ARTE E PSICOSI - Il criminologo De Luca esamina le inquietanti analogie tra creativi e assassini. E prospetta un’infinità di esempi: da Dix a Grosz, da Goya a Dalí, da Pacciani ai maniaci internazionali dediti alla pittura. Fino a supporre che certi quadri inducano al delitto…
I materiali del Museo archeologico di Bologna aprono al mondo dei miti ai quali l'autore della Divina commedia attinse per costruire minuziosamente l'Oltretomba cristiano. Le difficili prove dei defunti egizi
Il capolavoro , precedentemente creduto perduto è a grandezza naturale e realizzato in modo così realistico che può sembrare un vero teschio umano. Nulla sembra schematico e nessun dettaglio è stato trascurato: dalle suture craniche delicatamente arricciate agli zigomi sottosquadro al setto nasale sottile. La testa è cava e anche perfettamente e anatomicamente corretta anche nella parte inferiore
Come si può accordare uno scapolare da terziaria francescana - dipinto nel suo bruno, dimesso colore - con le spalle nude, giovani e invitanti di questa donna, da poco colpita da un gravissimo lutto? Siamo chiamati ad essere testimoni di un momento cruciale della vita dell’effigiata, perfettamente colto da Antonio Allegri detto il Correggio (1489-1534). E’ proprio l’individuazione di una sequenza di eventi ravvicinati, tutti presenti, contemporaneamente, sulla superficie dello stesso quadro, che consente di comprendere, nella totale coerenza degli indici simbolici, il significato articolato dell’intenso ritratto
Ofelia, personaggio shakespeariano dell'Amleto (1600-1602) incarna la purezza e la necessità dell'amore in un mondo dominato dall'intrigo e dal delitto, Un amore che non trionfa, di fronte al male. Figlia di Polonio, ciambellano di Elsinore, capitale della Danimarca, e sorella di Laerte, giovane cavaliere, Ofelia vive alla corte di Elsinore. Delusa dall'amore per Amleto che crede non puro, non veritiero e non disinteressato (Amleto rinnegherà i sentimenti per lei per non coinvolgerla nelle meschine trame dello zio Claudio, usurpatore del trono di Danimarca) e divenuta folle per l'assassinio del padre a opera dello stesso Amleto, terminerà la sua esistenza affogando in un corso d'acqua, scatenando l'odio e la vendetta da parte del fratello Laerte, che tenterà di uccidere Amleto
Nel dipinto di Hans Holbein intitolato “Gli ambasciatori” (1533). Il disco fortemente scorciato che appare obliquamente, in sospensione sul pavimento, è, come ben sappiamo, la raffigurazione di un teschio... Ma come era collocato il quadro e quale funzione poteva avere nella sala del castello in cui era stato sistemato?
Un bambino di due anni, che abita a Trento, scompare il Giovedì Santo da casa. Tutti lo cercano. Il giorno di Pasqua alcuni ebrei segnalano al vescovo di aver visto il piccolo, morto nella roggia. Il suo corpo è seviziato e straziato; decine e decine di colpi di chiodo segnano la sua pelle; gli assassini gli hanno tagliato i genitali. E si scatena la rabbia contro gli ebrei. Ma quale verità può emergere dall'analisi delle stampe, degli affreschi e dei quadri?
Secondo i Vangeli apocrifi, un sacerdote si lanciò contro la lettiga che accoglieva il corpo morto di Maria. Ma le sue mani si staccarono e rimasero incollate alla portantina, grondandosangue copioso. Il macabro episodio ripreso pittoricamente da Bernardino Lanino
Di lui si sa pochissimo, nonostante sia stato un autore dotato di una carica onirica intensa, così da essere apprezzato, secoli dopo, da Breton e dai surrealisti. Il mistero è moltiplicato dal fatto che, dopo la sua morte, nella bottega napoletana l'opera fu continuata dal pittore connazionale Didier Barra, sicchè si era pensato che monsù Desiderio fosse lui, come risulta da antichi inventari
Gli artisti, premio Finalisti Nocivelli 2018: "Coppia nella vita e nel lavoro, abbiamo scattato la foto durante una fiera di arte funeraria. Contesto sconosciuto ai più, ci ha mostrato il suo volto metafisico e surreale. Il tema universale della morte si declina nella sua industria e nei suoi meccanismi di business indifferente alla crisi, inaspettatamente festoso. L’uomo manichino della foto, sospeso tra realtà e finzione, è al tempo stesso perfezione anatomica e proiezione della nostra immagine post mortem: qualcosa che non vedremo mai con i nostri occhi".