La fibula, come bel sappiamo, è una grossa spilla che i romani utilizzavano per unire le varie falde degli abiti che indossavano. Esse, al tempo stesso, avevano una funzione evidente di fornire qualche informazione del proprietario. probabilmente zona di provenienza, o classe sociale. E, per i militari, erano dimostrazione di un'appartenenza. L'oggetto ritrovato è probabilmente collegato, sotto il profilo tipologico, a una particolare forma di spilla trovata per la prima volta in un forte romano del vallo di Adriano
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Il ritrovamento della chiave di volta e di alcune altre pietre consente ora una datazione relativamente esatta dell'ala meridionale del chiostro alla fine del primo terzo del XIV secolo. Anche la chiesa del monastero - pur essa smontata totalmente - mostra un ammodernamento dell'edificio originariamente romanico in stile gotico nel corso del XIV secolo
Il venditore del quadro, in accordo con la casa d'aste, non ha fissato il prezzo di riserva, cioè una cifra minima che si aspetterebbe di incassare. Ciò significa che se l'asta dovesse chiudersi tra pochi minuti e un nuovo potenziale acquirente dovesse minimamente rilanciare, l'oggetto sarebbe aggiudicato a quest'ultimo, seppur l'offerta sia notevolmente al di sotto del reale valore di mercato, indicato dalla casa d'aste
Primo martire cristiano, in ordine di tempo, Stefano era un diacono - un laico al quale il vescovo aveva delegato alcune funzioni sacerdotali - che fu martirizzato nel 36 d.C.a Gerusalemme. Fu letteralmente lapidato. E' per questo, soprattutto nell'iconografia che precede la Controriforma, che viene rappresentato con decorativi sassi, ovali come uova, sulla testa e sulle spalle
Possiamo immaginare allora il luogo - che è ancora in fase di studio - come uno snodo stradale, ricco di sorgenti. Qui - attorno alle fonti - sorsero edifici forse connessi con il culto o con lo sfruttamento delle sorgenti. Un quartierino con qualche attività artigianale, le fonti, forse un un edificio di culto e un'area sepolcrale. Il ritrovamento di cospicuo materiale ligneo, lascia ipotizzare la presenza di ponticelli.
L'attenzione degli studiosi è stata attirata da due notevoli pietre circolari collocate all'ingresso del Castelliere di Rupinpiccolo. Mentre una di esse si ritiene possa rappresentare il Sole, l'altra potrebbe essere la più antica mappa celeste mai rinvenuta. Questa straordinaria scoperta è stata resa possibile grazie all'osservazione attenta di un astronomo dell'Inaf - Istituto nazionale di astrofisica - di Trieste, Paolo Molaro, e di un archeologo dell'Università Ca' Foscari di Venezia e dell'Ictp, Federico Bernardini
I frutti appartengono alla tradizione dell'omaggio e dell'abbondanza - ma ogni frutto, per gli eruditi, costituiva un'immagine simbolica, in grado di rinviare a uno a a più passi biblici - e appaiono accanto ai troni di Maria, ai bordi delle spalliere o sospesi - come nella Madonna della Vittorie di Mantegna - a quelle strutture mobili o padiglioni, che, ordinariamente, venivano utilizzati per le grandi feste di corte, all'aperto
Gli sciti, un antico popolo itinerante che abitava la steppa del Ponto-Caspio tra il 700 a.C. e il 300 a.C., hanno lasciato dietro di sé una storia avvolta nel mistero. Conosciuti principalmente per la loro abilità equestre e la ferocia in battaglia, gli sciti sono stati menzionati da Erodoto nei suoi scritti, il quale ha lasciato intravedere alcuni comportamenti particolari di questo popolo guerriero
Le piccole sculture, descritte includono rappresentazioni umane, nonché una noce, una mandorla, una testa di gallo in terracotta e una pigna in vetro. Posizionate verticalmente su un piano orizzontale, probabilmente una mensola, le figurine emergono dalla pomice a oltre 2 metri sopra il livello del pavimento. Le pareti dell'ambiente circostante, presumibilmente l'atrio della casa, presentano affreschi, mentre le prime analisi indicano che alcune figurine potrebbero riferirsi al mito di Cibele e Attis, legato al ciclo delle stagioni e alla fertilità del suolo, in particolare all'equinozio di primavera.
“Abbiamo scoperto la parte superiore dei cassoni, o casseri in legno, che venivano calati in mare e che venivano riempiti di calcestruzzo pozzolanico (calce, sabbia e frammenti di tufo vulcanico, che assicurano la tenuta al mare e l’indurimento continuo), necessario per costruire le parti sommerse delle banchine".