Una medium per Kandinskij. La teosofia e la musica fornirono le basi per l’arte astratta

Il repentino mutamento delle opere del maestro scaturisce dal confronto con il gruppo di ricerche spiritualiste fondato da un’occultista. Il fine era quello di percorrere i moti invisibili che governano l’anima e il mondo, al di là delle ingannevoli apparenze della realtà. Alla base del cambiamento di rotta, oltre all’esigenza di rinnovamento dell’espressione artistica, si collocano le teorie di Rudolf Steiner (1861-1925), autore di Teosofia, introduzione alla conoscenza sovrasensibile all’autodeterminazione umana del 1904, volume apprezzato da Kandinskij e dal quale lo stesso prenderà ispirazione per Lo spirituale nell’arte, saggio del 1911.

Schizzo per Composizione VII, 1913. Dal 1911 le figure, il colore, lo spazio sono così confusi che è impossibile distinguere il soggetto. La svolta avviene in seguito al contatto con il gruppo teosofico


di Luca Turelli

[V]asilij Kandinskij (1866-1944) è ritenuto il fondatore dell’Astrattismo. Ma quali furono le strade che lo portarono ad una sintesi che estingueva la forma?
Vi era ben poco di rivoluzionario nell’olio Odessa-Porto I, realizzato nel 1898; ancora lontane paiono le intuizioni che condurranno l’artista ad elaborare un percorso di natura astratta. Eppure non è così. In meno di un decennio, infatti, si compie il passaggio. Dalle opere che trovano ispirazione dal realismo russo, dai paesaggi tradizionali influenzati dall’europea pittura di luce, si giunge ai quadri che rompono con il passato per aprire nuove vie.

Vasilij Kandinskij, Odessa-Porto I, 1898. In questa tela appaiono ancora lontane le intuizioni che porteranno l’artista a diventare il padre dell’Astrattismo. Chiara è l’influenza derivante dalla tradizione del realismo russo
Vasilij Kandinskij,
Odessa-Porto I, 1898. In questa tela appaiono ancora lontane le intuizioni che porteranno l’artista a diventare il padre dell’Astrattismo. Chiara è l’influenza derivante dalla tradizione del realismo russo



Focalizziamo a questo punto l’attenzione sul periodo in cui il nuovo percorso viene configurato. Il 1907 è l’anno della svolta intellettuale, grazie agli intensi contatti con la teosofia – una disciplina spiritualista – che precedono il mutamento in ambito pittorico. Spirito, psiche collettiva, anima mundi sono i nuovi termini concettuali con i quali si misura. Ed ecco le conseguenze.
Nel 1909 i riferimenti spaziali scompaiono gradualmente dai suoi dipinti; nel 1910 viene prodotto il primo acquerello astratto. Nel 1911 le figure, i colori e, appunto, lo spazio non sono più in grado di contrassegnare la riconoscibilità dell’oggetto. In Murnau-cortile del castello (1908), i colori sono accostati così da creare contrasti violenti ma al tempo stesso armoniosi, mentre il soggetto è ancora riconoscibile, ma già in Cupole (Il muro rosso) del 1909, Improvvisazione 7 (1910), o Schizzo per Composizione VII (1913), il collegamento, pur lontano, alla figurazione si estingue.
Alla base del cambiamento di rotta, oltre all’esigenza di rinnovamento dell’espressione artistica, si collocano le teorie di Rudolf Steiner (1861-1925), autore di Teosofia, introduzione alla conoscenza sovrasensibile all’autodeterminazione umana del 1904, volume apprezzato da Kandinskij e dal quale lo stesso prenderà ispirazione per Lo spirituale nell’arte, saggio del 1911.
Nel 1907 il pittore partecipa al congresso internazionale della Società Teosofica di Monaco, dove Steiner è relatore. Il gruppo è stato fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), occultista russa venuta in contatto con la tradizione filosofica e misterica orientale. Una dottrina, la sua, che, con sincretismo, accoglie, guardando anche all’Occidente, le istanze della teosofia neoplatonica, per la quale la sapienza divina è accessibile solo attraverso un’esperienza mistica. Tre i principi base del teosofo: la formazione di un nucleo di fratellanza universale senza distinzione alcuna, l’incoraggiamento dello studio comparato di religioni, filosofie e scienze e, infine, la possibilità di investigare le leggi inesplicate della natura e le facoltà latenti nell’uomo.
Quest’ultima ci interessa più da vicino, poiché teorizza la possibilità di penetrare nella sfera spirituale e, di conseguenza, di esprimersi attraverso l’interiorità in ogni campo dello scibile, anche nella pittura. Le teorie del pensatore intrigano Vasilij, che ha anche proficui contatti con Strindberg (vedi qui a fianco), il quale già aveva sperimentato in campo artistico i principi teosofici, sicché la sua ricerca si sposta dall’apparenza esterna ai moti intrinseci.
L’arte viene percepita come mezzo per trovare la realtà essenziale dietro il falso, illusorio involucro delle apparenze. I dipinti si fanno allora più profondi, più musicali, alla ricerca dello spirito e della forza psichica e, di conseguenza, diventa più difficile ricondurli al sembiante. La ragione non basta; Kandinskij oramai va oltre, viaggiando tra i moti invisibili che governano l’anima e il mondo.
Schizzo per Composizione VII, 1913. Dal 1911 le figure, il colore, lo spazio sono così confusi che è impossibile distinguere il soggetto. La svolta avviene in seguito al contatto con il gruppo teosofico

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