizi sessuali. Alcune di loro divennero addirittura le consorti ufficiali di sovrani greco-ellenistici e generali di alto rango, influenzando la cultura e l'arte dell'epoca.
Al centro dell'edificio pubblico si trovava un cortile con un pavimento a mosaico, decorato con colonne adornate da capitelli. Lungo tre pareti del cortile erano disposte tre file di sedili in legno, ognuno separato da blocchi di asfalto naturale. Questi sedili in legno erano dotati di fori rotondi e fungevano da latrine, permettendo alle persone di sedersi comodamente mentre affrontavano le loro necessità fisiologiche.
Durante la campagna di scavo del settembre 2023, attualmente in corso, è stata rinvenuta una terza stele, sempre del tipo “diademato” o “con copricapo” . Questa terza stele è stata rinvenuta coprendo una tomba funeraria in cui sono state rinvenute ossa umane cremate di cronologia ancora indeterminata. Questa scoperta ha confermato l'associazione di queste stele con luoghi funerari.
Questi resti sono affiancati da un ricco corredo funerario che include lucerne, contenitori di vetro che recavo forse oli profumati, un piccolo specchio posizionato vicino alla testa della defunta, un anello d'ambra e un pettine. Questi oggetti rivelano dettagli sorprendenti sulla vita e la morte della donna, indicando che la sepoltura risale al 2° secolo d.C.
Il mosaico decorava un ambiente funerario. Poi, a causa di modifiche successive della struttura, il mosaico fu suddiviso. Da un lato la parte figurativa, dall'altra una semplice composizione astratta. Copiosi i materiali portati alla luce, tra i quali lapidi - una delle quali scoperta nelle ore scorse, recante l'epigrafe di un sepolcro in cui furono collocati i resti di una donna e del figlio - ed elementi decorativi
"Il Forcello di Bagnolo San Vito in provincia di Mantova è il principale abitato dell’area di espansione etrusca a nord del Po nel VI e V secolo a.C. - spiegano gli archeologo dell'Università di Milano - Fondato intorno al 540 a.C., venne abbandonato all’incirca nel 380 a.C., in concomitanza con le invasioni galliche dell’Italia settentrionale e la fondazione di Mantova. Del sito non conosciamo il nome antico e per questo ora viene identificato con l’attuale toponimo della campagna a sud-est di Mantova. Sorgeva su un piccolo dosso di forma allungata che si affacciava su un lago formato dalle acque del Mincio e prosciugatosi nel XVII secolo"
L’area del civico 39 si trova non troppo distante dal luogo in cui nei primi giorni del 2023 è stata rinvenuta una statua di Ercole a grandezza naturale. L’area archeologica Via Appia 39 ha diverse particolarità: “In quel sito le fasi antiche sono rimaste integre, cioè com’erano in epoca romana”, spiega la professoressa Dubbini, “in questo senso diciamo che somiglia ad una piccola Pompei”.