Le diverse fasi del processo di lavorazione delle pelli si svolgevano in diverse aree dell'edificio. Il lavaggio delle pelli, che comportava l'uso di sostanze dall'odore sgradevole, avveniva all'interno di grandi contenitori alimentati d'acqua, situati sotto il porticato o forse in un'area distante lungo le rive del fiume Sarno. La concia vera e propria, mediante la macerazione delle pelli, avveniva all'interno di quindici grandi vasche cilindriche conservate in uno degli ambienti dell'edificio. Infine, le pelli venivano battute e lavorate nei piccoli ambienti sul lato est del peristilio, divisi da bassi muretti trasversali. Inoltre, si trova un ampio triclinio estivo, destinato agli ospiti del titolare dell'attività, che risiedeva all'interno del complesso.
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Il viso intenso, incorniciato dalla lunga e folta chioma scura, impressionò gli studiosi. Una prima analisi della mummia fu compiuta dall'anatomista Grafton Elliot Smith. L'imbalsamazione era stata eseguita con grande attenzione: i lineamenti del viso perfettamente riconoscibili, così come la chioma è incredibilmente conservata, al punto che Elliot Smith poté notare come la regina non avesse un solo capello grigio
I sorprendenti esiti delle indagini di laboratorio confermano che le due giovani donne, prima di essere uccise e sepolte con un nobile corredo, avevano partecipato ad altri scontri armati. Vecchie ferite al cranio raccontano di ferite rimarginate. La punta di una freccia si era infitta nella coscia di una delle due, anni prima, ed era rimasta nel muscolo. Il colpo fatale con un'accetta, dopo un tiro verticale di spada al fianco e una pugnalata alla gamba
Durante la Rivoluzione, l'abbazia fu dichiarata proprietà nazionale e le monache furono disperse. Acquistato da un commerciante di materiali da costruzione, fu smantellato nella prima metà dell'Ottocento, ad eccezione di alcuni padiglioni e annessi. poi diventò un'area militare
Scendendo dalle pendici, immediatamente sotto il cavallo bianco, si rileva la presenza di una collinetta, la Dragon Hill - la collina del drago - un rilievo di roccia calcarea, con la cima appiattita dall'intervento dell'uomo. Secondo la leggenda, qui San Giorgio uccise il drago e la forma circolare della pietra calcarea sarebbe la grande macchia lasciata dal corpo del drago stesso
L'epoca di scavo dei cunicoli andrebbe collocata tra l'800 e il 400 a.C. ed a scavarli sarebbero stati gli Etruschi ed i Latini, sotto l'influenza dei primi. Le indegini e le esplorazioni proseguono
La scoperta è avvenuta nei pressi dell’edificio denominato Casa del Navarca, in una zona finora poco esplorata, nell’ambito del progetto di manutenzione e fruizione dei fronti di scavo, proprio mentre alcuni operai ripulivano il terreno da sterpaglie e vegetazione spontanea. Entrambi i reperti sono a forma di tronco piramidale, in perfetto stato di conservazione, e dovrebbero costituire un altare per il culto familiare e un supporto per una scultura o un elemento di finitura.
Lo strano deposito si presentava come una sorta di guscio di tartaruga metallico, sepolto a una profondità relativamente esigua sotto un terreno piatto, come possiamo vedere chiaramente nell'immagine qui sotto. La terra è stata asportata con estrema cautela.
In quel momento a Vindolanda c'erano le truppe batave, che militavano nell'esercito romano. Erano originarie del delta del Reno, nel territorio degli attuali Paesi Bassi. Fisicamente dovevano presentarsi come i tedeschi. Biondi, occhi chiari, piuttosto alti, erano stati valorizzati militarmente a partire da Giulio Cesare. Tacito sottolinea che la popolazione dei Batavi era esente dal tributo e i militari di questa etnia erano utilizzati soltanto in battaglia e per le guerre, «quasi fossero dei dardi o delle armi».