Le sepolture sono state trovate tutte in fila, lungo un vecchio muro. Risalgono al periodo romano e datano tra il I e il III secolo dopo Cristo. Sono tombe di uomini. Nessuna donna o bambino. Dentro gli spazi che un tempo erano circondati da legni policromi gli archeologi hanno scoperto, nelle scorse settimane, scheletri con messaggi scritti e arrotolati in una “pergamena di piombo”. Sono parole durissime, di vendetta. A chi si rivolgevano? Facciamo un passo indietro di qualche settimana, e andiamo a Orléans, in Francia, a circa 120 chilometri da Parigi.

Gli archeologi de Le Service d’Archéologie de la Ville d’Orléans stanno scavando nei pressi di un ospedale del XVIII secolo. Le tombe che scoprono, lì sotto, sono ben più antiche della struttura settecentesca. Ci portano ai tempi della città romana. Sono 60 sepolture risalenti a un periodo compreso tra la fine del primo secolo e l’inizio del terzo secolo dopo Cristo. Tante le stranezze, in questo scavo. Tombe esclusivamente di adulti. Messaggi in tavolette di piombo. Resti di cofani policromi. Resti non incinerati, uso controcorrente. Sepolture in fila contro un muro. Tante anomalie che ci portano in una direzione precisa, a livello di ipotesi. Questi uomini appartenevano probabilmente ad un gruppo coeso, facente parte di una sorta di corporazione religiosa o professionale, di origine gallo-celtica. Le evidenti difformità, rispetto agli standard delle necropoli romane, ci portano in questa direzione. In più abbiamo un altro dato etnico inequivocabile: i messaggi srotolati e “fotografati“, grazie alle nuove tecnologie, che si basano sul sincrotrone, sono scritti in lingua celtica. Uno di essi, addirittura, in una lingua sconosciuta dello stesso ceppo. Gli studiosi stanno provando a decodificarla, ma pare molto complesso.
Nell’area misteriosa di Cenabum
Orléans, nell’epoca romana conosciuta come Cenabum, era una città della Gallia in quella che oggi è la Francia centrale. Era la capitale della tribù gallica dei Carnuti, una delle popolazioni celtiche più influenti della regione.
Cenabum sorgeva sulle rive della Loira, un’importante via fluviale che facilitava i commerci e le comunicazioni. La posizione geografica della città la rendeva un punto strategico per il controllo delle rotte commerciali e delle comunicazioni tra le varie regioni della Gallia.
Popolazioni galliche dell’area
La tribù dei Carnuti era nota per la sua forza e il suo potere politico nella Gallia centrale. I Carnuti erano anche un punto di riferimento spirituale per i Druidi, i sacerdoti celtici, che si radunavano nella loro terra per discutere questioni religiose e politiche. Gli uomini sepolti appartenevano a una congregazione di Carnuti. Qualcuno vicino ai druidi?
I Galli vinti qui dopo una terribile battaglia
Una delle battaglie più significative che coinvolse Cenabum fu la rivolta dei Carnuti contro l’occupazione romana nel 52 a.C., durante la campagna di Giulio Cesare per la conquista della Gallia. La rivolta, che vide l’uccisione dei mercanti romani residenti a Cenabum, fu uno degli episodi che innescarono la più ampia rivolta gallica guidata da Vercingetorige.
Dopo la ribellione, Cesare marciò su Cenabum, che venne distrutta senza alcuna pietà – i Romani diventavano devastanti, dopo un tradimento subìto – per punire i Carnuti e riaffermare il dominio romano. Successivamente, i Romani ricostruirono la città, che divenne un’importante centro commerciale e strategico dell’Impero Romano nella regione. Cenabum fu quindi un luogo di conflitti. Di sangue antico. Forse l’odio etnico continuò a circolare nonostante la romanizzazione? Forse si creò qualcosa di simile ai contrasti di una guerra civile, tra Galli che appoggiavano i romani e Galli che li osteggiavano, pur abitando nella stessa città? Il carico di speranze di vendetta espresso nelle tavolette di piombo d’odio potrebbe trovare una motivazione storica, collegandosi a un generale clima di conflittualità che perturbava, ad ogni livello, la città.
