Scopri il misterioso profumo sepolto insieme ai resti di una giovane romana, riemergendo dopo due millenni in una "bara di vetro". Un viaggio nel passato attraverso un delicato ritrovamento archeologico.
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L'edificio, che originariamente si estendeva su un'area di circa un ettaro e mezzo, affacciandosi su uno sperone roccioso alto dieci metri sul livello del mare, ospitava una peschiera semicircolare con un piccolo molo per l'attracco delle imbarcazioni. Il ritrovamento è avvenuto in quel punto.
Scopri i dettagli emozionanti della scoperta archeologica a Trevi, dove l'antica città romana di Trebiae è stata riportata alla luce. Una collaborazione tra istituzioni e studenti ha rivelato una nuova prospettiva sulla vita e l'adattamento nell'antica Roma.
“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici". – spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel
«Questa è una scoperta straordinaria, se si pensa che sono soltanto nove i templi del V secolo con una sima in marmo greco in tutta l’Italia meridionale e in Sicilia - afferma l’assessore ai Beni Culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato - e lascia presupporre che Selinunte abbia ancora tanto da raccontarci. Anche lo stesso fatto che sia stata ritrovata nella zona portuale e negli immediati dintorni del quartiere delle fornaci dell’antica città, permette di avanzare ipotesi sia sui contatti commerciali della città che sulle capacità tecniche degli abitanti».
Durante le attività di ricerca nella necropoli etrusca gli studiosi si erano imbattuti in una fossa colma vasi potori, cioè contenitori utilizzati per le sacre libagioni. Oggetti di ceramica falisca, tarquiniese, volterrana, di produzione locale, ma anche vasi di importazione dall’Attica. Perchè tutto quel vasellame in una fossa, che risulta priva - almeno per ora - di resti umani?.
L'operazione archeologica ha permesso in questi giorni l'individuazione e il recupero di numerosi reperti riguardanti l'importante battaglia svoltasi il 10 marzo del 241 a.C. Il ritrovamento dei rostri utilizzati per devastare le navi nemiche o favorire gli arrembaggi. Spaventosi i resti dello scontro
La nuova scoperta è stata compiuta dall'archeologo bulgaro Nikolay Ovcharov, lo "scopritore" della città. Egli infatti ha avviato i lavori di scavo a Perperikon nel 2000 e ha rivelato i resti di un antico complesso urbano costituito un gigantesco palazzo a più piani, un'imponente fortificazione realizzata attorno alla collina, con mura spesse fino a 2,8 metri, realizzata ai tempi dell'impero romano. Entro questa cinta possente furono costruiti templi e quartieri residenziali.
I responsabili del museo hanno raggiunto il "campo dei miracoli" e, grazie all'uso di metal detector hanno recuperato ancora un prezioso gruzzoletto, dal quale spicca una moneta romana che reca l'effigie di Vespasiano
“Sapevamo che la zona, considerata la vicinanza alla chiesa e al convento, avrebbe offerto testimonianze antiche – ha detto l'archeologa Romina Pirraglia della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – ma ci aspettavamo di imbatterci in sepolture o comunque in ambienti collegati all'edificio di culto, mentre invece i risultati sono stati ancora più sorprendenti". Di rilievo i due grandi circoli funerari, normalmente datati tra l’età del rame e del bronzo antico, quindi tra il terzo millennio e i primi secoli del secondo millennio avanti Cristo.