Intervista all'artista premiato al Nocivelli 2014, nella categoria scultura: "Mi piace esprimere un arte leggera, ironica ma soprattutto che sia testimone del mio tempo. Giocare con le parole e le immagini, ottenere nuove ed inaspettate risultanze semplicemente accostando oggetti di uso comune. Mi piace raccontare con semplicità il concetto ed attraverso una costruzione pulita e razionale trasmetterlo a chi lo osserva".
Posts published in Febbraio 2018
Luoghi abbandonati, spesso percorsi dal fremito di ricordi terribili e inquieti. La cultura romantica ha orientato la nostra immaginazione a percepire palazzi ed edefici come fossero dotati di una perconalità propria, spesso orientata dalle energie assorbite durante la propria piena operatività. Comunque sia risulta assolutamente fondato che l'ambiente incide sulle nostre inclinazioni. Mettiamole alla prova entrando in questi luoghi bloccati dal tempo.
Il noto critico a Stile: “La disciplina è cambiata nella misura in cui l’arte ne ha modificato il percorso. Prima seguiva una linea ‘darwiniana’; con la Transavanguardia si è verificata un’apertura laterale, ed ora è più diversificata e più complessa” - “La filologia? Lasciamola agli accademici ed ai professorini” - “Per il futuro? La sfida è vedere se sarà ancora possibile dare persistenza a quel bisogno biologico che è stata l’arte nella storia dell’umanità"
Monasticamente - come astrattista - Pierrette Bloch - Parigi, 16 giugno 1928-7 luglio 2017 - visse tra le sue linee, in bianco e nero. Diede un grande ritmo alle sue tele e alle sue carte, lavorando soventemente con un pastello ad olio, bianco, - con qualche piccolo intervento di pastello secco - che le consentiva di seguire il ritmo sinusoidale del cuore. Il pastello ad olio era questo: scioltezza nel movimento, che un pennello non avrebbe mai potuto dare. Enormi spartiti senza pentagrammi, in cui punti e linee ricurve, sciolte e torte come un filo di lana recuperato progressivamente da un vecchio maglione. Ciò che pulsa è il cuore, le cui contrazioni si estendono ai muscoli del braccio, giungono allo snodo del polso, per farsi linea ascendente e discendente, dopo la curva di un un occhiello. Ma la sua ricerca fu vasta. Giunse a realizzare opere utilizzando capelli, tutti annodati, così da formare linee. Sperimentò bitumi e inchiostri. Il nero è scrittura
Durante il suo soggiorno a Roma, Van Laer è diventato anche una delle guide di Schildersbent o "banda di gilda" fondata nel 1623 dagli artisti olandesi, con sede nella città italiana, per proteggere i loro interessi. Intorno 1637 l'artista ha lasciato Roma per tornare nel Paese di origine, ma si ritiene che abbia compiuto un secondo viaggio nella città dei Papi, nel 1642, poco prima della morte. Soltanto una trentina di opere possono essere attribuite in modo sicuro a Pieter van Laer. Tra le caratteristiche della sua arte deve essere menzionata la pennellata a impasto materico, il naturalismo vivace e il gusto per il chiaroscuro drammatico. L'importanza del lavoro di Van Laeer dei bamboccianti era enorme. I suoi dipinti godevano di grande favore non solo sul mercato ordinario dell'arte, dove raggiungevano prezzi considerevoli, ma anche tra la nobiltà e l'alto clero.
Un dipinto di Francesco Vanni ritrae un impressionante episodio delle “nozze mistiche” di Caterina da Siena. La santa avvicina le labbra al costato di Cristo e “piangendo e tremando” ne sugge la ferita
Tra i video youtube più visti nelle ultime ore, segnaliamo e mostriamo "Esami - Storia dell'Arte -Ceci n'est pas un Pips", storpiatura di una celeberrima frase e opera di Magritte (Ceci n'est pas une pipe, "questa non è una pipa"). Cosa accade nel breve film-web?
Gli astronomi hanno stabilito che quella sfera celeste dipinta da Pesello raffigura la volta celeste sopra Firenze come si presentava il 4 luglio 1442. Stile ha incrociato gli indizi chiedendo l’analisi storica dell’oroscopo realizzato nella volta. Emergono inequivocabili segni di nascita.
Tutto fa pensare che le strade portino a Renato d’Angiò, a un’alleanza e a un battesimo