La disposizione inusuale delle tombe
“Le tombe scoperte a Orléans erano disposte in fila, un fatto atipico per il periodo romano, quando le sepolture erano solitamente disposte in modo sparso o in gruppi familiari. – dicono gli archeologi – L’assenza di cremazioni e la presenza di bare di legno dipinte suggeriscono una ritualità particolare. Inoltre, l’assenza di donne e bambini tra i sepolti indica che questo cimitero potrebbe essere stato riservato a un gruppo specifico, forse una comunità professionale o religiosa”.
Le tavolette di invocazione: strumenti di comunicazione con il divino
Ad attirare l’attenzione degli archeologi è stata la scoperta, nelle tombe, di 21 tavolette di invocazione, sottili fogli di piombo su cui venivano incise delle iscrizioni. Questi oggetti erano utilizzati per rivolgersi agli dei, chiedendo protezione, giustizia o soprattutto vendetta. Com’erano realizzate le tavolette? In un telaio veniva colato piombo fuso. Quando il piombo si era rappreso – e appariva come un foglio spesso e morbido – sulla sua superficie plumbea venivano graffite le lettere che costituivano i messaggi. In molti casi non erano preghiere, ma segnalazioni alla divinità di nemici o avversari da colpire dall’Oltretomba. Le tavolette venivano poi arrotolate e sepolte in tombe o gettate in pozzi per sancire il loro legame con il mondo ultraterreno. Si può ritenere che qui i membri del gruppo affidassero al proprio componente defunto il compito di consegnare il messaggio alle divinità. In uno dei messaggi decodificati – il lavoro, molto complesso, è ancora in corso – ci si rivolge al dio della guerra, al quale si segnalano i nomi delle persone che egli dovrà colpire..
Un’eccezionale testimonianza del gallico scritto
Tra le tavolette ritrovate, una è stata studiata in dettaglio, rivelando un’iscrizione in gallico, una lingua celtica ormai estinta. L’iscrizione menziona “Marte Rigisamu”, ovvero “Marte il Reale”, e nomina diverse persone che si suppone abbiano compiuto azioni ingiuste e che dovrebbero essere raggiunte dalla potenza del dio. La lingua gallica, sebbene utilizzata per secoli dopo la conquista romana, è raramente documentata in forma scritta, rendendo questa scoperta particolarmente preziosa per gli studiosi di linguistica.
Tecnologie avanzate per l’analisi delle tavolette
Una seconda tavoletta è stata analizzata tramite tomografia a raggi X, permettendo di visualizzarne l’interno senza srotolarla fisicamente. Questa tecnica innovativa consente di preservare il materiale mentre si studiano le iscrizioni nascoste all’interno. L’utilizzo di tecnologie avanzate come l’imaging di trasformazione della riflettanza ha già prodotto immagini nitide delle tavolette, facilitando il lavoro di decifrazione.
La lingua dei Galli, nota come gallico, era una lingua celtica parlata in gran parte dell’Europa occidentale, soprattutto nell’attuale Francia, Belgio, Svizzera, e in parte dell’Italia settentrionale e della Spagna, fino all’arrivo della dominazione romana.
Caratteristiche della Lingua gallica:
- Appartenenza: Il gallico faceva parte della famiglia delle lingue celtiche continentali, strettamente imparentato con il celtiberico e il lepontico.
- Fonologia: Il gallico possedeva un sistema fonologico tipico delle lingue celtiche, con numerosi suoni che si ritrovano anche nel gaelico e nel bretone.
- Lessico: Molte parole galliche sono state ereditate dalle lingue moderne, specialmente nel francese, anche se con adattamenti significativi. Elementi originari sono presenti anche nei dialetti dell’Italia settentrionale.
La scrittura:
- Sistema di scrittura: I Galli inizialmente utilizzavano l’alfabeto greco e, in misura minore, l’alfabeto etrusco, specialmente in aree di contatto con le colonie greche e con il mondo etrusco.
- Alfabeto greco: Soprattutto nel sud della Francia, grazie ai contatti con la colonia greca di Marsiglia, i Galli adottarono l’alfabeto greco per le loro iscrizioni.
