L'artista aveva la necessità di agire in un ambito fortemente narrativo, configurando, negli strati più profondi il "prima" e il "dopo". Il volto crudele del generale nemico, una seconda testa sul braccio della donna. Un'ancella giovane. Un gruppo di personaggi attorno al tavolo imbandito per la festa al condottiero. Una figura con barba. La quinta architettonica
L'individuazione di nuovi materiali iconici, portati alla luce dal nostro gruppo di ricerca, consente di affermare che Caravaggio concepì la scena come atto finale dell'uccisione di un toro, al termine di un rituale di morte, paragonabile a una tauromachia. Il toro è il possente Oloferne che, a causa del desiderio sessuale imperioso e della violenza che caratterizza i capi degli eserciti invasori, finisce per essere preda della sua stessa preda, Giuditta, che qui è concepita da Caravaggio come un matador, che finisce la bestia con la spada, recidendole la testa.
E' un San Cristoforo con il Bambino e con i bambini. La nuova acquisizione è avvenuta a livello di Stile arte, nella prosecuzione di una ricerca sui materiali contestuali, in Caravaggio. Caravaggio non è solo testo. E' - direi - soprattutto contesto. Il testo non funziona, da solo. E' necessaria l'azione di un basso continuo, che lui, Caravaggio, prevede. E necessaria l'azione di note con un timbro acuto, che lui prevede, ma che una visione frontale e monodica ci sottrae. Ascoltare Caravaggio prestando attenzione soltanto al motivo melodico è come ascoltare Mozart eseguito a una pianola. Bellissimo, ma limitato e limitante
Il bordo estremo del panneggio che si protende verso l'anziano Matteo, intento,con difficoltà a stendere la propria diretta testimonianza, è incisivamente trasformato da Caravaggio in una figura composita. Vista da lontano essa appare come un animale che s'avventa contro il santo, con rabbia. Il motivo del comportamento aggressivo è provocato dalla lentezza con la quale, l'anziano apostolo, stende la Buona Novella. Matteo è come un alunno che non sa scrivere, forse vorrebbe sottrarsi al compito, ma viene obbligato da un grido a starsene sul banco - in una posizione di instabile di sofferenza - mentre l'Angelo enumera, sulla mano la concatenazione degli eventi che il pigro e riottoso allievo deve scrivere. Una sorta di dettato scolastico
Propongo le immagini della Vocazione di Matteo della Cappella Contarelli di Roma, come esempio evidente del modo di comporre del Caravaggio. Tutti gli altri dipinti del maestro rispondono a questa regola di derivazione arcimboldesca. Mi riservo di presentare i lati inediti degli altri dipinti, in interventi successivi
Maurizio Bernardelli Curuz, autore della scoperta: "La ricerca da me condotta su tele e radiografie, mi ha permesso di stabilire che i quadri di Caravaggio sono costruiti affinchè siano leggibili, generalmente, dai 4 lati. L'intervento avviene certamente con la sovrapposizione di cartoni ritagliati - alcuni dei quali sviluppati a partire dai disegni conservati a Milano -. Rispetto al lato maggiore, gli altri lati costituiscono un controcanto che diviene particolarmente cupo, ruotando il quadro di 180 gradi. Il mondo al contrario configura, nello stesso quadro, l'area d'abisso del Male. Di seguito alcune delle maggiori immagini presenti nella Natività di Palermo. La violenza di questi particolari nascosto o semi-nascosti - ma probabilmente molto evidenti alla cerchia del maestro - sembrano configurare una reazione violenta alla Chiesa, forse ritenuta, da Caravaggio, colpevole di una trasformazione demoniaca del messaggio di Cristo. Da approfondire, certamente, è il legame di Caravaggio con il pensiero di Giordano Bruno. Il controcanto potrebbe essere stata, pure, una narcisistica sfida del pittore che inseriva particolari demoniaci o violenti, all'interno di spazi di devozione, senza che i committenti se ne avvedessero".