- Transizione all’alfabeto latino: Dopo la conquista romana, l’alfabeto latino divenne predominante e il gallico venne progressivamente trascritto utilizzando questo sistema.
Gallico romanizzato:
- Adattamenti grazie ai romani: Con l’influenza romana, si sviluppò una forma di gallico romanizzato, una storta di pastiche. La lingua gallica veniva scritta usando l’alfabeto latino, ma mantenendo le strutture linguistiche originali.
- Documenti: Sono state rinvenute diverse iscrizioni in gallico romanizzato, come quelle di Larzac e Chamalières, che offrono preziose informazioni sulla transizione linguistica e culturale.
Ecco un elenco d’essai di parole di origine gallo-celtica che si trovano nei dialetti dell’Italia settentrionale e nell’italiano:
1. Dialetti settentrionali
- Balza (lombardo, piemontese) – significa “rupe” o “strapiombo”, dal celtico baltia, “altura”.
- Corma o Corna (lombardo, veneto) – indica una parte sporgente di una montagna, derivato dal celtico corma, “altura”.
- Brenta (veneto, friulano) – si riferisce a un grande recipiente per il trasporto di liquidi, dal celtico brind, “vaso”.
- Zoca (lombardo, veneto) – significa “ceppo” o “tronco”, dal celtico sukka, “tronco”.
- Druda (lombardo) – significa “amante”, dal celtico druda, che aveva un significato simile.
- Braghe o braghe (lombardo, veneto) pantaloni
2. Italiano
- Tappo – da tapp-, tappa, che indicava un pezzo di legno o altro materiale usato per chiudere recipienti.
- Camicia – dal celtico camisia, passato attraverso il latino camisia, significava originariamente una tunica di lino o cotone.
- Gara – dall’antico celtico garra, che indicava una sfida o un combattimento.
- Gabbia – dal celtico cavea, tramite il latino cavea, che indicava una struttura chiusa per contenere animali o oggetti.
- Cervo – dal celtico ceruo, passato attraverso il latino cervus.
- Trottola – da trott, un termine che in celtico indicava un movimento rotatorio.
Ecco alcuni toponimi di origine gallo-celtica nell’Italia settentrionale:
Lombardia
- Brixia (Brescia) – Probabile origine dalla radice briga, che significa “altura” o “fortezza”.
- Mediolanum (Milano) – Deriva da medio (in mezzo) e lanum (pianura o terra).
- Comum (Como) – Possibile origine da una radice celtica che indica un luogo fortificato.
- Vercellae (Vercelli) – Deriva probabilmente da ver (villaggio) e cellae (luoghi sacri o depositi).
- Bergomum (Bergamo) – Forse derivato da berg (montagna) e hem (villaggio).
Piemonte
- Taurasia (Torino) – Nome antico di Torino, derivato dalla tribù celtica dei Taurini.
- Ivrea – Deriva probabilmente dal celtico eburo (tasso, l’albero).
- Cavour – Forse collegato alla radice kawa, che potrebbe indicare un luogo alto o fortificato.
- Novara – Da nov (nuovo) e ara (luogo sacro).
Veneto
- Patavium (Padova) – Origine incerta, ma con possibili radici celtiche o venete.
- Vicetia (Vicenza) – Forse da vicus (villaggio) e una radice che indica un fiume o corso d’acqua.
- Verona – Potrebbe derivare da vero (tribù) e ona (fiume).
Friuli Venezia Giulia
- Udine – Forse da una radice celtica oud (acqua).
- Cividale – Originariamente Forum Iulii, ma con probabili influenze celtiche nel toponimo attuale.
Emilia-Romagna
- Bologna – Deriva dall’antico Felsina, con possibile origine etrusca, ma poi influenzata da Bononia di origine celtica.
- Parma – Potrebbe derivare da una radice celtica collegata a fiumi o corsi d’acqua.
- Modena – Da Mutina, con origine incerta ma possibile influenza celtica.
Liguria
Albenga – Da Albium Ingaunum, collegato alla tribù celtica degli Ingauni.
Genova – Deriva da Genua, che ha radici celtiche legate a passaggi o porte.